I più intelligenti? I primogeniti
Ecco quanto è emerso da una ricerca pubblicata sulla nota rivista “Science and Intelligence” da ricercatori norvegesi: i figli maggiori sono più intelligenti degli altri, in particolare i primogeniti. Lo studio è stato condotto su un campione di 241.310 norvegesi maschi di età compresa tra 18 e 19 anni. Il quoziente intellettivo dei primogeniti era di 103,2 contro una media di 102,9 dei secondogeniti e di 100 per i terzogeniti. Se i fratelli maggiori erano morti piccoli, la media dei terzi nati saliva 102,6.
Lo studio norvegese sottolinea, però, che non è tanto l'ordine di nascita, ma l'essere cresciuti da primogeniti all'interno della famiglia ad influenzare il quoziente intellettivo. E secondo quanto afferma un autorità all'Università di California sugli studi sull'ordine di nascita, Frank Sulloway: “Il maggiore si stacca dagli altri forse perché è costretto a far ai minori da guida e in questo processo impara ad organizzare ed elaborare meglio il pensiero”. I ricercatori sembrano, quindi, aver dato voce a tutti quei primogeniti costretti a farsi carico di responsabilità e a prendersi cura, gia in età precoce, dei cadetti cosi tanto coccolati e a cui tutto è concesso. Il concetto di intelligenza resta, per molti versi, non ben definito. Il dibattito su se il QI sia ereditabile ed immutabile o può essere modificato tramite insegnamento ed esperienze specifiche ha appassionato da sempre psicologi e pedagogisti ed ancora oggi è molto acceso. All'inizio degli anni '20 alcuni psicologi sostenevano che il QI fosse prettamente ereditario. Altre ricerche fatte su bambini adottati hanno invece messo in discussione questa tesi. Tutt'oggi, anche se il dibattito tra innatisti ed ambientalisti procede in modo acceso, ormai sono pochi gli studiosi a dubitare che i tratti associati al punteggio del QI vengano almeno trasmessi per via genetica, come ormai nessuno può più sottovalutare l'importanza dell'ambiente. Sicuramente, stando a quanto ha affermato J. Darley, “senza un ambiente normale, non si svilupperà un'intelligenza normale”. Insomma, una rivincita dei fratelli maggiori dopo anni di invidia nei confronti dei fratelli minori viziati e super-coccolati. Ma non possiamo fermarci qui. Infatti, esiste un altro studio che sembra palesemente disconfermarlo.
Una bambina bionda, Georgia, è il più giovane membro femminile di Mensa, il club dei cervelloni. A soli due anni, infatti, la bambina presenta un QI pari a 152, paragonabile a quella dello scienziato Stephen Hawking, stravolgendo la media mondiale di un comune mortale che è di circa 100. Come afferma la mamma: “gattonava a cinque mesi, camminava a nove e a 18 parlava con frasi compiute e sostenendo conversazioni complesse”. Ma il piccolo genio non si limita a questo. “Riesce, infatti, a distinguere fra rosa e viola e a disegnare un cerchio perfetto”.Mamma e papà, però, cercano di svelare il misterioso arcano affermando che il segreto sta nel fatto che “Georgia è la più piccola di cinque figli e ha imparato dai più grandi, costantemente esposta a diversi stimoli”. Insomma, due teorie contrapposte che certamente non risolvono il dubbio che persiste ancora fortemente. Cosa pensare dunque? Sicuramente lo studio dei ricercatori norvegesi si posa su una base scientifica provando il tutto con i test fatti sui campioni e con le statistiche. Il caso della piccola Georgia è però un'eccezione. Dunque, come afferma il famoso proverbio: “E' l'eccezione che conferma la regola".
Curiosa questa ricerca...e voi cosa pensate?Il discorso degli stimoli puo'esser considerato pregnante?Pensate che l'ambiente esterno possa stimolare da solo l'interesse e o l'intelligenza umana a crescere?
Lo que no me mata me fortifica!