Nick: Bardamu Oggetto: politico pippone Data: 30/7/2007 11.8.18 Visite: 354
ma sta udc è proprio il partito del "fate come dico, non come faccio ..."
Puritani di facciata.
La notte in un hotel a Roma con una squillo che si è poi sentita male
Festino hard, Mele: sono io il parlamentare
ROMA - «Quel parlamentare sono io, ma droga non ne ho vista e la signora mi era stata presentata quella sera a cena da amici». Cosimo Mele, 50 anni, una moglie e tre figli, nato in provincia di Brindisi e in quel collegio eletto nelle liste dell'Udc, esce allo scoperto «per evitare speculazioni politiche a danno del partito». Mele, per sua stessa ammissione, è dunque il parlamentare che ha trascorso la notte tra venerdì e sabato in una suite dell'hotel Flora in via Veneto a Roma con una signora, o forse due, poi ricoverata in ospedale per un malore, da attribuire, sembra, all'uso di cocaina e alcol. A conclusione della vicenda la polizia non ha riscontrato alcun reato, né denunciato, quindi, alcuno. Dopo essere uscito allo scoperto Mele ha poi rassegnato le proprie dimissioni dal partito. AL PRIMO MANDATO - Al suo primo mandato, negli archivi dell'informazione politica Mele è ricordato per dichiarazioni sulla necessità di difendere «la nostra identità cristiana». È anche cofirmatario della proposta di legge per la pubblicità sull'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope da parte dei parlamentari. Alle agenzie ha poi ricostruito la notte del festino. «NON SAPEVO FOSSE UNA SQUILLO» - «La signora l'ho conosciuta a cena, al ristorante Camponeschi, presentata da amici», dice Mele nella sua ricostruzione della serata allegra che rischia di cambiargli la vita. «No, non sapevo fosse una prostituta», ribadisce più volte, poi ammette di averlo capito «ad un certo punto» e di averle fatto «un regalino» (sulla cifra preferisce sorvolare). L'ha portata in una suite all'hotel Flora, «anche se ho casa a Roma, ho preferito». Hanno passato la serata, sempre secondo il racconto del parlamentare, poi ognuno a nanna in una stanza diversa della suite. Di cocaina l'onorevole dice non solo di non aver fatto uso, ma nemmeno di averla vista. «Forse ha preso pasticche. Che ne so, io dormivo!». L'on. Mele insiste anche sul fatto che lui era in compagnia di una sola ragazza, la seconda, dice, l'ha chiamata l'altra «a un certo punto», «poi se n'è andata». Non è chiaro a che punto è arrivata e a che punto se n'è andata. Nemmeno se c'era ancora o no quando la prima si è sentita male. «Non è proprio che stava male - dice Mele -, straparlava...». Tanto che lui ha chiamato la reception chiedendo un medico, poi ha detto che non serviva, poi ha chiamato di nuovo. Fino a che, alle otto di mattina, l'ambulanza ha raccolto la ragazza e l'ha portata al San Giacomo. Qui lei ha raccontato di pasticche che qualcuno le avrebbe fatto prendere. Così è partito l'accertamento di polizia ed è venuto fuori il coinvolgimento del parlamentare, la presenza di un'altra ragazza. Quando si è ripresa, ai poliziotti della questura ha detto che nessuno l'aveva costretta a fare niente e che anzi, «quel signore» le aveva anche pagato il dovuto per la prestazione. LE RICHIESTE DEI POLITICI - «Mele ha determinato un gravissimo danno di immagine e di credibilità al partito e al gruppo dell’Udc e politicamente non ha scusanti». Non ha dubbi Maurizio Ronconi, vicepresidente dei deputati Udc, sul fatto che il parlamentare protagonista della notte brava con la squillo finita in ospedale, contrariamente all'intenzione già manifestata di lasciare solo l'Udc, debba dimettersi anche dalla Camera, dopo aver già annunciato l’uscita dal partito di Pier Ferdinando Casini. «Mele - sottolinea Ronconi - deve uscire non solo dal gruppo dell’Udc ma anche dal partito e dimettersi da deputato perchè con l’attuale legge elettorale c’è da rispettare un mandato fiduciario con il partito prima che con gli elettori». Sulla vicenda, prima ancora della dichiarazione di Mele, erano arrivate le prime reazioni di politici che chiedevano che fosse fatta chiarezza. «È doveroso che venga fuori il nome del parlamentare che accompagnava le due signorine, una delle quali ricoverata in overdose, al "Flora" di Roma: la gente deve sapere chi è costui» aveva chiesto la senatrice di Forza Italia Maria Burani Procaccini. Dure critiche anche da Luca Volontè, Udc: «Chi si droga non può legiferare, chi è complice dello sfruttamento della prostituzione non può parlare di famiglia, figli, diritti umani».
30 luglio 2007 |