 |  |
 |
Nick: Zanardi
Oggetto: Quinta Puntata
Data: 14/11/2007 20.57.50
Visite: 583
La Vera Storia di ladyvivi – QUINTA PUNTATA
PRIMA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2519934-0-le-vera-storia-di-ladyvivi.html
SECONDA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2527664-0-seconda-puntata.html
TERZA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2528335-0-terza-puntata.html
QUARTA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2530675-0-quarta-puntata.html
Piena di tristezza e frustrazione, nonostante la sua qualifica di severissima e cinica dottoressa in Farmacia, ladyvivi si rifugiò in storielle senza senso, con chatters.
Il primo fu un macrocefalo di Portici, molto carino ma curt.
Le faceva due palle così con De Gregori r’à matin a sera.
Ci fu solo qualche bacio e un po’ di petting spinto e lo lasciò.
Non ci refuse niente se non una penna mp3 da 99 euro, poiché da questo momento ladyvivi prese l’abitudine di relegare oggettucoli tecnologici ai suoi spasimanti.
Il secondo chatter fu uno che ladyvivi non aveva visto in foto, ma direttamente dal vivo e che non le piaceva perché gli feteva la scella in maniera impressionante.
Ci fo solo qualche bacio e la storia durò un mese e mezzo.
Comunque questo chatter qua era un Dongiovanni della chat e aveva confermato il detto che del porco non si butta mai via niente e aveva aggiunto ladyvivi alla sua collezione degli orrori.
Infatti questo chatter qua di ladyvivi non buttò via nient, neppure i jeans.
Sì, perché quella volta in macchina, quando si appartarono, l’atmosfera si riscaldò. Ma solo per lui. Ladyvivi era più scocciata e infastidita che altro, ma mica si può dire di no a quel punto!
Quindi lui si strusciava con lo zizì da fuori addosso a ladyvivi, ma non direttamente sulla patata, bensì sul jeans, cercando di pecorizzarsi il Wampum.
E lei, girata dall’altro lato, faceva la faccia della pazienza e pensava ma vir a chist, cu tutt o jeans acopp, ma che gusto ci proverà?
Poi lui finì e ritornarono a casa.
Il terzo chatter fu un chatter che abbindolò ladyvivi con un fare da uomo splendido in chat.
Ladyvivi si fece conquistare perché il terzo chatter sembrava un uomo colto, prima e un uomo proprio bello, poi.
Lo adorava con quella sua vestaglietta di seta viola dopo la doccia post chiantella.
Era un uomo affermatissimo ai massimi livelli. Sembrava. Quindi va bene, perché se era affermato si poteva fare.
In realtà non lo era, era un uomo normale, con un lavoro normale, ma ladyvivi ancora non lo sapeva.
Normale, sì, ma con uno stomaco di ferro. Sì, perché se la alza per 4 lenticchie, come Esaù. Solo che Esaù per 4 lenticchie s’era venduto il figlio, lui il pesce.
Dopo tre giorni che si conoscono ladyvivi regala al suo uomo un Ipod di 200 euro, perché lo ama.
Lui se la tromba, non è chiaro se per riconoscenza o per avere altri regali. Che arrivano puntuali.
Alti Ipod da 200 euro l’uno.
Ma il colpo da maestro è quando lui porta ladyvivi al ristorante costoso che si chiamava la Taverna del Capitano a Nerano, poi dice ca nun ten sord e fa pagare tutto a lei. Costo della cena: 300 euro.
Lui la lascia in un giorno importante per la sua carriera universitaria dicendo di aver incontrato una sua ex e lui era innamorato ancora e ladyvivi sta male e piange.
Ladyvivi piange sempre, sempre, sempre.
Che cazz’ me chiagn? Boh
Nel suo appartamento di Via Castellino dove ladyvivi si era trasferita proprio per stare vicina al suo nuovo uomo, quel letto dove faceva l’amore con lui non lo poteva più vedere perché stava male, perché ci vedeva lui ancora dentro. Uno strazio, insomma.
E così mise la foto di lui incorniciata sul muro, genere parente morto da tre mis, con un vasetto ad acqua dove ogni tanto ci si mette un garofano.
Dopo un primo periodo di sofferenza atroce, ladyvivi comincia a dirsi, guardandosi nello specchio: ma che me ne fott a me e iss? S’acceress iss i jazzisti e tutto. Che poi a me me piacen gli 883 e gli Zero Assoluto, che aggia fa cu stu jazz? E’ nu vecchio.
E così ladyvivi dimenticò pure costui pur abitando tutt’oggi a 200 metri da casa sua.
