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Nick: Aragorn84
Oggetto: LIBERO di FELTRI
Data: 3/6/2004 22.32.52
Visite: 79



DOPO L'INUTILE CONGRESSO, ORA IL PREMIER SI GIOCA TUTTO SU TASSE E VISITA DI BUSH
Il vento elettorale non sembra favorire la Casa delle Libertà



Vittorio Feltri

Non ho capito il senso del congresso di Forza Italia. Però ho capito che non si è trattato di un autentico congresso. Cosa di cui il partito non ha mai avuto bisogno perché non è un vero partito; d'altronde, in dieci anni e passa di vita, Forza Italia ha organizzato soltanto due assise, inutili entrambe. C'è il Cavaliere e basta. Il resto è contorno balsamico, né a lui interessa altro. Berlusconi è come l'uomo che egli ha amato e detestato maggiormente: Indro Montanelli. Così come Indro considerava Il Giornale solo un personalissimo pulpito dal quale far cadere sul popolo adorante la propria parola, così Silvio considera gli azzurri dei semplici concessionari del suo marchio, autorizzati sì a diffondere il verbo del capo, ma non a discuterlo, neppure una volta tanto. Lui e la base non sono legati da un rapporto dialettico, bensì da un contratto tipo franchising. Sono stato ad Assago giovedì, giorno d'apertura. Posti in platea, esauriti. Tribune semivuote. Spettacolo desolante appena vivacizzato da qualche bandiera tricolore. Sorpresa: il ruolo di valletta viene assegnato alla signora Prestigiacomo, carina e garbata, d'accordo, ma una ministra può fare di meglio che accompagnare al microfono i cosiddetti oratori. Immagino che il primo a parlare sia Berlusconi; no, parla il sindaco di Assago. Quindici minuti di elogi al Premier. Poi parlano Ombretta Colli (gradevole), Albertini, Formigoni, Bondi.
Un concerto di turiboli. Un eccesso di incenso bruciato che provoca nausea. Quando tutti i delegati sono già sbronzi di luoghi comuni, attacca Berlusconi. E non la finisce più. Due ore di salmi che solo Giobbe avrebbe sopportato senza smoccolare . Grave errore del Cavaliere. Il quale irride alla legislatura scorsa dominata dal centrosinistra. Dice: Prodi fu buttato giù da Bertinotti; D'Alema si sentì costretto a mollare per aver perso le regionali, sostituito da Amato. Non andò in questo modo. D'Alema accettando la politicizzazione di quelle elezioni commise una imprudenza (o ingenuità) affermando: se perdo, vado. Perse e sparì. In un Paese in cui l'attaccamento alla poltrona è un inguaribile morbo, le eccezionali dimissioni dell'allora presidente del Consiglio andavano elogiate almeno alla memoria. Altro che sfottere. Rispettare la parola data è sempre lodevole. A parte ciò, la gaffe consiste nel fatto che, avendo anche lui politicizzato la prossima consultazione elettorale, se putacaso il centrodestra andasse sotto alle Europee, il signore di Arcore per coerenza - e simmetria con D'Alema - sarebbe obbligato a lasciare Palazzo Chigi. Un guaio da evitare con cura. E un pasticcio paraistituzionale: far dipendere la sopravvivenza del governo da elezioni che non siano strettamente politiche è un insulto alla regola. Il similcongresso di Assago mi è sembrato un incidente. Inopportune anche le stilettate a Giuliano Ferrara, autore di un articolo sul Foglio dal titolo sbilenco e provocatorio, ma dal contenuto ineccepibile.
O votare Berlusconi per un giornalista dalle opinioni non banali comporta la rinuncia a rivedergli le bucce? Ferrara ha fatto osservazioni che meritavano una risposta onesta: che ne è dell'articolo 18, della riforma pensionistica, della riforma istituzionale, della riforma della giustizia? Ancora: dov'è nascosta la depenalizzazione dei reati di opinione? E il conflitto di interessi si è risolto per divina intercessione? Non è colpa di Ferrara se questi punti rimangono in sospeso. Ora, se un congresso non serve a chiarirsi le idee, ma soltanto a sfogare la voglia di applaudire il leader, beh se ne può fare a meno. Queste annotazioni negative non hanno altro valore se non quello di aiutare Berlusconi a stare in carreggiata. Interpretarle diversamente è da pretoriani, da lacchè, da cacciatori di briciole sotto il tavolo. Nonostante le sue topiche, il cavaliere continua comunque a vantare un medagliere davanti al quale occorre inchinarsi. Nel 1994 ci ha salvati dalla valanga rossa, esattamente come De Gasperi nel 1948 ci salvò dalla cortina di ferro. In un momento di crisi internazionale, ha ancorato saldamente l'Italia all'Occidente, agli Stati Uniti in particolare. In più ha tenuto fede ad alcune promesse programmatiche; e ha tempo due anni per completare gli impegni. Ovvio, il difficile arriva ora: ridurre le tasse. Impresa titanica. Ma se egli assesta il colpo d'accetta al fisco si garantisce la permanenza a Palazzo Chigi chissà per quanto. Un ostacolo fra due settimane: l'appuntamento elettorale, e averlo caricato di valenze politiche è stato appunto uno sbaglio enorme. Berlusconi ha una chance il 4 giugno. Se saprà gestire la visita di Bush e placare i bollori piazzaioli di Bertinotti e compagni forse cambierà il vento a suo favore. Forse.



[ Libero ]



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LIBERO di FELTRI   3/6/2004 22.32.52 (78 visite)   Aragorn84
   re:LIBERO di FELTRI   4/6/2004 1.9.26 (31 visite)   otAmArR
   re:LIBERO ....   4/6/2004 9.8.2 (29 visite)   Acaro
   feltri   4/6/2004 9.19.45 (20 visite)   DOCET
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