Nick: Zero-uno Oggetto: Sogno... Data: 5/7/2007 12.24.48 Visite: 113
Salivo per scale bianche, di ferro bianco e arrugginito. E quanto più salivo, tanto più fletteva lo scalone. Inizialmente era elastico, poi, più su, scricchiolava. Ma io dovevo salire perché in cima c’erano i monumenti. Oltre la scala e tutt’intorno c’era Venezia oppure un canale di Venezia, soltanto uno. Ai lati dello scalone c’era un palazzo senza finestre ed un albergo in chiusura estiva, con le finestre tutte spalancate ed io forse alloggiavo là. Andavo su anche se tutto tremava E tremava talmente tanto che lo scalone faceva da molla: a momenti, accovacciato per la paura, toccavo l’acqua del canale, ma poi venivo sparato su di nuovo. "Fermati". Dicevo. E lo scalone si fermava, ma era peggio perché, da fermo, scricchiolava troppo. Poi mi trovavo troppo in alto e lo sapevo: c’era da precipitare. Ma io dovevo salire perché in cima c’erano i monumenti. L’albergo chiuso e il palazzo senza finestre lasciavano spazio al sole. Ormai ogni gradone era come andarsene giù, sul fondo scuro del canale. In cima alle scale c’erano le polveri calde dei lavori in corso. Ma un solo operaio mi accoglieva e portava un cartello appeso al collo: "Guarda come hanno ridotto le scale". Non aveva nessun viso su quella faccia bianca e spianata come la polvere che, senza fretta, ritornava a lavorare. Ed io allora correvo giù per la scala: nel sogno ora sapevo di dover scendere perché giù in fondo c’erano i monumenti.
|