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Nick: harding
Oggetto: Segnalazione libri
Data: 30/5/2004 14.4.51
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Il primo è un libro di storia. Storia moderna.
La guerra del Vietnam di Mitchell K. Hall
Il nome Vietnam suscita in ognuno di noi immagini diverse. Chi lo vede come simbolo di un periodo, chi come l'unica sconfitta della superpotenza americana, chi ancora come riscatto di un popolo finalmente unito dopo millenni di dominazioni. In pratica: come si svolsero i fatti durante "la sporca guerra"? Ecco il libro per voi. C'è tutta la cronologia di quasi dieci anni di guerra inutile e sanguinosa. Una guerra la cui conclusione ed i cui risvolti superarono le previsioni di ogni analista: sconfitta militare degli Stati Uniti, sconfitta della politica comunista di "pace", sconfitta della comunità internazionale. Un libro per capire non solo quello che successe ma quello che, purtroppo, succede ancora anche se sotto altra forma.
Il secondo è un giallo da un maestro contemporaneo.
Una storia semplice di Leonardo Sciascia
Il nome del libro inganna. La storia non è semplice. C'entra la corruzione, la connivenza, la droga ed il mistero che ci devono essere in un giallo. Quello che colpisce è il fatto che mentre Sciascia scriveva queste pagine in Sicilia la guerra tra le cosche stesse e tra mafia e stato era al culmine. Quindi, in un certo senso, si può scorgere anche una certa voglia di riportare lo squallore del quotidiano ad un'enfasi letteraria.
Come dire che il giallo ben scritto aiuta a vivere una realtà difficile da sopportare.
Consigliato.
Il terzo è un libro di Bukowski, forse l'ultimo grande maledetto del secolo appena passato.
Il Capitano è fuori a pranzo di Charles Bukowski
E' il libro-diario degli ultimi anni di vita di Bukowski. Storie minime di vita di un vecchio di settanta anni con il suo enorme e sorprendente bagaglio di considerazioni. Leggere questo libro (ma anche molti altri suoi) è aprire gli occhi.
E' la stessa differenza che c'è tra un uomo che parla ad un telegiornale, descrivendo luoghi e situazioni, ed uno che invece ti accompagna fisicamente nei percorsi quotidiani di vita e ti mostra ogni lato e sfumatura.
Bukowski è duro, Bukowski è crudo, Bukowski è depressogeno. Ogni definizione lo comprende e nessuna gli appartiene. Personalmente vorrei che lui non avesse interrotto questa sua narrazione, il suo descrivere i gesti e le sensazioni che toccano anche noi, il suo parlare da una panchina del parco, dalla penombra di un bar, dallo squallore delle sale corse. Avrei preferito, ma la morte non è che ti salva solo perchè hai qualcosa in più degli altri da dire.
Le recensioni sono mie e le ho pubblicate su Librando.net
Spero che un po' vi sia venuta voglia di leggere
