ho perso il cellulare.
ma non oggi, l'ho perso lo scorso giovedì. sull'autobus napoli-salerno. è un peccato, mi mangerei le recchie. a parte che un cellulare così non lo trovo più. un fetentissimo nokia color celestino ghiaccio, col display fracassato e vari punti di rottura negli angoli, ogni tanto mi ritrovavo un framento di plastica in borsa, o tra le lenzuola. la batteria durava poco ma aveva una grande anima. non s'è mai rotto, intendo dire. sei anni senza dare un'ombra di fastidio. poche funzioni ma buone.
lo sapevo pure usare con una certa scaltrezza. mannaggiasantippe, era un pezzo di me. e c'era un giochino che adoravo. bumper, un flipper. e poi, il bantumi. inutile dire che quello era un pezzo raro. chi è che va a mettere oggi su un cellulare il gioco del bantumi?. nessuno, appunto. è andato.
ma comunque, davvero, per celebrarlo il miglior modo è dire che cellulari così non se ne trovan più.
che poi, chi cacchio se lo sarà preso? un amatore dell'antiquariato, non ho più dubbi. oppure un vero indigente. beh, spero che lo tratti bene.
e tutto ciò per tacere della perdita più seccante: la sim.
non ci tenevo manco il pin. e ora chiunque, chiunque sia, può vedere la mia rubrica. umpf, questa cosa mi mette a disagio. come se qualcuno frugasse nel mio cassetto delle mutande. e comunque lo sconosciuto può chiamare i miei amici e i miei amati nemici. mentre io sono costretta a sperare d'imbattermi per caso in una delle persone che era così facile reperire pigiando quel tastino liso. è la rivincita della carta e della penna sulla tecnologia. lo sapevo. evviva la carta.
anche se io preferirei davvero, davvero vivere la mia vita senza telefono. nè fisso, nè mobile. io, io sono fin troppo mobile.
piesse: alè, tu... va te faire foutre. oui, tu.