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Nick: Bardamu
Oggetto: controviolenzadonne.org
Data: 5/11/2007 18.45.21
Visite: 217

Il rumeno assassino e stupratore verrà punito pensantemente.
Grazie al suo lurido gesto verranno approvate leggi più efficienti(forse) in materia di microcriminalità ed immigrazione e forse qualcuno inizierà a ragionare sulla scarsa integrazione che avviene in Italia. Gli immigrati troppo spesso sono vittime di sfruttatori italiani.
E comunque alla fine la nostra coscienza di cittadini italiani potrà stare tranquilla.
Potremo continuare a fare le nostre violenze sulle donne: 80% dei crimini contro le donne è commesso da italiani.
Ne aveva parlato anche Riccardo Iacona in una puntata di W l'Italia dal titolo esplicativo
: Apartheid.

Ne parla anche Anna Polidori su altre notizie con un articolo dal titolo altrettanto eplicativo
:
L’alibi razzista rimuove la violenza sulle donne.

E’ sconcertante, in queste ore, il silenzio che sta eludendo una riflessione collettiva ben più urgente delle svolte legalitarie e razziste conseguenti al brutale omicidio di Giovanna Reggiani. Mentre le ronde fasciste mettevano in atto la più squallida delle vendette nei quartieri periferici della Capitale, picchiando selvaggiamente quei “diversi da sé” che altra colpa non hanno se non quella di essere dei poveracci alla ricerca spasmodica di una vita migliore, altre due donne venivano selvaggiamente brutalizzate in due diverse regioni d’Italia senza che questi atti potessero in alcun modo essere ricondotti a questioni di stampo razziale...Le donne tra i 16 e i 50 anni muoiono più facilmente per violenza che per incidenti stradali o malattie (dati Istat 2006); quasi 14 milioni di donne hanno subito almeno una volta nella loro vita un tentativo di violenza e solo negli ultimi 12 mesi, il numero delle donne vittime di violenza è stato di 1.150.000. Nel 2006 si sono registrati 74mila tra tentativi e stupri veri e propri. Eppure la violenza sulle donne è un dramma che viene rimosso.
(
Elena G. Polidori - altrenotizie)


E’ stato così anche in questi giorni. Mentre il governo si è affrettato a trasformare in decreto un disegno di legge sulla sicurezza per far piazza pulita di immigrati scomodi, la legge quadro sulla violenza alle donne continua a stagnare in commissione Giustizia della Camera senza che a nessun esponente politico,  sia venuto in mente di dare una scossa al governo per consentire, almeno, una corsia preferenziale all’articolato, avviandolo verso una rapida approvazione parlamentare.


Per scuotere, anche se solo minimamente, le coscienze su questa emergenza nazionale, è stata organizzata per il prossimo 24 novembre una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
SABATO 24 NOVEMBRE 2007 - ORE 14


Le donne denunciano le continue violenze e gli assassini che avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e conoscenti.
E’ una storia senza fine che continua a passare come devianza di singoli, mentre la violenza contro le donne avviene principalmente all’interno del nucleo familiare dove si strutturano i rapporti di potere e di dipendenza.
Ricordiamo che l’aggressività maschile è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo.
Il tema, soprattutto in Italia, continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura avallando la tesi che sia qualcosa di ineluttabile, mentre si tratta di un grave arretramento della relazione uomo donna.
La violenza contro le donne non deve essere ricondotta, come si sostiene da più parti, a un problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico. La violenza maschile non conosce differenze di classe, etnia, cultura e religione.
Non vogliamo scorciatoie legislative e provvedimenti solo di stampo repressivo.
Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo non può esserci salto di civiltà.
Scendiamo in piazza e prendiamo la parola per affermare, non come vittime ma come protagoniste, la libertà di decidere delle nostre vite nel pubblico e nel privato. Scendiamo in piazza per ribadire l’autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche.

Contatti e adesioni:
www.controviolenzadonne.org








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