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Nick: tornado81
Oggetto: Leggete questa lettera
Data: 27/7/2007 23.17.21
Visite: 15769

Mia adorata città, ho deciso di abbandonarti

Ho settanta anni, napoletano doc e sono stato da poco a Torino ospite di mio figlio che lavora lì. Ho alle spalle tante letture sulla questione meridionale, su rivalutazioni dei Borbone. Insomma sono arrivato pieno di pregiudizi e malanimo. Una settimana è bastata a farmi ricredere e sto pensando di andarvi a trascorrere serenamente la sera della mia vita. E’ bella Torino, ci si vive bene, strade magnifiche, tante librerie, negozi d’antiquariato e di musica, bar accoglienti, gente cortese. Non un torinese che sia stato meno disponibile quando dicevo di essere napoletano. Quanti luoghi comuni cancellati in sette giorni! Ma ciò che mi addolora di più è il confronto con la mia adorata Napoli, che ne esce schiacciata.
Appena tornato a Napoli, ancora all’aeroporto, ho rischiato di essere investito sulle strisce da un tassista, sotto l’occhio assente dei vigili. Colpa mia: una settimana a Torino mi aveva fatto prendere la pessima abitudine di attraversare sicuro sulle strisce, certo che le auto si sarebbero fermate, come lì si fermano anche ai semafori, anche la sera tardi, anche se non c’è nessuno. E poi tanti polmoni di verde, pulizie delle strade, puntualità dei mezzi pubblici. A Torino non c’è la microdelinquenza. Non c’è il brivido di essere scippati, di finire con le ossa rotte nei nostri ospedali da terzo mondo. Che noia! Si può passeggiare per ogni strada e a qualsiasi ora senza essere aggrediti. Grandi piazze, grandi spazi dove parcheggiare: si va in centro con un traffico mai caotico, nemmeno ora che sono aperti i cantieri per l’ Olimpiadi 2005. Uffa, che noia! A Napoli, dopo ore in un traffico pazzesco, con le auto incanalate dalle bizzarrie dell’assessore alla viabilità, vere camere a gas, si arriva in centro senza trovare un parcheggio, perseguitati dai ladri, marocchini aggressivi ai semafori, vigili arroganti con la gente perbene ma accondiscendenti con i delinquenti. Vuoi mettere? Quanta vivacità partenopea, clacson che strombazzano, gente che urla e che a volte sfodera il coltello. Almeno dicono i morti ammazzati per motivi di viabilità. Altro che far West! Eppoi vuoi mettere la mondezza a Napoli? Si, i rifiuti urbani che per intrighi di potere con la camorra ogni tanto si accumulano, alti a volte due metri, con un profumino che si espande. Che gioia, che allegria a fronte della monotonia delle strade di Torino, pulite, ordinate.
Ma Napoli è bella e piena di monumenti insigni. Vero. Ma come sono tenuti? Prendiamo il museo archeologico, il più importante d’Europa. Ci si immagina un’entrata decorosa. Ma no, troppo poco colore locale sarebbe! Sulle strisce di fronte all’ingresso i poveri turisti, provenendo da paesi civili, credono di attraversare tranquilli; e invece no, fanno una strana ginnastica, uno-due passi avanti e un salto indietro, spaventati da moto rombanti e da auto che sfrecciano ad alta velocità insultando. C’è la polizia che spesso opera posti di blocco, pensate che intervenga e faccia una contravvenzione? Il terrapieno è lercio di cartacce ed escrementi: l’urina vicino alle colonne ricorda a chi entra l’odore delle fulloniche a Pompei antica.
Di fronte al Museo più importante d’Europa vi sono dei portici, mica come quelli puliti e ben tenuti di Torino. Scherziamo? E la napoletanità poi? Quindi intonaci distaccati, ancora sporcizia e tanti tipi strani mezzi nudi d’estate o avvolti in coperte d’inverno, su cartoni impregnati d’urina. Ma è il colore locale.
A Napoli chi osserva le leggi è un fesso, un mezzo uomo, mentre chi se ne fotte di tutto e di tutti, investe pedoni, passa con il rosso, strombazza, viaggia senza biglietto, urla come una bestia soprattutto di notte, è sporco e fa fesso il prossimo, accoltella per un diritto di precedenza o perché guardi la sua ragazza, è un vero uomo, un diritto.
Mi è capitato di sentirmi raccomandare da amici di non parlare in italiano in quartieri come Sanità o Forcella "se no ci pigliano per ricchioni"
Questa è Napoli. E ci sarebbe molto di peggio da raccontare. Aveva ragione Giorgio Bocca nel suo "Inferno", vent’anni fa. Le cose da allora sono peggiorate e peggioreranno, non c’è speranza. Eduardo De Filippo lanciò un grido di disperazione diretto ai napoletani per bene, perché ce ne sono e tanti, intellettuali, artisti, uomini di cultura come Gerardo Marotta che fu aggredito vigliaccamente in piazza del Plebiscito, e tanti lavoratori seri, onesti e capaci che tacciono e si nascondono impauriti. Dunque dicevo che Eduardo De Filippo scrisse "fuitevenne". Oggi aggiungerei: "’e pressa". Napoli fa schifo. Torino è bellissima!


Gennaro Esposito - Napoli



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