Nick: Copia&Inc Oggetto: NON VOGLIAMO LUCI ROSSE Data: 31/5/2004 13.48.28 Visite: 23
24 settembre 2002 Monserrato. Petizione dopo l’apertura di un negozio di articoli erotici. I gestori: non siamo maniaci «Qui non vogliamo luci rosse» Rivolta contro un sexy shop, distrutte anche le insegne MONSERRATO La guerra del sexy shop. Prima una petizione presentata da un gruppo di residenti, poi gli atti vandalici contro le insegne. In via Cassiodoro da quando un mese fa due giovani hanno aperto un negozio di articoli per adulti è scoppiato il finimondo. I residenti infuriati hanno chiesto al sindaco Antonio Vacca di far chiudere l’attività, ma tutte le autorizzazioni sono in regola e le associazioni di categoria dei commercianti hanno dato il loro parere favorevole. I titolari replicano: «non siamo maniaci. Molti protestano ma sono tantissimi quelli che vengono a comprare». Qualche giorno fa la polemica si è fatta più aspra, a causa del mancato passaggio di una processione religiosa. Se non stato fosse per l’insegna che dà il nome al negozio e che richiama la locandina del film Larry Flint, una pellicola che ha fatto scandalo nel raccontare la vita e le peripezie del padre dell’editoria pornografica americana, nessuno avrebbe mai intuito cosa si celava aldilà della porta. La vetrina, infatti, è perfettamente anonima e sembra in tutto e per tutto quella di una normale merceria, perlopiù biancheria intima. Nessun dettaglio traspare della merce particolare in vendita: non solo videocassette e dvd, ma anche biancheria intima, bambole gonfiabili, oggettistica sadomaso e tutti i gadget che interessano il vasto pubblico degli amanti degli articoli erotici, purché rigorosamente maggiorenni (come indica una targhetta sistemata all’esterno della vetrina). Ma basta la presenza a far scoppiare la polemica. Prima erano sguardi curiosi e mormorii sottovoce, poi la protesta è sfociata in una petizione che qualche giorno fa è arrivata nel tavolo del sindaco Antonio Vacca. Poche firme, poche decine, ma la precisa richiesta di far chiudere l’immonda attività. «Abbiamo incaricato i nostri uffici di verificare che tutte le autorizzazioni fossero in regola - ha spiegato il primo cittadino - inoltre, è stato chiesto il parere alle associazioni di categoria dei commercianti che si sono dette favorevoli». Ma nel quartiere l’ostilità è ormai diventata palpabile, come conferma anche uno dei due titolari. «Da quando abbiamo cominciato la nostra attività, la gente ci guarda male, neanche fossimo dei criminali» spiega Paolo Deiana, trentaquattro anni. «Noi non abbiamo fatto altro che inventarci un lavoro con grossi sacrifici e investendo i nostri risparmi. Ma forse la gente di qui preferisce che i ragazzi vadano a rubare». Fuori dal negozio, Giovanna Fenu, casalinga, non nasconde la sua contrarietà: «Non vogliamo che i nostri figli vedano chi compra quel tipo di materiale. È disgustoso e anche diseducativo. Senza contare che visto il particolare tipo di clientela, la faccenda potrebbe anche diventare pericolosa». Due settimane fa, l’esasperazione è sfociata in alcuni atti vandalici contro le insegne del negozio, distrutte e gettate nella spazzatura. Un danno di circa 300 euro. Di recente, infine, l’ennesima polemica. «È una vergogna che la legge permetta di vendere liberamente questo tipo di gadget - ha lamentato Rita Tocco, insegnante in pensione - Sappiamo inoltre che per colpa di questo negozio, quest’anno la processione per la Vergine non è potuta passare per la nostra strada, come invece accadeva regolarmente da sempre». Incredulo il titolare: «Eravamo disposti a rimanere chiusi tutto il giorno per la processione - ha aggiunto Paolo Deana - non solo, avremmo anche coperto l’insegna. Ma nessuno è venuto a chiederci nulla». Ma il parroco di Sant’Ambrogio don Mario Secci smentisce ogni relazione tra il tragitto della processione e la presenza del sexy shop. «Una notizia assolutamente infondata - ha detto il sacerdote - Sono anni che cambiamo l’itinerario ogni volta, in modo da fare partecipare il maggior numero di fedeli. In via Cassiodoro eravamo già passati tre anni fa». Ma nella strada sono tutti convinti del contrario. Francesco Pinna Inserisci il commento 24/09/2002 Andrea Mascia, Cagliari La buona vecchia abitudine di preoccuparsi dell'orticello degli altri, piuttosto che del proprio, è veramente dura a morire. Come è dura a morire l'ipocrisia perbenista. In una città dove è veramente difficile trovare un'occupazione o intraprendere un'attività, fa tristezza che le iniziative vengano osteggiate a questo modo. Ritengo anche che se i due commercianti hanno deciso di avviare tale attività, evidente mente hanno visto che i clienti non mancano in zona... 24/09/2002 Andrea Ghisu, Pompei Quello della pornografia, insieme a quello delle armi e della droga, è il mercato che smuove più danaro. Nonostante la Dea Ragione, così sacra per la cultura laica e progressista, ci sveli con incontestabile evidenza lo stretto legame tra pornografia e violenza sessuale, si tenta ancora di far passare uno sexy shop per una qualsiasi attività commerciale. "Meglio che andare a rubare", dichiara uno dei titolari. Ma con questa teoria si potrebbero giustificare tante altre cose. Non meno penosa la dichiarazione del sacerdote, che per non essere accusato di bigottismo ha tenuto a precisare che non esiste nessun collegamento tra quel negozio e la processione che non passa in quella strada. E' incredibile, ma abbastanza naturale se si considera che è ormai un vanto persino essere omossessuali, tacendo naturalmente sul fatto che lo sono il 90% dei pedofili. Unica consolazione è ancora la fede: "dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia" (Rm 5,20). 