Il Giornale ha sbagliato, via Rasella fu "atto di guerra"

Rosario Bentivegna contro i tedeschi del battaglione “Ss Bozen”, fu un «legittimo atto di guerra rivolto contro un esercito straniero occupante e diretto a colpire unicamente dei militari». Stavolta è la Cassazione a sancirlo, confermando la condanna al risarcimento per diffamazione (45mila euro) nei confronti del quotidiano “Il Giornale” che, nel 1996, aveva pubblicato articoli denigratori, con fatti non veri, dei gappisti e di Bentivegna.
Ancora un passo falso del giornale diretto da Belpietro, che ora dovrà provvedere al risarcimento per la sua campagna diffamatoria. Come è emerso nel processo del 2003 innanzi alla Corte di Appello di Milano, la Suprema Corte ricorda che non era vero che i poliziotti tedeschi, come sostenuto dal “Giornale”, fossero «vecchi militari disarmati». Al contrario «si trattava di soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e pistole». Non era poi vero che il “Bozen” «era formato interamente da cittadini italiani» in quanto - rileva Piazza Cavour - «facendo parte dell'esercito tedesco, i suoi componenti erano sicuramente altoatesini che avevano optato per la cittadinanza germanica».
Anche nella «triste contabilità dei morti», il quotidiano milanese falsa i numeri: gli “ermellini” ricordano che «ora nessuno più mette in discussione» che le vittime civili furono due e non sette. Non era poi vero che subito dopo l'attentato (33 morti) «erano stati affissi manifesti che invitavano gli attentatori a consegnarsi per evitare rappresaglie».
L'asserzione trova «puntuale smentita» - spiega la Cassazione (sentenza 17172, Terza sezione civile) - nella «circostanza che la rappresaglia delle Fosse Ardeatine (335 morti) era iniziata circa 21 ore dopo l'attentato, e soprattutto nella direttiva del Minculpop la quale disponeva che si sottacesse la notizia di Via Rasella, che venne effettivamente data a rappresaglia già avvenuta». Ad avviso dei supremi giudici, tutti questi fatti «non rispondenti al vero» non possono essere considerati «di carattere marginale». Per la Cassazione, in maniera «motivata» la Corte di Appello di Milano ha riconosciuto che si sarebbero potute esprimere «dure critiche sulla scelta dell'attentato, l'organizzazione, i suoi scopi». Ma, ciò premesso, è legittimamente da ritenersi «lesiva dell'onorabilità politica e personale» di Bentivegna «la non rispondenza a verità di circostanze non marginali come l'ulteriore parificazione tra partigiani e nazisti con riferimento all'attentato di Via Rasella e l'assimilazione tra Erich Priebke e Bentivegna».
«È la quarta sentenza di un'alta corte italiana, militare penale o civile che ci dà ragione con le stesse motivazioni - commenta Bentivegna - ma il mondo è pieno o di imbecilli o di faziosi ancora disposti a sostenere il contrario. C'è poco da fare..». E conclude: «La storia, del resto, parla chiaro - ricorda Bentivegna -: Norimberga ha detto la stessa cosa, il processo Kappler ha detto la stessa cosa, i processi intentati dagli alleati contro Kesserling, Meltzer e Mackensen hanno detto la stesa cosa.
Tutto il mondo lo sa».