Non tutti sanno che carducci ha anche avuto un periodo napoletano. Non troppo fortunato, a dire il vero. Millantando esperienze commerciali, si faceva strunziare bbuono e meglio. Rifiutava la guida di amici napoletani, cadendo nei pacchi più palesi. Non a caso, su carducci è stato forgiato il proverbio che dice “giosue’ carducci, accattava cavalle e ‘e vendeva pe ciucci”.
In più, i guagliunastri lo sfottevano sempre perché con quella barba assomigliava a garibaldi, o meglio all’omino delle mille lire.
Se la vita di pascoli era segnata dalla morte del padre, quella di carducci è segnata dalla morte del figlio, al quale dedicherà una serie di poesie da far cadere le palle anche agli estimatori del genere.
Non c’è niente da fare, se non c’hai le palle che girano, non puoi diventare poeta.
Nel giro di due anni infatti ha subito due lutti gravi. Sulla morte del fratello dante esistono due ipotesi: una lo vuole suicida, secondo l’altra invece sarebbe stato ucciso accidentalmente dal padre dopo un litigio. Resta invece una sola l’ipotesi che trova le cause della sua morte: il povero dante era stanco di recitare a memoria, ad ogni natale, tutto il paradiso della commedia.
Poco dopo, anche il padre si suicidò per il dolore.
Dopo poco, consolandosi in un nido familiare di pascoliana memoria, carducci sposa la cugina elvira. “Non c’è cosa più divina”, pare abbia detto sull’altare.
Qualche anno dopo, se ne andò anche il figlio piccolo, chiamato dante in onore del fratello scomparso.
Nello stesso periodo la gente cominciò ad allontanare carducci, convinta che marcasse a peste.
Il povero Giosuè precipita quindi nello sconforto, dando il via ad una serie di produzioni dedicate alla memoria del figlio. Tartassa i coglioni fino al 1866 quando fonda, dopo il saggio “dante e la sua età”, la loggia massonica della “felsinea”. Tre anni prima aveva pubblicato un controverso “inno a satana”, e per punizione in chiesa non lo faceva più entrare.
Per rammaggio, una volta carducci finse di essere posseduto e cominciò a sputare passato di piselli sulle bizzoche.
Nel 1871, durante una relazione con carolina cristofori piva, dà alle stampe le “odi barbare”, che hanno consolidato la sua fama.
“oh carolina, carolina mia diletta
preferisci la capriola o vuoi fare la capretta?”
si legge nell’incipit.
Fonda insieme a tre amici suoi, più scassapalle di lui, la società degli “amici pedanti”, il cui nome è tutto un programma.
Forte di un fascino di bello e dannato, nel 1890 comincia a fare intrallazzi anche con la scrittrice anna vivanti. Triste e scassapalle, ma anche gran chiavettiere.
Muore nel 1907 ad un party di playboy, mentre mette in pratica le odi barbare con tre conigliette insieme.
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