24/09/2002 Marco Lampis, Cagliari Hei Ghisu, ma non sarai mica prete? Pure la citazione ci hai messo! E pure ti sei spolpato l'articolo di giornale! Chissà, forse ti ha attirato il titolo dell'articolo (luci rosse, sexy shop), hai trovato che non corrispondeva a quello che cercavi (...), e ti sei arrabbiato... Eheh Ma che siamo diventati matti? Oggi distruggiamo le insegne e chiudiamo tutti i sexy shop, domani linciamo qualche pedofilo, e dopodomani bruciamo tutti i gay e le prostitute così non avremo mai più tentazioni di peccare nè di pensare al peccato (ricordiamoci che anche solo col pensiero si commette peccato mortale...). Che ne dite? Così poi ci ritroveremo tutti in paradiso...o all'inferno, chissà. 25/09/2002 Andrea Ghisu, Pompei (Na) Ringrazio il Sig. Lampis per avermi scambiato per un sacerdote, non lo sono e me ne rammarico, ma non basta citare con cognizione di causa la Sacra Scrittura per esserlo. Lo prego di usare con meno disinvoltura le "H" e mi congratulo per le divertenti allusioni. Gli garantisco che "spolpo" quasi tutti gli articoli dell'Unione on line, non per soddisfare inconfessabili pruderie, ma perchè a chi, come me, è dovuto emigrare da 20 anni, tutto ciò che parla di Sardegna, e soprattutto della propria città, risulta di grande, grandissimo interesse. Lo rassicuro di non auspicare il rogo per nessuno, e per quanto riguarda paradisi e inferni, mi permetto un'altra citazione, questa volta non di S. Paolo ma di Santa Bernadette: "all'inferno non va chi fà del male, ma chi ama il male". 27/09/2002 lara Sig. Ghisu, è comprensibile che lei in quanto cattolico sia contrario e biasimi atteggiamenti di vita, sessuali e non, che non vengono contemplati "giusti" dal Testo Sacro cui la sua Fede fa riferimento. Non tutti però, tenga sempre a mente, credono in ciò in cui lei crede e conformano i propri atteggiamenti alla morale cui lei fa riferimento. Non tutti pensano, come lei fa invece, che essere omosessuali debba essere motivo di vergogna. E' invece vergognosamente offensivo l'accostamento che lei si permette di operare tra omosessualità e pedofilia, citando percentuali da lei inventate e assolutamente arbitrarie. E dopotutto, se fosse anche vero che il 90% dei pedofili è omosessuale, qual'è la percentuale degli omosessuali che sono anche pedofili? L'1%? Sig, Ghisu, e come lei tanti altri appartenenti alla sue fede religiosa, siete sempre pronti a pretendere rispetto, ma raramente rispettate le persone che hanno una fede e una morale diversa dalla vostra, sopratutto nel momento in cui una fede diversa (o assente) o una morale diversa (o assente) porta ad atteggiamenti e comportamenti esteriori che non si conformano ai vostri. Nel rispetto delle leggi - che tutelano per quanto possono le libertà di ciascuno - ogni individuo, cattolico, musulmano, hindù, ateo, omosessuale, etero o bsx ha il diritto di comportarsi come crede. Due ragazzi hanno diritto ad aprire un sex-shop senza vedere le proprie insegne distrutte dopo una settimana; ed io, che sono una persona estremamente rispettosa di tutto e di tutti, e che in camera da letto faccio quello che mi pare, ho il diritto di andare a vedere e comprare senza che la comare ipocrita di turno pensi che la mia presenza metta in pericolo l'incolumità dei suoi figli. Viva, Sig. Ghisu, per quello che sa e per quello che può, e lasci vivere gli altri, per quello che possono e per quello che sanno. 03/10/2002 Andrea Ghisu, Pompei (Na) Gentile Sig.ra Lara, purtroppo la percentuale da me citata non è inventata, ma è quella delle statistiche delle denunce e dei processi (anche tra i preti americani). Nemmeno l'accostamento tra pedofilia e pederastia è una mia invenzione, sono infatti sinonimi, e indicano entrambi l'interesse sessuale per i giovanissimi, "paidoi" in greco. L'ipocrisia, di cui da qualche secolo vengono accusati i cattolici, sembra ora intaccare i figli della virtuosa e tollerantissima cultura laica, che ritengono un oltraggio simili accostamenti e dimenticano, o ignorano, che nel 1947 il premio Nobel per la letteratura fu dato ad André Gide, autore del libro "Corydon" primo manifesto del movimento gay. Gide, orgogliosamente, si dichiara pederasta, e nei suoi romanzi e nel suo diario descrive le sue conquiste. Alberto Moravia ha narrato più volte che, viaggiando in Africa e in Asia con Pier Paolo Pasolini, questi ogni sera partiva a caccia di adolescenti, talmente giovani che spesso quel suo amico e collega pederasta tornava in albergo pieno di lividi per le botte ricevute dai genitori infuriati. Eppure Pasolini è un'intoccabile icona della cultura contemporanea. Del resto la sessantottina rivoluzione sessuale teorizzava il "diritto dei bambini alla sessualità". Perchè si scandalizza del mio accostamento ? Per quanto riguarda poi il vivere e lasciar vivere, è un mio preciso dovere di aspirante cattolico. Così non sarebbe se fossi indù, musulmano o buddista. http://www.unionesarda.it/unione/2002/24-09-02/hinterland/hin02/A01.html
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