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Nick: ToninoScardi
Oggetto: Sarà vero?
Data: 9/11/2007 10.54.8
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Incredibile in Croazia: italiani arrestati e picchiati. Pagato un riscatto per la loro liberazione
Scritto da Elisa Arduini
giovedì 08 novembre 2007
Il fatto è accaduto lo scorso mese di agosto in Croazia, ma fino ad ora nessuno ne ha parlato, come se fosse una cosa normalissima che degli italiani, tranquillamente in vacanza, vengano sommariamente arrestati, picchiati, insultati e che gli venga negato qualsiasi diritto fino ad arrivare a pretendere 40.000 euro di riscatto per la loro liberazione.

I fatti: alcune famiglie di italiani se ne vanno tranquillamente in Croazia, in un villaggio turistico. Tra questi c’è quella di Giuseppe Monsurrò, tecnico grafico napoletano appena ventunenne il quale per quest’anno aveva scelto di trascorrere le vacanze con la famiglia. Arrivati al villaggio, non è tutto come era stato descritto su internet, regole di silenzio rigorosissime, da convento le definisce Giuseppe, ma quello che è più grave è che dalle 22 in poi il villaggio rimane completamente abbandonato in mano a delinquenti con indosso una divisa da security.

E’ lo stesso Giuseppe a raccontarci quello che accadde una sera d’estate: una sera dopo una banalissima discussione verbale con la security che entrando di forza nel nostro bungalow (dove ci eravamo riuniti in nove persone tra amici e parenti per vedere un film) pretendeva che appena alle ore 22:00 si dovesse tacere e ognuno sarebbe dovuto rientrare nei propri bungalow, mentre il regolamento che il direttore aveva spiegato prevedeva un discreto silenzio entro le ore 24:00. Mentre si discuteva, la security che ci offendeva usando parole di razzismo (verso noi italiani) chiamò la polizia.

Noi aspettammo la polizia credendo di poter spiegare le nostre ragioni ma non fu così perchè arrivata la polizia (in tenuta antisommossa) cominciò ad aggredire e picchiare violentemente quasi tutto il gruppo. Fu un incubo, picchiarono donne e uomini con i manganelli senza alcuna pietà (gli uomini della security se la ridevano) mentre ci picchiavano arrestarono cinque di noi (tra cui me che stavo fotografando la loro inutile brutalità), ci picchiarono durante tutto il tragitto dal villaggio al commissariato insultando noi e le forze dell'ordine italiane(carabinieri) arrivati al commissariato ci trascinarono fuori dal cellulare con violenza, ci buttarono a terra a 2 alla volta ammanettati e in

pantaloncino e canottiera (quasi a dorso nudo perchè strappata) fummo brutalmente picchiati, sputati addosso e derisi, ci alzarono quasi esanimi. Ci portarono all' interno della caserma, ci spinsero con la faccia contro il muro sempre ammanettati, continuarono a dare calci cazzotti e manganellate alla schiena e alla testa di quattro di noi perchè la quinta(ragazza studentessa universitaria di appena 20 anni) fu costretta a guardare il macabro spettacolo.

Ci tennero vicino al muro per quasi due ore con i polsi che sanguinavano tanto erano strette le manette, dopo di che fummo portati in delle celle, sporche, con zecche e pidocchi. Il mattino seguente la polizia ci chiese se c'erano persone che potevano testimoniare a nostro favore. Pensando che quello che era successo la sera precedente (anche se gravissimo) fosse stato solo un brutto malinteso(con la polizia speciale), con ingenuità demmo i nomi degli altri nostri familiari e amici presenti al fatto. La polizia si recò al villaggio e gli chiese di presentarsi al commissariato per deporre in favore degli italiani arrestati. Le sei persone che furono invitate a presentarsi a quest'ultimo arrivati in loco furono trattenuti in stato di fermo fino a quando non pagarono un ammenda di 2.500 euro.

Noi cinque invece, letteralmente seviziati, rimanemmo in stato di arresto e per due giorni e mezzo non ci diedero ne’ acqua ne’ cibo. Venimmo quindi trasferiti al tribunale di Pola dove un giudice con un tono di disprezzo disse che vista l'ora non aveva tempo da dedicarci e così fummo trasferiti nel carcere di Pola. Il giorno seguente il giudice ascolto le nostre versioni dei fatti e decise che quattro persone potevano essere scarcerate e una no, cioè io, trattenuto per presunta lesione a pubblico ufficiale.

Da quel giorno è iniziato il mio incubo. Io da ragazzo perbene che sono mi sono ritrovato da innocente in mezzo ai delinquenti e privato della mia libertà!! tutto questo è durato 40 giorni fino a quando la mia famiglia non è riuscita a racimolare la somma di 40.000 euro che sono stati pagati allo stato croato in cambio della mia libertà.

Questo il raccapricciante racconto di Giuseppe, un racconto che non lascia adito a dubbi sul comportamento della polizia croata e sulla vera e propria estorsione ai danni della famiglia del giovane, vittima di questo inaudito abuso. Ma voi vi chiederete: cosa hanno fatto le autorità italiane dopo questi fatti da arancia meccanica perpetrati contro dei cittadini italiani tranquillamente in vacanza?

La prima volta che la madre di Giuseppe si è rivolta al Consolato non le hanno nemmeno aperto, ci hanno parlato per citofono. Poi le hanno consigliato un avvocato che però se ne fregava altamente, dopo di che la famiglia, esasperata dal sapere il ragazzo in prigione, ha assunto un nuovo avvocato il quale ha organizzato lo "scambio": 40.000 euro (la richiesta iniziale era di 50.000) per la liberazione di Giuseppe.

Ora in teoria Giuseppe dovrebbe ancora subire un processo in Croazia e questo dopo che la sua famiglia (una normalissima famiglia di operai, non ricca) ha dovuto subire il ricatto di pagare 40.000 euro per la sua liberazione. E’ chiaro che, non solo lo Stato Italiano dovrà opporsi a qualsiasi domanda di estradizione da parte del Governo croato, ma dovrà anche accertare i fatti e se è il caso, dovrà sottoporre la questione alla Corte Europea dei Diritti Umani.

C’è da aggiungere che, sebbene i protocolli internazionali non lo prevedano in quanto la Croazia non fa parte dell’Unione Europea, ci sarebbe da dare un sostegno legale alla famiglia di Giuseppe, un sostegno che miri, oltre a garantire i diritti di un cittadino italiano, a denunciare i fatti commessi dalla polizia croata, un sostegno che solo lo Stato, in quanto tale, può dare.

Non continuiamo a chiudere gli occhi di fronte a questi incredibili fatti che accadono ai danni di cittadini italiani. Garantiamo (giustamente) i diritti di chiunque sia nel nostro territorio ma non garantiamo quegli stessi diritti ai nostri connazionali. E’ una cosa che non può andare avanti così.

Elisa Arduini


fonte: http://www.secondoprotocollo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=779&Itemid=1
Con la calma e con la vasellina, l'elefante si inculò la formichina.



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