Il quarto chatter era uno che andava a casa di ladyvivi semp con tre amici.
In pratica in casa erano semp a otto persone: iss, tre amici suoi, ladyvivi e le sue tre coinquiline.
Spesso si radunavano vicino al termosifone della stanza da pranzo (non avevano un camino) e cantavano le vecchie canzoni dello Zecchino d’Oro e nell’occasione spesso ladyvivi si vestiva qualche volta da Mago Zurlì e qualche altra volta da Cristina D’Avena cantando Un lalla un lalla un lallalà questo è il valzer del moscerino un lalla un lalla un lallalà questo è il valzer che fa lallalà.
Con questo quarto chatter solo un bacio e nulla più poiché ladyvivi scopre subito che era fidanzato.
All’improvviso comparve il quarto chatter e mezzo: un uomo bello, ma bello oggettivamente.
Ed insospettabile.
Fidanzato però.
Ladyvivi lo sapeva ma non se ne fottette.
Pensava me vogl’ levà ‘sto sfizio, che me ne fott? Me ne vogl verè ben.
Con il quarto chatter e mezzo si vedeva clandestinamente e ci furono solo maniate di zizze e di zizì, all’inizio. Un po’ dopo si decise di copulare.
Il quarto chatter e mezzo pronunciò nei confronti di ladyvivi il più bel complimento che lei avesse mai Ricevuto: sei il più coppo tra le ragazze che ho avuto, ma come sto cu te nun sto cu nisciun.
In verità pure il quarto chatter e mezzo teneva un dio di stomaco.
Poi una volta in auto, tra una maniata e un’altra, il quarto chatter e mezzo chiese a ladyvivi: sai.... la centrifuga…
A ladyvivi brillarono gli occhi: qualcuno le aveva chiesto del suo lavoro dove lei primeggiava sempre e comunque.
Ladyvivi cominciò a spiegare che la centrifuga era un apparecchio che serve a pellettare, costituito da un rotore sul quale si alloggiano delle provette che, sotto l’effetto della forza centrifuga, tendono a far sedimentare il loro contenuto e che poi la madonna, gesù, san Giuseppe, i re magi e i dromedari e la stella cometa.
Il quarto chatter e mezzo disse OHHHHHHHHHHHHHH fermt!!! Che vuoi pellettiere il cazzo? Calmati, calmati, stai facenn nu poema! Io vulev ricere n’ata cos.
E ladyvivi chiese: e che cosa?
E il quarto chatter e mezzo disse: volevo dire che tieni un fisichetto a forma di centrifuga, bello tondo tondo.
Purtroppo la storia col quarto chatter e mezzo terminò drasticamente per intervento repentino nonché nervus della fidanzata di lui.
Tale fidanzata chiamò telefonicamente ladyvivi e fu uno scatenarsi di zoccol, puttan, lass sta o uaglion mio, eccetera.
Ladyvivi rispose Pfui plebea di provincia, e chiuse il telefono.
Non vide mai più il quarto chatter e mezzo ma non si preoccupò più di tanto.
‘O sfizio me l’agg luat, ripeteva a sé stessa.
Orami ladyvivi era una novella Lady Chatterley.
Poi fu la volta del quinto chatter. Vero amore.
A ladyvivi questo quinto chatter fu presentato da una sua amica del corazon, rivista per caso una sera in cui entrambe si recarono ad un raduno di chatters, in un locale napoletano a San Martino.
All’inizio a ladyvivi questo quinto chatter qua appariva come un cacacazzi, non vedeva l’ora se ne andasse per inciuciare con la sua amica del corazon.
All’improvviso si qualificò come edicolante interessato di sanità pubblica e chiese a ladyvivi il numero di telefono.
Fu amore.
Qualche giorno dopo ladyvivi ebbe l’invito da parte di un suo collega di andare a Dublino per l’Immacolata. Lei rifiutò per vedere il suo nuovo amore: il quinto chatter.
Perse la testa per lui nel giro di una semmana, nonostante, a detta sua, fosse bruttariell, chiattunciell, senza na lira, na fatica e na laurea.
Che poi ‘sto quinto chatter aveva degli amici che – a detta di ladyvivi – erano miezz alternativi e sfigati, quasi come degli strazzati coi cani assettati sulle scale dei palazzi del centro storico, e facevano discorsi in cui lei non poteva inziccarsi.
La povera ladyvivi una sera dovette addirittura sentire da uno di questi amici del quinto chatter, che l’essere umano era dotato di ben NOVE reni, e rabbrividì, poi disse, ma cu chi me la faccio, poi aggiunse vabbuò ed affogò la sua disperazione in un kebab tutto chin r’uoglio.
