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Nick: Medy
Oggetto: Leggete con attenzione please
Data: 18/5/2004 14.54.49
Visite: 185

Tesi congressuali del congresso di Alleanza Nazionale di Fiuggi che diedero alla luce Alleanza Nazionale. So che magari è sfiancante leggere tutto, ma per favore, APPROFONDITE LA PARTE SULL'ANTIFASCISMO, così almeno finiranno i luoghi comuni.

Valori e princìpi

Il secolo delle ideologie sta finendo e seppellisce le tentazioni totalitarie che l’hanno segnato. Se ne va il Novecento, con le sue contraddizioni e i suoi aspri scontri, e lascia al Terzo Millennio masse popolari protagoniste della storia, cittadini consapevoli del loro ruolo, conquiste tecnologiche e scientifiche e, soprattutto, una concezione della libertà come supremo valore che nessuno è più disposto a mettere in discussione.

Di questi cento anni di fuoco e di speranza, di conquiste sociali e di offese alla dignità umana, di avventure spaziali e di miserie morali, ogni italiano assume nel suo giudizio tutto senza tralasciare nulla. E proprio perché l'allucinante tragedia dei Gulag e dei Lager ha fatto comprendere a tutti i pericoli e gli orrori delle dittature, anche noi siamo sottomessi a quel diritto naturale che al primo posto annovera la tutela e la pratica della libertà come valore e bene prezioso ed irrinunciabile.

Da essa, dalla libertà, discende la nostra concezione dello Stato, della società, dei rapporti economici. Ad essa si ispira l'azione politica, tesa all'affermazione della persona umana, della destra italiana.

Per questo non si può identificare la destra politica con il fascismo e nemmeno istituire una discendenza diretta da questo.

La Destra politica non è figlia del fascismo. I valori della destra preesistono al fascismo, lo hanno attraversato e ad esso sono sopravvissuti.

Le radici culturali della Destra affondano nella storia italiana, prima, durante e dopo il Ventennio.


"Sciogliere tutti i fasci"

Di un chiaro rapporto con la storia del Novecento non ha tuttavia necessità solo la Destra, che deve fare i conti con il fascismo al pari di quanto altri debbono fare con l'antifascismo. Se è infatti giusto chiedere alla Destra italiana di affermare senza reticenza che l'antifascismo fu il momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato, altrettanto giusto e speculare è chiedere a tutti di riconoscere che l'antifascismo non è un valore a sé stante e fondante e che la promozione dell'antifascismo da momento storico contingente a ideologia fu operata dai paesi comunisti e dal PCI per legittimarsi durante tutto il dopoguerra. Nel dopoguerra non tutto l'antifascismo è stato infatti antitotalitarismo. Erano certamente antifascisti anche coloro che proponevano, col modello di Stato sovietico, una gerarchia di valori assolutamente totalitari negatori della democrazia, dei diritti più elementari della persona umana e della libertà; il comunismo era antifascista, ma nessuno può negare che il totalitarismo è entrato nella scena politica europea di questo secolo con la Rivoluzione d'Ottobre e ne è uscito 72 anni dopo con la caduta del muro di Berlino. Quindi prima e dopo il regime fascista.

Oggi i post-comunisti italiani – se hanno i consensi sufficienti – possono governare. La logica di Yalta non c'è più: oggi la Destra politica fa propri i valori democratici che il fascismo aveva negato. Perché mai dovrebbe sopravvivere l'antifascismo? L'antifascismo è sopravvissuto 50 anni alla morte del fascismo per ragioni internazionali e interne oggi non più presenti.

La fine del socialismo reale ha chiuso un'epoca, quella del totalitarismo rosso, in cui il riferimento all'antifascismo era sopravvissuto alla fine del regime fascista ed era obbligato quanto strumentale.

Con la fine del socialismo reale e del dopoguerra si impone quindi la definitiva storicizzazione anche dell'antifascismo.

È tempo che anch'esso raggiunga il fascismo perché entrambi affrontino il giudizio della storia.

Poco importa se ciò significa "sciogliere tutti i fasci, quelli fascisti e quelli antifascisti", come chiede Buttiglione, oppure se ciò significa liberare la politica italiana dal demone dello scontro ideologico.

