Nick: Zanardi Oggetto: Capitolati Quarti Data: 26/9/2007 14.24.53 Visite: 193
Ovvero: Sulla necessità di una Falange di Intellettuali Armati. Il modo più breve per arrivare da Piazza Bologna a Largo Argentina è il teletrasporto, ma in alternativa, in attesa del finanziamento alla ricerca, vi capiterà di essere ospiti del mitico 62 (mitico ovviamente per i tempi mitologici di attesa). Orbene, se vi capiterà di essere tra quelli che preferiscono credere che un unico mezzo pubblico sia più celere che due mezzi combinati in una città scombinata, vi capiterà sicuramente di imbattervi in un’umanità variegata dai colori tropicali: manager in-gessati blu, casa-lingue in bella posta, studenti di ritorno da squartamenti vari, ma soprattutto savonarola incompresi. Questo è il 62 e dopo un tot imprecisato di corse vi sembrerà pure di avere familiarità con quelle facce, tanto da arrivare a notarne l’assenza. 16 febbraio 2007: Savonarola dalla barba canuta non c’è più. Uno pensa in primis che abbia cambiato corsa (si avverte sempre un sano snobbismo in certi assidui frequentatori dell’atac) e vabbè. Poi un trafiletto piccolo, piccolo, piccolo, di quelli che devi strabuzzarti gli occhi per leggerlo mica un coccodrillo a caratteri cubitali, recitava: "Barbone trovato morto a Villa Torlonia, il cane ha avvisato i guardiani". Villa Torlonia? Dei principi di Torlonia? Di quei principi di cui ogni mattina raccontava la storia, ricoprendo, secondo un segreto rituale, ad ogni nome, ad ogni aneddoto, il suo ombrello con un scocth a volte bianco a volte nero, a volte bianco e nero…lo stesso ombrello, anche col sole, la stessa storia…? E poi un barbone? Un poeta. Un letterato. Hanno provato con il metadone, i centri di recupero, gli spot televisivi, i film-inchiesta, il diritto penale, lo zoo di berlino. Idioti. Nessun amore per la letteratura, il gioco dei contrari, il pensiero dialettico. Diventa sempre più urgente il bisogno di un manipolo di intellettuali che si costituiscano in falange armata. Prendano d’assalto i ministeri, le farmacie, gli ospedali, i centri di ricerca. S pieghino al mondo come l’unica vera suggestione capace di tenere testa ad ogni tipo di oppiaceo sia un composto di uova, burro, uva passa, vaniglia, estratto di arancia. Anche detto madaleine proustiana. Prima fase per la costituzione di una falange armata: Se il nome del vostro Somebody (persona amata, una o un ex) continua a rodere come una termite i vostri centri nervosi, distogliendovi dalla rivoluzione dialettica, prendete un amico paziente e portatelo al bar. Cominciate a raccontargli, davanti ad un rosso Campari, del vostro Somebody, di come da uomo/donna medio/a si è dato/a alla macchia dopo che gli avete detto "Tutto il mio folle amore lo soffia il vento". Scatenate i ricordi. Siate banali. Condite il tutto con del sano vittimismo, ma siate gentili. Offrite al vostro amico le struzzicherie di cemento che accompagnano il vostro Campari, prendetegli la mano. Ftetevene dei romanzi di appendice, delle canzoni di Baglioni, di Cime Tempestose ed invertite la rotta. Comportatetevi come Ulisse quando decide di non tornare più ad Itaca. Quando, anzi, si allontana da Itaca a vele spiegate verso una lontananza che ad ogni lega produce se stessa. Se tutto questo, come credo, non sarà servito ad alleviare il vostro dolore, mettete alla prova voi e il cameriere e ordinate una madaleine. Lasciate perdere la forchettina che accompagnerà la madaleine e portatevela alla bocca con le mani. I ricordi sono spariti? No? Assaporate lentamente e godetevi il tramonto verde. Un primo boccone: forza, ce la potete fare! Su, su, lo so, che state annegando in un mare di rimpianti e di ricordi come un pesciolino rosso in un mare di pirahna! Un altro boccone! Ecco, vedete? Al terzo già non ricordate più il nome di Somebody e la sua fulva criniera comincerà a confondersi con mille altre, perdendosi tra la fiumana di avventori del bar. Allora siete guariti. Seconda fase per la costituzione di una