Nick: Zanardi Oggetto: Sesta Puntata Data: 16/11/2007 20.5.17 Visite: 340
La Vera Storia di ladyvivi – SESTA PUNTATA PRIMA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2519934-0-le-vera-storia-di-ladyvivi.html SECONDA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2527664-0-seconda-puntata.html TERZA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2528335-0-terza-puntata.html QUARTA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2530675-0-quarta-puntata.html QUINTA PUNTATA: http://www.ircnapoli.com/forum/2533009-0-quinta-puntata.html Dopo la fine della storia con il quinto chatter, ladyvivi cadde in uno stato di crisi profonda. Cominciò ad avvertire dolori dappertutto e a sopportare, addirittura, lo scotto di una gravidanza isterica. Poi si accorse che quella non era una gravidanza ma che tenev semplicmente a panz ‘e semp, diventata più tonda e voluminosa per via dei numerosi kebab chin’ r’uoglio ingurgitati una continuazion e disse meno male, almeno chest và. Ladyvivi stava però male, troppo male. A parte i dolori psicosomatici che sentev dappertutto, subì l’onta della depressione e si ricoverò in ospedale. Qui, con fare saccente e fiero, dava consigli ai medici sulle medicina che doveva prendere, fino a quando, il primario del reparto di neurologia, disse OHHHHHHHHHH a chi vuò romper o cazz! Qua decidiamo noi su quello che ti devi pigliare, mica tu! Tu sì mierec’? No, sì ricercatrice in Farmacia quindi statt zitt, osinnò pigliat i panni e vattenn. Che poi stai bella chiena chiena, stai bon affinale. Ladyvivi, che aveva scoperto nel frattempo che il padre del primario, in vita, era stato un operaio dell’Alfasud di Pomigliano, ricett schifata, e tu sì mierec primario? Tu aviv fa l’operaio come quel plebeo pezzente ‘e patet. Me ne vac, cià, sei un primario pezzentone e sfigat. Poi aggiunse: ah diceva mia nonna che quando nun è art vost jat affancul e sor vost!!! M'hai accis a salut oggi, mò ce vò? Hai capito primario pezzente? M’stis e pil oggi! Il primario sgranò gli occhi e disse ma perché hai i peli? E ladyvivi rispose, sì, mpiett, mica sul sulla ciucia che te creriv. Ma vatt a fà nu gir frate mjjj! Il primario pezzentone non proferì parola. Muto. Ladyvivi si innervosì tantissimo, pigliò i panni, se vestett (ci mise un’ora e mezza, poiché nel reparto se magnav buon e lei era ingrassata ancora di più e i panni nun ce traseven) e uscì dall’ospedale. Uscita dall’ospedale, ladyvivi passò qualche giorno a casa sua, da sola, senza uscire mai. Un giorno andò a trovarla un amico che, vedendola mesta e silenziosa, le chiese: stasera vieni al falò sulla spiaggia a Badolato? Vieni jamm. Ladyvivi rispose che non era cosa perché poi qualcuno, come al solito, l’avrebbe gettata in acqua e lei si sarebbe puzzata di freddo al 100%. L’amico rimase zitto e si sentì tanto Capitano Acab al cospetto di Moby Dick, poi proferì parola e disse jamm vieni c’addivertimm. E fu così che ladyvivi, seppur mesta e sconsolata e con in capa ancora il ricordo del quinto chatter, si convinse e falò in spiaggia a Badolato fu. Sulla spiaggia alcolici e spinelli con la pala. Ladyvivi si sentiva come un pesce fuor d’acqua, precisamente come Moby Dick fuor d’acqua. Pensò, io ossapev che nun aveva venì! O sapev che gli strazzati drogati, seppur senza cani, nun stann solamente sulle scale dei palazzi del centro storico a Napoli, ma pure in spiaggia a Badolato. O sapev! Nun aveva venì, song ‘na capecazz, nun aveva venì!. Ma all’improvviso le si avvicinò un ragazzo. Ladyvivi penso: oilloc, chist è bellill, speramm che è figlio e coccherun. Il ragazzo carino era di Torino e si chiamava Fulvio. Si avvicinò a ladyvivi e chiese oh scusa vuoi una salsiccia? Ladyvivi là per là si imbarazzò perché pensava che con la locuzione salsiccia il ragazzo carino di Torino intendesse offrirle il proprio pesce. Poi, resasi conto che stu cazz ‘e pesce o teneva semp ncap e che non era