Nick: Bardamu Oggetto: il paese dei raccomandati Data: 16/11/2007 10.50.36 Visite: 208
Quattro persone su dieci in Italia trovano il posto grazie alle segnalazioni di parenti e amici Lo sostiene il Rapporto Isfol che sarà presentato la prossima settimana.
Quando il lavoro è un affare di famiglia
ROMA - Il miglior ufficio di collocamento in Italia resta la propria famiglia. Intesa in senso allargato: la rete dei parenti, degli amici, dei colleghi, dei conoscenti. Quella rete che con il tam-tam, le informazioni riservate, le dritte giuste e infine la raccomandazione, può farti vincere la gara più combattuta di questi tempi, la gara per il posto di lavoro. Il curriculum, il colloquio, le lingue straniere: tutte carte importanti da giocarsi, ma mai decisive come la telefonata giusta alla persona giusta. Mentre i veri Uffici di collocamento, che da qualche anno si chiamano "Centri per l'impiego" o "Agenzie per il lavoro", restano desolatamente vuoti, inutili, inefficaci. Che siano pubblici o privati. I dati del nuovo rapporto annuale dell'Isfol (l'Istituto per la formazione e il lavoro), che verrà presentato a Roma il 21 novembre, parlano chiaro. La percentuale di chi nell'ultimo anno ha trovato lavoro tramite le proprie private conoscenze, e dunque è stato segnalato, raccomandato e infine cooptato, è altissima: il 40 per cento. Mentre appena il 5 per cento degli impieghi sono stati assegnati attraverso i centri di collocamento (3,3 per cento per quelli pubblici, 1,8 per le agenzie di lavoro interinale). E pensare che il 59 per cento degli aspiranti lavoratori si rivolge ai centri di collocamento, ricevendone però quasi sempre risposte negative. E non solo: i canali "tradizionali" funzionano in tempi più rapidi. Se trova lavoro entro un mese solo il 24 per cento di chi si rivolge ad un Centro per l'impiego, questo indice sale al 52 per cento tra chi si rivolge ad amici, parenti e conoscenti...
Il declino di questo paese nasce da qui.
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