Bisogna farlo, perché solo così si può davvero dar vita ad una nuova fase della storia politica italiana alle soglie del XXI secolo.


Autorità e libertà

Il vizio di origine della Prima Repubblica è consistito nella mancanza di autentici momenti di diretta partecipazione del cittadino nelle scelte relative al bene comune.

Il principio del regime fascista, "nulla al di fuori dello Stato", non fu infatti pienamente superato con il ritorno della democrazia e con l'avvento del pluripartitismo. Se ne manifestò ben presto un altro: "nulla senza l'intervento dei partiti". Da qui il costituirsi di un "totalitarismo strisciante" (Maranini) da cui è nata la partitocrazia e da cui è scaturita la degenerazione della politica in affarismo e voto di scambio (Tangentopoli).

L'avversione della Destra al dominio delle oligarchie si configura, dunque, come una vera e propria battaglia per la libertà. Ma "la libertà più preziosa, quella di dire no", per usare le parole di Ernst Juenger, non è però possibile prescindendo dall'incontro della società e della sua cultura con la persona ed i suoi valori, perché interesse della società e valori della persona non possono pensarsi separatamente.

La storia del Novecento ci ammonisce a considerare società ed individuo solo con il metro della libertà, al fine di non cedere, in nome di un malinteso senso dell'efficientismo e del decisionismo, a pratiche politiche che potrebbero portare nel tunnel dell'illiberalità.

Nella cultura politica della Destra, sintesi dei movimenti intellettuali ispirati al realismo, e nella quale, dunque, c'è posto, solo per restare al Novecento, e facendo pochissimi esempi, per il decisionismo di Schmidt e le elaborazioni del sociologismo politico di Pareto, Mosca e Michels, per l'antistatalismo di don Sturzo e la critica alla partitocrazia, per il pragmatismo di Rensi ed il relativismo di Tilgher, per le aperture umanistiche di Giovanni Gentile e le suggestioni "sociali" di Spirito, per Prezzolini e Papini, Marinetti e Soffici, Evola e d'Annunzio; in questa cultura politica si ravvisa il fondamento della coniugazione del principio di libertà con quello di autorità. L'uno senza l'altro non può esistere, e viceversa.

Non si può esercitare l'autorità prescindendo dai limiti imposti dal rispetto della dignità umana e parimenti la libertà non può essere dispiegata senza vincoli.

Non occorre aver letto de Maistre per concludere che l'una e l'altra, libertà ed autorità, sono insieme il fondamento delle democrazie occidentali.

Il bisogno di autorità è primario, ha osservato uno dei più autorevoli studiosi di psicologia e di politica americani, Richard Sennett. È un vincolo emotivo e consensuale tra individui senza il quale non può esservi coesione sociale.

Ma questa constatazione, puramente scientifica, non basta: l'autorità va governata, limitata, prevista e regolata. Alla stessa stregua della libertà, altro bisogno primario che può tuttavia degenerare in arbitrio. Il fine e l'ordine sociale, che non è certo, come sostenuto dalla Scuola di Francoforte, l'anticamera della repressione.

Il disconoscimento dell'autorità operato dalla cultura di sinistra ha legittimato il rifiuto di qualsivoglia intervento "dall'alto", vuoi religioso, vuoi etico, vuoi più semplicemente politico. La rarefazione di questa unità primordiale, autorità = libertà, è stata per molti anni lo specchio del nostro tempo, anche se ora qualcosa sta cambiando. Oggi è più chiaro che l'autorità non e più il Moloch spietato che richiede alla Fantasia il sacrificio supremo, secondo alcune interpretazioni sessantottarde della "liberazione", ma rappresenta in senso generale "un tentativo di interpretare le condizioni del potere e di dare un significato alle condizioni del controllo e dell'influenza, mediante la definizione di un'immagine della forza". (Sennett).