il caso di pensare sempre al sesso, realizzò che veramente di salsiccia commestibile si trattava e rispose: no grazie le salsicce calabresi sono piccanti e non mi piacciono. Quella della salsiccia era una scusa del ragazzo carino di Torino per abbordare ladyvivi e lei lo capì. Un altro coi peli sullo stomaco e con i gusti dell’orrido. Poi si compresero i motivi. Ladyvivi e il ragazzo carino di Torino passarono gran parte della serata assieme. Ladyvivi tra una chiacchiera e l’altra pensava: ragazzo,intelligente, a modo, non il solito discotecaro che nun serv a nient. Speriamo sia figlio pure ‘e coccherun importante a Torino. Parola porta parola e il ragazzo carino di Torino chiese: tu che fai nella vita? Ladyvivi chell aspettav per sparare fuori tutto il suo curriculum. Sono dottoressa in Farmacia, importante ricercatrice presso l’Università di Napoli, con una serie di pubblicazioni di successo. E tu? Ladyvivi dopo un po’ avrebbe preferito non aver mai chiesto al ragazzo carino di Tonino quel "E tu?". Sì, perché il tizio in questione era nu schiattamuort. Ma non apprendista schiattamuort, sia bene chiaro, ma schiattamuort schiattamuort. Sì, perché gli apprendisti lucidano i tauti, mentre iss era già in carriera avanzata: vestev i muort! Ladyvivi rabbrividì, stette zitta per qualche secondo, s’aizatt con fatica a causa dell’adipe e disse vabbè ciao Fulvio e stato un piacere. Fulvio disse: ti lascio il mio numero di cellulare, nel caso chiamami. Ladyvivi tra sé e sé pensò ma che sang r’à culonn, sul nu schiattamuort in carriera avanzata ce vulev per me. Questo marca a peste!. E si incamminò sulla spiaggia. Dopo un po’ Fulvio ribeccò ladyvivi e le disse ohi chi non muore si rivede. Ladyvivi sgranò gli occhi iraconda e disse: né uagliò, dottoressa e tutto te ric vatt ‘a fa na cacata. E nun ce romper o cazz! Ma vir tu se è cosa che m’adda abbordà nu schiattamuort! Ma va caco oì! Si grattò le zizze, piantò un Fulvio stupefatto in loco e chiese ad un amico di accompagnarla a casa. Le giornate di ladyvivi passavano noiose e tristi. Ladyvivi si sentiva di impazzire. Magnava semp. Semp e sul kebab chin’ r’uoglio, in ricordo del quinto chatter. Era diventata un Tir articolato. Sì, un Tir articolato, perché prima era sulament un camion. Cominciò a ripetersi spesso, guardandosi allo specchio: mi sento una "sfigata"! Ok, non mi alzo prestissimo la mattina, ma poi muoio intrappolata nel mio laboratorio fino alle diciannove minimo! Ma che maronn! Con grande sforzo riesco a strapparmi un'oretta per la palestra che è necessario che paro composta da dieci pizze chien, ma quando torno a casa, tra carte e scartoffie, tesi, tesuccie, gesùcristi e santantoni da rivedere, devo perderci ancora tempo sempre e comunque! Risultato? Per me uscire durante la settimana è quasi un'utopia. Vedo gente che sta continuamente ad organizzare uscite: ma sono accussì sfigata che non iesco ad organizzarmi meglio? Me chiavass na corda ngann. Ladyvivi era disperata. Cercò di uscire da questo periodo uscendo con Raffaella, una delle sue amiche del corazon, chatter come lei, a fare shopping per il Vomero. Raffaella era una comunista coi cani, ma senza can. Che diceva d’essere comunista. Ladyvivi l’accettava perché sapeva che in fondo ‘sta Raffaella prima di tutto non tenev o can (ladyvivi odiava i cani e gli animali in genere da quando nella sua vita era comparso Raul l’Imperatore di Sant’Anastasia, o can ‘e Francesco detto Ciccio), e poi perché ladyvivi sapeva che Raffaella faceva abberè a comunist, ma in verità era una ragazza di buona famiglia, una di quelle che vanno in giro con lo zainetto Invicta a tracolla, tutto disegnato con l’Uniposca, e che in occasione dei concerti comunisti, nun se facev canne e nun se mbriacav, anzi faceva la ricarica da 50 euro al cellulare e quann perdeva gli amici nella folla, si metteva in un angolino, chiamava ngopp o cellulare e chiedeva oh sono