Nick: Viola* Oggetto: Dell'elmo di Scipio Data: 27/8/2007 19.1.22 Visite: 179
si è concluso ieri sulle pagine di "la repubblica" il bellissimo viaggio di paolo rumiz, sulle tracce di annibale. viaggio attraverso la grecia, fino alla tomba di annibale, in turchia. nell'ultima parte, rumiz decide di andare alla ricerca della tomba dell'antagonista di annibale, scipione l'africano. ecco cosa trova, a villa literno. "Annibale addio. Un sipario di pioggia si chiude sul mar di marmara lasciando una domanda in sospeso. E Scipione? Tuona sul Bosforo, dalla finestra dell'albergo vedo i traghetti bucare il monsone che viene dal mar nero e penso che è strano: il Paese che "dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa" sa poco e niente di come si chiude la storia del vincitore di Zama. Non sa che fece una fine ingloriosa, in esilio, tra le paludi dell'ager campanus, condannato dal parlamento dei senatori per aver coperto le malversazioni di un parente. Una morte triste, lontano da Roma ingrata, nella proprietà di famiglia a Literno, tra Napoli e il Volturno. E' vero: sappiamo poco o niente dell'uomo che invochiamo a squarciagola negli stadi, e forse non c'importa nemmeno di saperlo. Scipio è stranamente assente come mito nel Paese dei santi e dei navigatori. Ora ne sono sicuro. La storia non può finire così, sotto la pioggia di Istanbul, lontano dal grande teatro di eventi che fu l'Italia. Al racconto manca l'ultimo sigillo: la tomba di Scipione in Campania. Per trovarla ho con me solo un passo di Plinio che narra di un uliveto piantato dalle mani stesse del console, e di un gigantesco mirto accanto a una grotta abitata da un serpente... "Ma che ci andate a fare a Villa Literno?" mi avvertono a Napoli. Chiedo perchè non ci dovrei andare. "E' il peggio del peggio, con Giugliano e Casal di Principe". Capisco cumpà, ma io è lì che devo andare, ci abita Scipio. "Ah, nu parente vostro..." passo Cuma della Sibilla, i fumanti Campi Flegrei, l'antica Via Campana tra Capua e il Tirreno, il margine dell'Ager Campanus punteggiato di roghi di munnezza, e a un tratto la segnaletica comincia a sparare un nome squillante: patria. Marina di Patria, lagio di Patria, Quadrivio di Patria. Liternum è lì in mezzo, dimeticata tra svincoli, canali, sfasciumi, canneti, prostitute e alberghi non finiti. E' questa la Patria che circonda le ceneri di Scipione. Il nome invocato negli stadi qui non se lo fila nessuno. Non c'è nessun pantheon, nessuna tomba, nessun monumento, nessun cartello a ricordarlo. Il turco Mustafà Kenal ha fatto per Annibale molto di più di quanto l'Italia ha fatto per il suo Napoleone. Liternum è solo un ammasso di rovine coperto d'erbacce e recintato dalla locale soprintendenza. Le rovine più degradate d'Italia, ma nobili e indifferenti allo sfascio che le circonda, all'immondezzaio che le ricopre e al grande nulla che ci inghiotte tutti. Canneti, vento, mandrie immobili nel cielo nero verso Baia Domizia, Sessa Aurunca e le Termopili del Sannio. Il fiume va, solenne, pigro, grigioverde, diventa mare aperto oltre Castelvolturno, piccola isola di ordine nel caos campano. Mi chiedo perchè non è rimasto niente della romanità negli italiani di oggi. Perchè la più grande classe dirigente del mondo antico è scomparsa nel nulla senza lasciare eredi? Che cosa ha cancellato quell'ineguagliabile senso della res publica che segnò roma i tempi di Annibale? Si accendono altri roghi, a Liternum è l'ora dei viados e delle lucciole venute dall'Africa. E' penoso ripensare al mondo antico dal fondo di questo disastro. Al largo s'è accesa una luce verde pallido, le bufale nei canneti sono immobili come statue di bronzo." Paolo Rumiz "Se incontri un angelo non avrai pace, ma febbre" - Stefano Benni |