Nick: Buendia Oggetto: FIORIdiCAMPO campane, campare Data: 4/8/2007 11.45.2 Visite: 180
ho fatto un sogno. ne faccio sempre, se devo dirla tutta. è come se vivessi totalmente e come voglio vivere solo quando gli ochi si chiudono e la realtà resta un rettangolo sfumato e statico, dove il corpo si scioglie e il mio sogno è il vapore notturno che si condensa in superficie. ho fatto un sogno. avrò avuto tipo sedici anni o comunque un'età spinosa. capelli lunghissimi, fino alla vita. una gonna lunga, di una stoffa grezza e stropicciata coll'orlo che s'insudiciava percorrendo un viale lungo e pianeggiante. non potevo reggerne gli orli per via di un mazzo di fiori che dovevo portare. era un mazzo di fiori assortiti male, a me nell'insieme sembravano bellissimi. rose non ce n'erano, come se quei fiori li avessi scelti io. non mi piacciono le rose, cioè, ce ne sono di meravigliose ma quelle che si trovano di norma sono la varietà più scema. infatti il mio sogno ad occhi aperti è di avere un giorno una serra per coltivare i fiori, quel giorno avrò la mia rosa da amare e... ciaociao piccolo principe. nel sogno di stanotte, invece, questi fiori, dicevo, nel mentre li portavo in questo fascio largo e senza nodi per trattenerli insieme li osservavo. erano fiori strappati di furia e di molti non avrei saputo trovare il nome. c'erano alcuni papaveri che avvizzivano in fretta, e per questo allungavo il passo, incespicando spesso nell'orlo di quella gonna che da rosa era diventata rossa, di un rosso violento e cupo. sulla pelle interna del gomito, certe piccole foglie, lanceolate e dure pungevano così che ero praticamente costretta a portare questi fiori in trionfo, stesi tra le braccia protese in avanti. questo procedere mi sembrava inutile ma obbligato, mentre il viale era piecevolmente ombreggiato dai platani. e l'unico suono veniva dalle suole delle mie scarpe che calpestavano la terra battuta e qualche sassolino. infine arrivavo in uno spazio aperto dove non c'erano più alberi a farmi ombra e ovunque guardassi c'erano erbacce alte un metro almeno, nessuna via percorribile. dovevo liberarmi di quel mazzo di fiori e seppure l'avessi gettato in terra dove sarei tornata? niente, mi metto a cercare con lo sguardo una traccia di passaggio, un punto in cui la massa di verde sia più rada. infatti, ecco, spunta un sentiero tracciato da ripetuti passaggi che hanno piegato l'erba e schiacciata nella terra come una poltiglia che non caccia succo. m'inoltro e alla sevizia dei fiori sempre più pesanti da portare, s'aggiunge il solletico dell'erba alta che mi arriva alle braccia e s'impiglia nei capelli. obbligata a procedere. oramai è una tortura fisica e l'angoscia maggiore è crederla inutile e sentirmi forzata, sottostare ad un impegno senza conoscerne la finalità. comunque i fiori erano per me. e ad oggi è il sogno peggiore di cui abbia memoria. ma non è un incubo, negli incubi mi sveglio sudata, di colpo. oppure piango e mi sveglio con la stoffa del cuscino bagnata sotto la guancia.
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