Nick: NAPUL|LLO Oggetto: un brav uomo Data: 21/5/2004 14.14.48 Visite: 59
Il fondatore di Emergency, Gino Strada di ritorno dall'Iraq Per gli ostaggi ci sono ancora buone speranze" "Troppe spie a Bagdad Trattare era pericoloso" ROMA - "La guerra non è soltanto una brutta bestia. È anche una brutta carogna. E intorno alle carogne girano gli sciacalli?". Gino Strada si riferisce con disprezzo alle "spie" presenti per l'Iraq in questi giorni: secondo lui, avrebbero seguito molto da vicino il suo tentativo di liberare i tre ostaggi italiani nelle mani dei guerriglieri. Una trattativa che per il fondatore di Emergency non s'è chiusa con il rientro in Italia: "Siamo pronti a tornare in qualsiasi momento", assicura il medico pacifista. Ieri mattina lo ha ripetuto anche a Laura Albanese, cognata di Umberto Cupertino, con i quali Strada è in contatto sin dall'inizio della sua missione. INTERVISTA Strada, in Iraq si è sentito al centro di "attenzioni" particolari? "L'Iraq è invaso da mercenari di vari servizi sicurezza privati, spie, forze militari irregolari che giocano, in qualche modo, un ruolo di intelligence". Anche i servizi italiani? "Mah, non so. A me solo l'idea che ci sia un servizio segreto non piace. Ma per quanto riguarda la liberazione degli ostaggi, noi abbiamo pensato che, avendo stabilito dei canali precisi, un nostro allontanamento dalla zona potesse favorire questo processo, accorciando i tempi. Meglio rientrare, ora: per non essere visibili e seguiti in loco". Lei sostiene che i rapitori vogliono lasciare gli ostaggi ma non si può dire quando. Da cosa dipendono i tempi? "Si possono fare congetture: è possibile che vogliano incassare politicamente la vittoria o che con l'inasprirsi della guerra abbiano difficoltà di movimento. Queste persone, però, leggono i giornali e vedono le televisioni. E se il presidente del consiglio dice che in Iraq gli italiani devono sparare per primi - il che vuol dire altri iracheni uccisi - i tempi non si accorciano". Ma fra la trattativa governativa e il suo tentativo c'è un conflitto o sono due cose complementari? "Noi non abbiamo avuto alcun contatto con le autorità italiane, né palesi né segrete. Né conosco la linea della trattativa italiana: ma ieri sentendo il discorso del premier stranamente non ho sentito nominare la parola ostaggi. Non se ne vuole parlare o forse non interessa. Noi invece abbiamo curato un milione di persone e siamo contro la guerra. È più serio lanciare questo messaggio che offrire cinquantamila dollari o gli aiuti per un futuro canale televisivo?". (21 maggio 2004)
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