Raffaella, dove state che non vi vedo? Mi sono persa io o voi? Dove ci vediamo? Eccetera, tutto con fare compito e responsabile come un’alunna delle Orsoline. Insomma, Raffaella faceva abberè e quindi ladyvivi l’accettava, pure se appariva come una comunista coi cani, ma senza can. E insieme si vedevano, oltre che per fare shopping al Vomero, anche a casa di ladyvivi, per bere succhi di frutta all’albicocca e strafocarsi buste di patanelle e kinder cereali. Nel corso di questi shopping ladyvivi comprò un paio di decolté che però erano talmente decolté che se puteven mettere pure alle zampe di un porco nero casertano. Ladyvivi era affezionatissime a queste decolté: apparivano a lei come l’unica cosa bella di quel periodo di merda, poiché erano molto chic, ma, sfortuna delle sfortuna, sotto il peso ingente della mole ladyviviana, i tacchetti di gomma, si consumarono prima e si spaccarono, poi. Ladyvivi si disperava: le sue scarpe preferite s’erano rovinate a causa delle pizze chiene e dei kebab chin r’uoglio. Così, lei che era abituata a dottori, ricercatori, notai e tutto santanna della borghesia alta napoletana e non, fu costretta a mettersi alla ricerca di uno scarparo. Tribolò molto, camminò tantissimo (e nun perdett manco un grammo, si badi bene) ma alla fine lo trovò uno scarparo. Ma lo scarparo la vide in faccia e pensò, mò l’acconc io a ‘chest tutta mbambaluta. Risultato? Le decolté furono trattenute dallo scarparo per ben due settimane e alla consegna ladyvivi dovette sborsare 30 euro. Insomma 15 euro a tacco. Ladyvivi si incazzò e disse: tanto che fatica no scarpaio che si tiene le scarpe doge gemmane? E che mi chiede 30 euro? Cioè se facimm due conti varagna chiù no scarpar che un primario come si deve? Ma m’avess chiavà nu scarpar pe me sistemà pe semp? Lo scarparo pensò ma sta pizza chien altolocata che va truvann, ma non disse nulla. Intascò solo i soldi. E ladyvivi se ne andò borbottando. Le giornate di ladyvivi erano sempre più tristi e malinconiche. Il sabato sera non usciva più e preferiva rimanere a casa per vedere C’è posta per te. Uno di questi sabato sera qua, però, le fu d’illuminazione. In pratica c’era una puntata di C’è posta per te in cui i protagonisti di una storia erano tutti di Napoli. In breve c’era una lei innamorata di un lui che aveva tenuto in casa della madre di lei per tre mesi, lui nel frattempo non lavorava, giocava a carte e faceva lavorare la ragazza per levarsi qualche sfizio. Insomma, tutto il blocco, stu cazz ‘e tip aveva fatto e faceva e continuava a fare i porci comodi suoi. La madre di lei li aveva apparati più volte dopo vari litigi, rimettendoci moralmente ed economicamente. Insomma, per farla breve, la figlia di 23 anni, era scappata di casa e voleva che la madre accettasse di nuovo in casa sua lei e il suo lui. Ladyvivi rimase stupefatta: come poteva una madre accettare in casa un fannullone del genere? E come poteva Maria De Filippi insistere e convincere la madre di lei a perdonarli? Ladyvivi cominciò ad incazzarsi come uno Yach Himalayano femmn: come poteva una madre stare dietro ad una figlia che setv cu nu fallit del genere? Ladyvivi comincio a sbraitare da sola, ad alta voce: porca miseria una ragazza di 23 anni scappa da casa sua e vive senza na lira con un fannullone, fallit e sfigato in nome dell’amore? Cioè, merda per merda nun era meglio che se pigliav’ n’operaio miezz Napoli, cu tanti operai pezzient che s jetten? Ma che sfaccimm? Io ci voglio credere all'amore, ma questa è autodistruzione. Che vreogna! Poi si fermò un attimo. Poi riprese a sbraitare: sta Maria De Filippi è na pezzent e nun sap fa television. E a paven pure! Poi aggiunse: vabbè ma ‘o mast è sempre Luca Giurato. Su questa affermazione ladyvivi ebbe l’illuminazione: voleva fare televisione. Doveva fare televisione. Doveva entrare nel mondo dello spettacolo! Tutti abbiamo una parte femminile, è vero. La mia è lesbica. |