Nick: Haran Oggetto: SENZA PSEUDOSTAR CAPRICCIOSE Data: 2/8/2007 13.32.37 Visite: 203
Dopo diversi giorni di ritiro e svariati carichi di lavoro, il Napoli sta iniziando a prendere la sua fisionomia. Per la verità non l'aveva mai smarrita. Quel gruppo che s'è ricostruito sotto le ambizioni del trio De Laurentiis-Marino-Reja ha sempre una struttura costante (è questo è già difficile raggiungerlo come risultato nel calcio di oggi, dove per manciate di migliaia di euro cambiano idee di procuratori, calciatori e squadre) e un valore che fa da collante, a prescindere dagli uomini che vanno in campo: la forza del gruppo. Per far parte di questo Napoli infatti, ogni professionista oltre ad essere un buon calciatore deve avere un requisito fondamentale, pena la sua non considerazione da parte di Marino. Questa condicio sine qua non è la predisposizione al lavoro di squadra, e al raggiungimento di obbiettivi collettivi. Si potrebbe pensare che ogni squadra ce l'ha come principio. Ed è vero. Il punto è che risulta di difficile applicazione. La teoria del sacrificio individuale per il fine collettivo spesso non riesce a trovare terreno fertile nel calcio perchè incontra una corrente spontanea, un comportamento naturale dei gruppi: la ricerca di un leader. Quando in una squadra s'individua un leader, un simbolo, un idolo della folla (Totti per la Roma, Del Piero per la Juve, Kakà per il Milan ect.) si rischia di generare una gerarchia all'interno del gruppo stesso e di sovvertire quella al di fuori dello stesso. Insomma se in una squadra i calciatori scelgono un loro rappresentante si distanziano come entità dalla società e dalla stessa guida tecnica. Con il rischio che al minimo intoppo, gli equilibri possanno spezzarsi e generare malcontento. Quando invece un colettivo è e resta tale, allora gli equilibri sono tutti nelle mani della guida tecnica. La forza di questa società è di aver messo in pratica questo principio che finora ha portato sempre risultati eccellenti. Lo spogliatoio del Napoli non solo è solido, ma rappresenta uno dei valori aggiunti di questa squadra. E' semplice dire (come si diceva in tanti l'anno scorso) che il Napoli ha bisogno di un leader, di un calciatore che in campo possa dare esperienza e riferimento ai giocatori. C'è però il rischio di affidarsi a qualche pseudo-star magari alla frutta che rovini l'intero spogliatoio. Se invece il gruppo si unisce attorno ad un unione di intenti e mantiene un omogeneità nei ruoli( senza creare gerarchie interne) il riferimento diventa il gruppo stesso. E scusate se è poco.
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