Nick: Zero-uno Oggetto: Stamattina... Data: 26/6/2007 18.43.5 Visite: 178
Ripetere dall’inizio..."Sentimento" degli Avion Travel. Mi piace dall’inizio. "Sul mare luccica e la bestia acqua-marina" e poi Ulisse che dice: "chimoffafà". Quella donna vecchia è talmente vecchia che le cola il rossetto sul mento. Stamattina c’è l’odore dei vecchi che è metà borotalco e metà birra peroni: è il borotalco sciolto in un bicchiere di birra Peroni. In questa stazione la gente parte fermandosi...Ma se non la osservi provando ad immaginarla come una sola persona in movimento non la vedi, tutti... Quando si fermano. Mi sembra nuova e ogni mattina è più nuova della mattina precedente. Nei posti nuovi le cose vecchie sanno nascondersi ed è per questo che non vedo più i barboni a piazza Garibaldi: essere al margine dei margini. Perchè per quanto mi riguarda Piazza Garibaldi e la stazione sono la periferia del centro della città. I pochi intravisti sono schiacciati contro la pavimentazione di gomma nera, ma presto cambieranno anche quella: è prevista "una muta", come da progetto, e il disegno del progetto lo vedo esposto tutte le mattine, ma a differenza dell’avanzamento dei lavori, quello non cambia mai, anzi: è un progetto ogni giorno più vecchio di un giorno. Un’idea da realizzare diventa vecchia proprio mentre tenti di realizzarla e quando si compie ti viene un’altra idea, nuova, che nasce apposta per sotterrare la prima idea che sei riuscito a realizzare. Bisognerebbe avere una sola idea nel corso di tutta una vita per godere veramente di un'idea. Fuggirò ancora il tuo sguardo, donna zizzuta che aspetti il treno sulla pensilina, perchè altrimenti ogni mattina sarò costretto a parlarti e poi diresti cose noiose: che il treno non è puntuale e che fa caldo: la tetta parlante del più e del meno. Ad ogni modo i tossici, a differenza dei barboni, non riescono a spalmarsi sul pavimento della stazione e anche quando ci riescono, sembrano occupare uno spazio tridimensionale. Solitamente io li vedo obliqui e, per quanti sforzi facciano, non riescono mai a cadere. Stamattina uno è di fronte a me e non posso evitarlo perchè la circumvesuviana sciopera, andrò a sinistra e ho l’obbligo di sorpassarlo: gli sarò davvero vicino. "Tempo che non passa mai" oppure "sopra il mare non passa mai il tempo". In verità non c’è nessun cartello che indica lo sciopero. Qualcuno ha semplicemente indicato la colpa, ma di sciopero non se ne parla: "chiuso per i capi stazione", certamente qualcosa del genere, ma niente scritte che possano lasciare intendere la parola sciopero. Aveva le braccia viola, gonfie e mani sature. Avvicinarsi a lui era come avvicinarsi al pavimento di gomma nera della stazione, stessa puzza, stesso colore. "Devo fare il biglietto e mi manca poco", ma non l’ha detto! Nemmeno mezza parola. Ha soltanto tirato l’aria dentro per prendere fiato che ero già trascorso. L’ha detto, confuso fra lo squillo del telefono e "ma noi chi siamo...che ci facciamo...cosa vendiamo delle cose che più amiamo...", suoni allontanati entrambi, la sua voce nera e la canzone: penzola una cuffietta del lettore, penzola il telefono fra le mie mani e penzola lui, alle mie spalle. "So tutto, sono di fronte all’ingresso della circumvesuviana: chiusa" "Devo fare il biglietto e mi manca poco": la mia prima goccia di sudore della giornata e la visione di un bel Vesuvio che poco si vede perchè c’è foschia e l’orizzonte è una bolla: una cupola piatta. Anche il Vesuvio sembra spalmato, in due dimensioni, come i barboni della stazione, sul pavimento di gomma nera che presto verrà sollevato per la muta. "Non tengo spicci, veramente". Chissà perchè dico "veramente" tutte le volte. Ci penso ogni volta, ma soltanto dopo. Non si dovrebbe dire anche perchè solitamente non è mai vero. Tutti hanno gli spicci, c’è sempre una moneta nella tasca di chiunque. Direi volentieri niente, ma non so restarmene indifferente. Finisce che lui resta a guardarsi il Vesuvio ed io vado. Finirebbe per toccarmi e il tocco è sempre l’ultimo tentativo che fa parte della caduta tentata e mai realizzata ed io non voglio ammalarmi: non ti ammali se ti tocca un tossico, ma io non voglio ammalarmi lo stesso. Sarebbe un niente da cui non riuscirei a guarire. A volte penso a chissà quando potrà mai risalire l’ultima volta in cui il tossico si è sentito toccato. Forse prima, quando non era ancora un pavimento di gomma nera tridimensionale. Stamattina aspetto di nuovo che passi il sostitutivo, che non c’è. C’è il sole nero di gomma, bidimensionale come il pavimento di gomma nera che presto sarà rimosso. Hanno bruciato altra spazzatura: sembrano corpi fatti in mille pezzi e lasciati al sole ad essiccarsi. La puzza che ne viene ha la forma della folla che si alza e cammina, quella che parte fermandosi: ma se non la osservi provando ad immaginarla come una sola persona in movimento non puoi vederla. La folla è bidimensionale... Un marocchino attende e poi prende coraggio: "è chiusi questi treni anche oggi?". E se ne va...Sembrava di gomma anche lui, ma stranamente lui sembra essere di gomma bianca. Certe volte vorrei essere io, a decidere odori e colori.
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