Fondamentale è, in conclusione, il richiamo dell'enciclica Centesimus Annus: "Oggi si tende ad affermare che l'agnosticismo ed il relativismo scettico sono la filosofia e l'atteggiamento fondamentali rispondenti alle forme politiche democratiche, e che quanti sono convinti di conoscere la verità ed aderiscono con fermezza ad essa, non sono affidabili dal punto di vista democratico, perché non accettano che la verità sia determinata dalla maggioranza o sia variabile a seconda dei diversi equilibri politici".

"A questo proposito, bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l'azione politica, allora le convinzioni e le idee possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia".

Quanto alla dose di "decisione" da mettere nella pratica politica e nell'esperienza di governo, lo stabiliranno le leggi che il Parlamento vorrà varare in vista di una radicale riforma dello Stato, così come la richiedono gli italiani. Riforma che, comunque, deve muoversi nell'alveo dello stato di diritto. Quindi non c'è spazio per dottrine od orientamenti che ritengono superata la divisione dei poteri, la distinzione tra gli organi delegati alla formazione delle norme giuridiche e quelli deputati alla loro applicazione; mentre, senza contraddire questi stessi principi, non sarebbe necessario, come prevedono gli schemi classici, il ricorso alla fiducia parlamentare ai governi, ove questi nascano da un deliberato popolare diretto. Insomma, la fonte che legittima l'autorità è il popolo, ma sia il popolo che gli organi dello Stato non possono essere sottoposti che alla legge.

L'aspirazione a far convivere autorità e libertà è stata l'assillo della filosofia politica occidentale lungo gli ultimi due secoli. Quando il rapporto s'è incrinato sono scaturite le tragedie dei totalitarismi. L'odio razziale è una forma di totalitarismo: la più crudele, è il mancato riconoscimento della dignità del "diverso", dell'estraneo, dello straniero.

La nostra condanna del razzismo, è nella condanna del totalitarismo, della forza come mezzo di prevaricazione. È nostra convinzione che senza il rispetto della persona e dei popoli non c'è democrazia, perché la vera democrazia è la sovranità popolare. Augusto Del Noce aggiungeva che "l'idea di popolo importa quella di solidarietà con le generazioni passate e con quelle che ancora hanno da venire; non esiste popolo quando questa solidarietà si è rotta; si ha un aggregato di individui, ognuno dei quali ridotto a mens momentanea, rescisso dal passato e dal futuro". È quanto vediamo oggi sotto i nostri occhi.

Condanna esplicita, definitiva e senza appello. Alleanza Nazionale formula verso ogni forma di antisemitismo e di antiebraismo, anche qualora siano camuffati con la patina propagandistica dell'antisionismo e della polemica antisraeliana. Sia altresì bandito ogni pregiudizio che è l'anticamera dell'intolleranza antisemita e che è stato il terreno di coltura, attraverso i secoli, dei progrom e della Shoah.

Alleanza Nazionale si riconosce in pieno nella Dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra Aetate" e nelle prese di posizione di Giovanni Paolo II nei confronti degli ebrei, nostri "fratelli maggiori".


La comunità nazionale

Se l'unità del popolo è indispensabile perché un sistema democratico non degeneri e determini effetti positivi sulla società e sui singoli cittadini, è altrettanto vero che tale unità deve garantire la massima partecipazione possibile. In Italia ci troviamo di fronte al paradosso di una democrazia formalmente compiuta sotto il profilo dei diritti, ma politicamente debole, dal momento che il tipo di reggimento democratico costituzionalmente previsto comporta il predominio nel nostro sistema di oligarchie, quali molto spesso sono stati fin qui i partiti intrinsecamente ostili ad esiti partecipativi.

Spesso ci si chiede se si può ricondurre al parlamentarismo puro e semplice l'endemica crisi istituzionale che ha accompagnato la vita della Repubblica fin dalla sua nascita.

Se è vero che la democrazia rappresentativa va considerata ormai il sistema politico più coerente con la coscienza contemporanea, è altrettanto innegabile che ovunque si tende a porre dei rimedi alle insufficienze della democrazia rappresentativa (nelle sue distinte versioni) rispetto alle esigenze di partecipazione del popolo alla vita dello Stato; posto che senza partecipazione può esservi potere, ma non vi è politica e posto altresì che non si ha partecipazione piena senza integrazione della persona nella più vasta unità comunitaria.

