Oggetto: Studiare all'estero
Data: 8/11/2007 21.4.5
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E cosi, per colpa di un'americana imbecille - ospite in Italia per un programma studentesco - che amava passare le sue giornate facendosi gangbangizzare e distruggendosi praticamente ogni sera con alcol e hashish, ecco che comincia l'attacco e la critica - pacato, senza enfasi, come sanno fare i media - nei confronti del programma Erasmus, quello che ti permette di studiare per un anno o poco meno in un paese straniero.
Non è assolutamente un mistero ciò che - nel 90% dei casi - accade durante questa esperienza nel quotidiano dello studente Erasmus... feste in discoteca, festini a casa, qualche viaggetto, alcol e birra a fiumi, canne e fumo d'ogni sorta, scopate in quantità industriali, fegato e polmoni presi a pugni ogni settimana, ore di sonno pressochè inesistenti. E quel che rimane del giorno, se si ha tempo, si dedica allo studiare ed a seguire i corsi.
Si metta il loop a tutto questo ed ecco raccontati 9 mesi d'Erasmus. Più o meno.
Si tratta di semplice normalità in questo contesto. Non la critico perchè non c'è nulla da criticare, tutti - più o meno - lo fanno e l'hanno fatto, anche senza necessariamente andare a studiare altrove: può starmi sui coglioni e ad un certo punto farmi provare un certo senso di fastidio l'eccesso, l'esagerazione, ma esiste la democrazia ed ognuno può fare quello che vuole. Ma spesso, proprio "l'eccesso" - se alimentato e portato avanti da soggetti mentalmente instabili - può portare a risultati inaspettati e negativi, tragici, dove può scapparci - come s'è visto - anche il morto. E quando succede, il segreto di Pulcinella diventa sorpresa e stupore e provoca l'immancabile processo moralista che vede sul banco degli imputati il contesto o il soggetto: in tal caso, l'Erasmus.
Il giorno in cui feci le selezioni (superate) per potervi partecipare avevo anche un esame: ed il professore era lo stesso che un paio di ore prima mi aveva esaminato. Quando terminò, iniziò una predica sul fatto che in Erasmus gli esami si prendono con facilità e che tutto quello che si fa è perdere il tempo seguendo la triade Bacco-Tabacco-Venere: opinione condivisa penso dall'80% dei docenti universitari, eccetto forse quel 20% che ha avuto l'opportunità di studiare fuori.
La domanda nasce spontanea: perchè questa idea comune sull'Erasmus? Come lo sanno? Chi gliel'ha detto?
Grazie al cazzo, "ne hanno sentito parlare" mi potrete dire. Ed io, più che giustamente, ribatto: si, ma chi ha fatto in modo da creare questa voce, che poi alla fine è la verità?
Sono tutti quegli imbecilli, di entrambi i sessi, che sono partiti con l'obiettivo di fare di quell'anno Erasmus un periodo di vita senza regole e dove lo "scassarsi malamente" e fare cose precedentemente solo sognabili diventa d'obbligo. Non fraintendiamo, non sto facendo una crociata moralista e non sto dicendo che certe cose "nun s'anna fà", ma quando viene a mancare l'equilibrio si crea caos, ed il caos - nel caso dell'Erasmus - ha praticamente eclissato il significato principale di quest'esperienza: il mettersi a confronto con una realtà nuova, lo sperimentare che cosa significa essere stranieri in una terra straniera, il rendersi conto se si è davvero capaci di affrontare determinati problemi, il conoscersi meglio in un contesto diverso da quello in cui si è vissuti fino a poco prima di partire... e le ubriacature, le scopate, i pomeriggi passati a farsi una canna tutti assieme dovrebbero essere soltanto un contorno che aggiunge un pò di "movimento" a quest'esperienza. Se soltanto una delle due categorie sopracitate diventasse maggioranza totale, il vero spirito Erasmus andrebbe a farsi fottere: e purtroppo è già successo, da parecchio tempo ormai.
Il desiderio di certe persone di voler fare una vita - o un periodo di essa - che superi i limiti può rovinare una qualsiasi piccola opportunità che offre di poter fare un qualcosa di diverso per qualche mese o qualche anno... e questa gente - che alla fine nemmeno deve avere qualcosa che gli funziona bene in testa - è la causa di questo "mandare a puttane".
Quando sono stato sette mesi fuori non c'è stato giorno in cui non mi sia scolato una Guinness o una Heineken, andato ad una festa d'appartamento o trombato l'Erasmus straniera di turno: ma ho lasciato che tutto accadesse da sè, senza andarmelo a cercare forsennatamente.. e tanto meno senza essere partito con l'obiettivo di bere e scopare come un maiale. Non sono un moralista - e lo ripeto - e non sono nè meglio nè peggio degli altri... ma almeno io sono partito perchè avevo bisogno di confrontarmi con un qualcosa di importante e per capire se ero davvero la persona che ho sempre creduto di essere o meno. Il resto - le bevute, le trombate e le cantate per strada alle 4 di mattina con altri Erasmus - è stato semplicemente un contorno... che, nonostante il suo essere periferico, è stato comunque importante.
Certi pazzi, certe persone prive di personalità dovrebbero continuare le loro patetiche vite nel proprio paese, senza rovinare un gran bel progetto come l'Erasmus o qualsiasi altro programma di scambio studentesco.
Bonanott.
