Andreotti è stato condannato, ma nessuno lo sa.
Praticamente il fatto risale al lontano 1999, quando durante un porta a porta organizzato per festeggiare l'assoluzione in primo grado di Andreotti, lo stesso senza contraddittorio (hai visto mai che qualche giornalista impertinente ricordava ad andreotti che nella sentenza c'erano elementi politicamente e moralmente gravissimi?), infamava il giudice Almerighi, uno degli amici più cari di Falcone, reo di aver testimoniato contro di lui a proposito dei suoi affettuosi rapporti col giudice Carnevale (ora reintegrato in Cassazione grazie a una legge ad personam fatta dal Polo e mai cancellata dall'Unione): in particolare, sulle pressioni esercitate da Andreotti sull'allora Guardasigilli Virginio Rognoni per bloccare un procedimento disciplinare contro il giudice Carnevale. Pressioni che Almerighi aveva appreso da un amico, il sen. Pierpaolo Casadei Monti, allora capogabinetto al ministero. Il quale però, al processo, non se la sentì di confermare.
Andreotti,durante la puntata di porta a porta e poi sull'espresso, infamava Almerighi dandogli del «falso testimone», del «pazzo» che racconta «infamie». Paragona il giudice ai «falsi pentiti» prezzolati e aggiunge che affidare la giustizia a gente come lui «è come lasciare la miccia nelle mani di un bambino». Almerighi naturalmente querelò Andreotti.
Il 15 giugno di quest'anno è stato condannato per calunnia, nei confronti del giudice Almerighi, dal Tribunale di Perugia a pagare 2mila euro di multa (interamente condonata dall'indulto che copre anche le pene pecuniarie), oltre a 20mila euro di provvisionale a titolo di acconto del risarcimento del danno da fissare in separata sede civile. L'altro ieri è uscita la motivazione della sentenza firmata dal giudice Massimo Riciarelli, ma naturalmente nessun tg, nessun giornale han dato la notizia.
Infatti le motizioni si possono leggere giudizi pesanti contro Andreotti,
che è giudicato colpevole di diffamazione perché «ben consapevole che le sue parole gravemente diffamatorie, inutilmente volte a gettare fango su Almerighi, erano destinate alla divulgazione e alla pubblicazione». Quanto ad Almerighi, «può ritenersi provata la circostanza che quel tipo di confidenza (sui traffici di Andreotti pro Carnevale, ndr) gli era stata fatta per davvero» da CasadeiMonti: lo provano le «concordi deposizioni» di almeno tre magistrati e l'atteggiamento dello stesso Almerighi il quale, «spinto da un'ansia di verità, che muoveva dallo sdegno per i tanti morti tra le file dei suoi amici» (da Ciaccio Montalto a Falcone e Borsellino), giunse «a divaricare la sua posizione da quella dell'amico confidente Casadei Monti, a costo di esporre lui o se stesso al rischio di non esser creduto».
Almerighi dunque ha detto la verità; Andreotti invece «plurime esternazioni menzognere» e insulti «lanciati come strali dinanzi ai quale si resta impietriti».
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