Così spesso ladyvivi si appiccicava col quinto chatter e gli diceva ma nun putimm sta io, te, ‘a fatica toja e ‘a fatica mia? C’avimma fa cu ‘sti cumpagn tuoj?
Ma, nonostante ciò, per ladyvivi lui, il quinto chatter, era tutto e moriva al solo pensiero di sentirlo al telefono.
Cominciarono a mangiare Kebab chin r’uoglio una continuazion, ogni sera.
Sì, perché all’inizio ladyvivi ci metteva tre giorni per togliersi dallo stomaco il kebab, poi, vista la sua fama di bona furchett’, cominciò a stafocarlo spiss.
Tra un kebab chin r’uoglio e una vaschetta di patane fritte, l’amore tra i due procedeva.
Facevano all’amore benissimo, ma ladyvivi cominciò con le sue paranoie l’amica Genovese la zia zitella ed anziana, e con chist che spariva e nun se faceva trovà.
Il quinto chatter minacciava ladyvivi di lasciarla un giorno sì e l’altro pure e per ladyvivi questo era un vero affronto poichè cominciò a pensare che non riusciva a tenersi chi davvero voleva, o credeva di volere.
Ladyvivi che nun avev mai fatt niente o quasi nulla in cucina, con la sua amica del corazon girò tutti i supermercati del Vomero alla ricerca della torta allo yogurt.
La compagna del corazon stava al Pc e ladyvivi sbatteva la panna et simila per fare la torta allo yogurt che venett na schifezza. Ma almeno la fece, per Dio Padre Onnipotente, jamm’!
Sempre insieme alla compagna del corazon ladyvivi andò a fare la "cazetta"della befana al quinto chatter.
La ’befana putev essere ess, ladyvivi cioè.
In pratica ladyvivi voleva portare la cazetta vestita da befana, su una scopa, ma la scopa non l’avrebbe retta quindi e andò a fare sta benedetta cazetta con tanto di bigliettino affettuoso all’interno.
Ma niente: la storia tra i due stava degenerando.
Cominciò a pensare e credere che lui fosse uno sballato, che se mbriacav e che non dormiva la notte, eccetera.
Cominciarono i primi litigi, ladyvivi lo alluccava nguoll dicendo vattennnnnn sì n’egoist, nu fallit, nun fatic né nient, sì nu buciardddddddddd!!!
E il locale del fatidico incontro, quello di San martino, da luogo della scintilla si trasformò in luogo dell’inferno: ogni giovedì, al raduno dei chatters, era una storia, una guerra.
Basta! Ladyvivi non ci voleva proprio più andare in quel posto!
E così finì drasticamente e tragicamente anche la storia col quinto chatter, colui che lei aveva amato all’inverosimile, più di qualunque altro uomo incontrato nella sua vita, più della sua carriera.
Anche la compagna del corazon se ne andò fuori dal corazon come il quinto chatter e a ladyvivi rimase sulament la torta allo yogurt, stavolta.
Ma pure ‘a cazett della befana a dire il vero.
Avrebbe voluto odiarlo, al pari degli strazzati coi cani assettati sulle scale dei palazzi del centro storico, ma sapeva che mai ci sarebbe riuscita.
Tentò pure di odiarlo, ma rimaneva la circostanza che quando le si faceva (e le si fa) qualche domanda in merito, con il passar del tempo, lei cambiava discorso, vulev sapè chist che tenev, che aveva fatto di speciale per far sì che non fosse dimenticato.
Non aveva fatto un cazzo.
Non la portava su di un piedistallo tipo Madonna Addolorata mentre lei considerava lui Bartolo Longo.
E, ad esempio, invece di portarla alla Taverna del Capitano a Nerano l’aveva portata sulament fuori ad un chiosco con un kebab chin r’uoglio in mano!
Doveva solo essere odiato. Ma niente. Ladyvivi non dimenticava e amava.
Per la serie anche i ricchi piangono.
Anzi, anzi le ricche figlie di farmacisti nonché severissime ricercatrici di Farmacia, piangono.
E così a ladyvivi non rimasero che i chili messi per i vari kebab chin r’uoglio e tanta amarezza.
Come se poi nun abbastaven i chili che già tenev.
Ps – Questa è stata la puntata più travagliata da partorire. Puntata delicatissima. Ogni riferimento a fatti o a persone è puramente casuale. Non conosco nick e nomi dei chatters
Tutti abbiamo una parte femminile, è vero.
La mia è lesbica.