falange armata. Superata la fase di ottundimento del muscolo cardiaco, siete pronti per il passo successivo. Questa volta non sarà sufficiente un amico paziente, ma un folto manipolo di coraggiosi e ferma capacità di analisi e di organizzazione. Samurai. Scegliete i Samurai tra quelli che almeno una volta hanno sfogliato Guerra e Pace, pur senza arrivare alla fine. Accertatevi che abbiano letto, invece, almeno una volta Majakovskij o Malatesta e che non siano vittime delle sovrastrutture da bignami marxista. Secondo i miei calcoli, a questo punto, non vi resteranno che tre o quattro Samurai. Bene. Aprite due o tre bottiglie di aglianico (suggerirei una pro-capite, ma è discrezionale), in numero comunque sufficiente per stabilire un’atmosfera rilassata. Mentre il vino finisce nei bicchieri, aizzateli con i discorsi di Marinetti, i phamplet di Céline e i manifesti di Debord. Dopo una così certosina operazione pedagogica e soprattutto dopo il ventesimo bicchiere di vino, apparirà chiaro a tutti che la vittoria mutilata di Fiume vada riscattata. A questo punto (e solo a questo punto), quando cioè i Samurai cominceranno ad urlare incomprensibili versi da cercopiteco come forma di autoincitamento, a questo punto, dicevamo, fornite loro il kit. E come un novello Berlusconi che largisce "valigette" nei covi dei forzitalioti, fornite ai vostri Samurai: 1) un’auto rubata, 2) una pistola falsa, 3) un paio di manette, 4) dei cappucci neri (mi raccomando non quelli a punta che trovate al mercatino del KKK) 5) il primo numero del "Internazionale Situazionista". E passiamo alla terza fase. Terza fase per la costituzione di una falange armata. Si sa che qualsiasi edificio costruito grazie alla burocrazia, merita le fiamme, se non altro per un senso estetico dadaista di cui siamo fermi sostenitori. Ora, quali edifici, secondo voi, si prestano di più ad una performance dadaista di questo spessore? Senza rifletterci su nanosecondi eisteniani, in testa c’ è sicuramente l’Università, coarcevo di baroni incancreniti colpevoli di inculcare nei giovani falsi modelli letterari, politici, ideali, votandoli ad vita in cui l’unico senso critico concesso è una cultura da telegiornale serale (tutti uguali, tutti allo stesso modo reticenti). Ecco, direi che l’Università ben si presta all’ assalto della vostra giovane falange: prendetelo come un primo facile rodaggio. Sgommate con la vostra auto rubata alla volta della sede feudale. Una volta arrivati, noterete come, nonostante l’ora notturna, tutte le luci sono accese, la qual cosa, considerando che non si tratta di un pericoloso centro studi per la fusione a freddo, vi farà se non altro incazzare per come vengono spesi i soldi pubblici (senza tener presente che le stesse persone che di giorno custodiscono il sacro fuoco del sapere, di sera inflazionano i talk show parlando di risparmio energetico e di consumo critico). Tranquilli, non lasciatevi intimidire dal sistema foucaltiano, tutto questo non può far altro che rinvigorire i propositi dadaisti della vostra neo-falange. A questo punto, avrete già indossato i cappucci. Entrate dalla porta sempre aperta sul retro e dirigetevi verso la cabina del bibliotecario/custode. Sicuramente lo troverete sprofondato nella sua poltrona di velluto a non- leggere Oblomov. Perfetto. Assalitelo alle spalle, portatelo, grazie alle argomentazioni della finta pistola, nel buio del retro biblioteca. Mentre lui vi implorerà di risparmiarlo, leggetegli la prima pagina dell’Internazionale Situazionista. Lui scoppierà a piangere, nel tal caso, per risparmiarvi la scena, incappucciatelo. Recitategli nell’orecchio i manifesti di Majavkoskij e stralci di Malatesta. Andate via. Quando si sarà ripreso dallo spavento si troverà in una stanza immersa nel buio di un silenzio liturgico e sulla scrivania, troverà aperto, manco a dirlo, Guerra e Pace. Ps - Gracias alla mitica Rosy e all'altrettanto mitico Alejandro Jodorowsky Tutti abbiamo una parte femminile, è vero. La mia è lesbica. |