Il problema di oggi, il problema della costruzione della Seconda Repubblica, è in primo luogo quello di una riforma delle istituzioni congrua alla domanda di partecipazione democratica, ai bisogni di efficienza decisionale emergenti in uno Stato messo in grado di coordinare e catalizzare le energie vitali di una società libera, aperta, pluralistica e insieme solidale, nella consapevolezza della propria comune appartenenza e del proprio comune destino.

In questa prospettiva, la democrazia rappresentativa italiana deve essere profondamente riformata per avvicinare sempre più gli elettori agli eletti, attribuire alla rappresentanza maggiore trasparenza ed efficacia, valorizzare sempre più i canali di espressione delle opzioni (e di selezione del personale politico) corrispondente agli "organismi intermedi" nel campo civile, economico, sociale, territoriale, accanto al tradizionale canale dei partiti, rinnovati e riformati anch'essi. In parallelo, naturalmente, con il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta, da estendere a tutti gli ambiti decisionali compatibili con l'esercizio dell'intervento popolare immediato.

A questi problemi se ne aggiunge un altro di non minore importanza: la ricostruzione della comunità nazionale all'interno del sistema democratico. Venute meno le condizioni cui faceva riferimento Del Noce, si può concludere che la nostra, per dirla con Walter Lippmann, è una "democrazia senza popolo".

Per dirsi popolo, e ancor più essere nazione, occorre recuperare la memoria storica, il senso dell'appartenenza, la specificità culturale. Una nazione è una realtà avente vita continuativa, diceva il grande giurista Alfredo Rocco. Ed è a questa continuità di spirito che le forze politiche del rinnovamento devono applicarsi, non soltanto per difendere gli interessi italiani nel mondo, ma anche per resuscitarne la cultura, fondamento dell'esperienza storica di tutto il popolo italiano.

Alleanza Nazionale porterà nell'azione di rinnovamento tutto questo. È il suo patrimonio formato di molte cose, intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile ma anche di Gramsci. Nulla si separa, nulla si distrugge nella formazione di una memoria storica e culturale: poi alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine, più o meno lontane.

Comunque, la laica religione della tolleranza impone la consapevolezza che il cammino di una nazione, anche per quanto riguarda il pensiero e l'esperienza politica, non è fatto di salti, di abbandoni, di rimozioni, ma di comprensione. Per ciò che ci riguarda possiamo dire, al fine di esemplificare magari anche troppo, che Alleanza Nazionale si ispira ai valori della causa risorgimentale ed al pensiero cattolico, depurati dalle incrostazioni storiche e di parte che hanno finito, talvolta, per renderli incomprensibili. Lo scopo ultimo è quello di respingere il progetto totalizzante della secolarizzazione nelle cui pieghe si annidano i nemici della libera convivenza e del bene comune.

Alleanza Nazionale vuole essere considerata parte di una grande, libertaria, pacifica "rivoluzione conservatrice".

I fantasmi che qualcuno in Italia e in Europa, di tanto in tanto agita non spaventano l'opinione pubblica. Nessuna "opera al nero" è prevista sulla scena della politica italiana al calar del Novecento.



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Leggete con attenzione please   18/5/2004 14.54.49 (184 visite)   Medy
   Medy-O   18/5/2004 14.56.54 (40 visite)   insize
      Campagna elettorale ???   18/5/2004 14.58.40 (28 visite)   Medy
         re:Campagna elettorale ???   18/5/2004 14.59.45 (34 visite)   insize
            Non sventolo vessilli...   18/5/2004 15.2.2 (29 visite)   Medy
         re:Campagna elettorale ???   18/5/2004 15.0.18 (23 visite)   JennaKer
            AUHAUHauhauhauh   18/5/2004 15.1.47 (28 visite)   insize
               Ecco il vostro...   18/5/2004 15.3.14 (27 visite)   Medy
                  TESI DI FIUGGI   18/5/2004 15.35.14 (21 visite)   Aragorn84
      re:Medy-O   18/5/2004 15.2.35 (32 visite)   DIEGO800
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