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Nick: hightecno
Oggetto: eros & pathos (cap XIV)
Data: 24/5/2004 12.39.44
Visite: 36

L'Eros e il Pathos sono le due vie che portano alla comprensione del mondo, che guidano alla verità. Ciò che la vita ci insegna, è che occorre affrontare da solitari il cammino della propria esistenza, sopportando il peso delle proprie azioni e l'angoscia che da ciò deriva.
Sebbene esseri perituri, finiti, noi, uomini e donne, cerchiamo sempre nell'amore l'assoluto, l'eterno. E con questo spirito viviamo il rapporto, pensando che non potrà mai avere fine.

Per questa ragione, quando un rapporto finisce, il fatto ci appare una cosa contro natura, ci coglie impreparati, non sappiamo come gestire la nuova situazione in cui, all'improvviso, ci troviamo immersi. Decidere di mettere la parola fine a una relazione che è stata importante, infatti, significa distruggere l'immagine interiore che abbiamo dell'altro. Si tratta di un vero «atto di violenza» che, seppur compiuto a livello psichico, comporta comunque sensi di colpa, incertezze, dubbi.
Le perplessità maggiori derivano dal fatto che nel momento stesso in cui una storia si interrompe, siamo costretti a trarne i debiti bilanci. Ci si domanda perché sia finita in quel modo, ci si interroga in merito ai fattori e alle circostanze che, forse, potrebbero aver segnato l'inizio della fine. I dubbi sono alimentati dall'idea del futuro senza l'altro, perché anche se la fatidica decisione è stata presa autonomamente e non subita, ci sentiamo comunque avvolti da un alone di incertezze.

Nel momento in cui si vive un rapporto, infatti, si giunge a conoscerne i tanti volti che può presentare, gli aspetti positivi, le implicazioni negative, e con questa pluralità di variabili si impara a convivere.
Siamo consapevoli di quanto l'altro riesce a offrirci, del nutrimento o della sofferenza che da quel tipo di rapporto possiamo ricavare. Il problema è che non sempre siamo disposti fino in fondo a «rinunciare» a quel nutrimento né - per quanto ciò possa apparire strano - alle eventuali inquietudini e difficoltà generate dalla relazione. Ogni storia si fonda su un equilibrio generato dalla peculiarità della coppia, e nel momento stesso in cui quell'equilibrio si infrange, si può essere assaliti dai dubbi, ci si chiede se mai sarà possibile ricreare una situazione simile, se si è commesso un grave errore nel lasciare l'altra persona o se, invece, si è compiuta l'azione più giusta per entrambi.

Proprio per queste ragioni, è spesso molto difficile e doloroso apporre la parola fine su un rapporto che, di fatto, si è concluso da tempo. L'alone emotivo che ogni relazione imprime nella nostra anima è in realtà indelebile, la traccia di un'esperienza vissuta e che, nel bene o nel male, ha contribuito alla nostra evoluzione psicologica. Non sempre, quindi, è facile riuscire a gestire e metabolizzare le nostre emozioni, soprattutto quando esse sono alimentate dalla fine di un rapporto significativo.
A prescindere da tutte le giustificazioni e spiegazioni che legittimano il brusco strattone inflitto al rapporto, la persona che ha deciso di dire «basta» è spesso assalita da laceranti incertezze e, talvolta, da rimpianti e rimorsi. Questo accade perché, in quanto esseri umani, siamo caratterizzati da un'infinita insicurezza che mina la solidità di ogni nostra scelta. Nel campo dei sentimenti poi, la nostra fragilità emerge con maggior prepotenza, lasciando che alla determinazione subentri l'incertezza.

Una storia che finisce porta sempre via con sé pezzi, brandelli, della nostra anima, e dinanzi a una tale lacerazione interiore, non ha davvero senso cercare di ripercorre le tappe del cammino che ha condotto alla separazione. Il dolore che la fine di un rapporto infligge, infatti, può assalire tanto chi è stato lasciato, quanto chi ha voluto dire «basta». L'intensità della sofferenza dipende sempre dal tipo di coinvolgimento che avevamo con l'altra persona, dagli ideali e progetti che si sono infranti con il termine del rapporto, nonché dalla nostra capacità di tolleranza e gestione della solitudine. Sì, perché è proprio con la solitudine che inevitabilmente occorre fare i conti nel momento in cui una storia importante ha fine; una solitudine non solo reale, oggettiva, ma soprattutto interiore. Il senso di morte che la fine di una rapporto genera, infatti, è sempre accompagnato da un profondo, radicato, vissuto di solitudine.
Le risposte della nostra anima a questo complesso intreccio di sentimenti sono sempre individuali e, proprio per questa ragione, non può esistere una formula universale per affrontare serenamente le separazioni. In ogni caso, però, è fondamentale non pensare mai di «avere solo perso del tempo», e considerare ogni momento trascorso con l'altra persona come un passo importante della nostra evoluzione psicologica.



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