Nick: Buendia Oggetto: crazy autogrill Data: 30/7/2007 20.14.8 Visite: 174
please don't go
don't go
don't go away
mi sento come in un programma eccezionalmente mediocre che non sa di essere eccezionalmente mediocre e pensa, piuttosto, di essere dannatamente fico. come lucignolo. l'autostrada, tutta uguale, ti abbrutisce. ragioniamo dall'interno dell'abitacolo. sulla corsia di accesso all'autogrill, entro nel magma denso di persone che sono in aspettativa. aspettano per un caffè, nell'immediato. aspettano per una ricarica da 10 euro, per una cocacola, un té, un pacchetto di diana. aspettano in velocità. ognuno ha un posto da raggiungere e tutti vanno in realtà a fare la stessa fine. il villaggio chiama con la sua voce corrosa, è riuscito ancora a convincerti che ha ciò che cerchi. e tu, presunto milite del popolo delle vacanze rispondi. come te anche il tuo popolo non cammina, striscia, s'insinua. fa caldo, ma manca l'aria condizionata. dove ti trovi? al centro della tua testa. dove vuoi andare? ovunque, ma senza muoverti. bene, sali in macchina e fai il pieno. hai fatto il pieno di tutto. sei sicuro di aver preso tutto, tutto quello che ti serve. ma guarda, siamo vestiti uguale. sì vabbè i colori son diversi, ma diamine, pure la macchina è quasi uguale. ah no, io vado al nord. sì vabbè, ma è uguale. siamo gente d'autostrada. ciascuno dentro la sua macchina, ognuno parla i suoi discorsi. arriviamo all'autogrill, io mi fermo all'area di servizio. tu fai il pieno della tua roba indispensabile, io l'ho fatto prima o lo farò nei prossimi cinquanta chilometri. andiamo al gabinetto insieme. non ti sto facendo delle domande, sono pieno di certezze. mi fai una pena, se solo sapessi quanto mi fa schifo come sei e vedermi tale e quale a te. che cavolo, allora è vero che siamo tutti uguali. non è possibile. voglio dire, è normale, tutti entriamo in questo puzzo d'autogrill. tutti abbiamo bisogno di comprare le stesse cose. chiedi un caffé e io pure, sai, ne ho bisogno. è per via della guida, è che potrei addormentarmi e far succedere un casino. capisci, io, tu, e quelli come te. una distrazione, un eccesso. abbiamo sempre una qualche responsabilità. eppure stiamo andando in vacanza.ci sembra di godere e ne siamo convinti, sennò, che senso avrebbero le file, le code ai caselli, alle casse, ai cessi fetenti? non è nemmeno faticoso convincerci che abbiamo ragione a voler partire. a me viene la nausea, sai, sento che mi sta salendo, adesso, in questo momento preciso. ho appena visto le nostre facce alla tivvù. tu guidi verso nord e io torno a sud. vederti mi fa sudare freddo. che aspetti a scomparire? muoviti, con le tue manie e il tuo accento stretto. ma chi sei, chi ti conosce. che ci fai in questo posto? come possiamo io e te incontrarci e fare le stesse cose, desiderare di fare gli stessi gesti, essere sudati insieme, aver pisciato insieme, aver bevuto lo stesso caffé. voglio uscire, ma se esco so che fuori ce ne sono a centinaia di migliaia, e ora lo capisco fin troppo facilmente tanto che anche senza vederli posso immaginarmeli benissimo. tutti uguali a te, quindi io pure uguale a loro. tutti con una mano sul volante, una mano sul cambio. ginocchia che flettono, mani che afferrano, bocche che bevono, urina che cade nello stesso pozzo inclemente che ci richiama dal profondo. stesse carte accartocciate, stessi figli, stessa meta. dove vai? io ho deciso sai e resto qui, è l'unico modo per non impazzire. resto qui a guardare. devo riuscire a uscirne da questa melma. metti in moto e corri più veloce che puoi. muori da qualche parte senza che io me ne accorga.
please don't go please don't go |