Nick: Franti Oggetto: Di Fronte Data: 15/6/2004 19.55.35 Visite: 199
Premessa: E' una cosa postata tempo fa, ma mi piace e la risposto. Svusate. "Blackbird singing in the dead of night Take these broken wings and learn to fly All your life You were only waiting for this moment to arise.". Cazzo, come è bella Blackbird dei Beatles. Adoro questa canzone e avrei voluta scriverla io. Non ci sono riuscito. Si vede, eh? Non ne sarei mai stato capace, credo. Però avrei voluto scriverla Blackbird. Concepirla e offrirla. E poi registrarla, non so con quale metodo, in un carillon, capace di suonare a lungo, ogni volta in un modo diverso. Con dentro tutte le notti ed i giorni passati, tutti i posti visitati, le emozioni sentite. Senza dire niente di preciso. Ma non ne son’ stato capace e non ne sono capace. Forse è roba per eruditi o per persone ultrasensibili e geniali? Non so, però io per la maggior parte del tempo sono fondamentalmente uno stupido. Poi, a pensarci bene, il più delle volte, le parole migliori per una canzone sono le più semplici. Di quelle che appaiono banali una volta lette sulla carta e poi canticchiate. Semplici, semplici: perfettamente comprensibili da chiunque ed in qualsiasi momento. Facili da ricordare. Molto spesso talmente semplici da risultare imbarazzanti. Scrivere una canzone e fartela leggere e poi fartela sentire. E’ una cosa che può shockarti. Racconto la mia vita, i miei pensieri, le mie sicurezze e le mie insicurezze. Dico ciò che penso senza preoccuparmi delle conseguenze. E scoprire poi che la cosa importante non è la canzone, non è Blackbird, ma le cose che in Blackbird vengono raccontate. Sai, per me le canzoni finiscono per essere una specie di elenco cronologico delle fasi della mia vita. E sono quei fatti, non le canzoni, che contano. Però vorrei che oltre a cantarla, la si leggesse quella canzone scritta. Come una lettera. Mi è sempre piaciuto scrivere. Le parole sono come un cosa un pò più violenta. Le parole scritte, invece, fanno un po’ paura. Ho sempre pensato che quando si scrive venga fuori il ritmo dell’anima; quando si parla si può mentire, quando si scrive no. Non è possibile. È come tirare fuori da sé qualcosa di vitale e spaventoso, come un organo spiaccicato sulla carta. E’ come incartare un cuore, o un polmone o una cistifellea e spedire tutto in un pacco. Questo è scrivere. Anche perché sai che vuoi dire qualcosa e vuoi che qualcuno ti entri dentro in una volta sola, scivolando al centro. Almeno a me fa quest’effetto. "Porco Cristo offenditi c'è una dote che non hai non è chiaro se ci sei sei borghese arrenditi gli architetti sono qua hanno in mano la città cambia rotta cambia stile scopri l'anno bisestile è volgare il tuo annaspare, sai squarciafavole t'illudi come notte fra le nubi questo è l'unonovenovesei.". Ascoltavo "1.9.9.6." degli Afterhours qualche inverno fa. Solo che non era l’anno 1996. Ovvio. Cambiava poco però. Comunque tolsi il nastro dallo stereo quando entrò in auto. Quella canzone, al momento, era solo mia. Non doveva entrarmi dentro nessuno. Ci tenevo a 'sta cosa. Proprio nessuno. Aveva una maglietta scollata di un colore strano. La prima cosa che avevo guardato era il collo lungo coperto da un foulard e poi i suoi seni. Una taglia sicuramente non superiore alla terza. Ottima cosa. Odio le tettone, anche perchè la forza di gravità fa brutti scherzi. E le cose penzolanti no, per piacere, dai! Poi i suoi occhi. Erano come quelli dei gatti. Giuro! Speravo fosse inquieta, ma niente. Si trovava a suo agio. Ma perché, porca miseria? Così mi faceva sentire un imbranato. Seduta nel posto di fianco al mio, mai in silenzio, con la voce che passava sopra la mia testa. Teneva le mani nascoste perché si vergognava delle sue mani. Il motivo? Non lo so. Stringeva gli occhi, a volte. Appena appena truccata. Una riga nera sopra gli occhi e un po’ di fondotinta. Al di là di ogni vomito che potesse venirvi, fuori c’era il cielo e c’era poco futuro. Poco futuro per un sacco di motivi. E per un sacco di problemi. Era come un film di fantascienza bloccato e la vita in un'automobile. Però quella vita occorreva sbloccarla e così uscimmo fuori per recarci al bar. Camminavano sottobraccio. Tirava un cazzo di vento e ridevano di niente. Avevamo solo una cazzo di fretta. O almeno, io avevo fretta. Immaginavo un bacio che veniva come le parole. Uscito prima delle parole. Ma guardavo la sua bocca e le vedevo davvero. Le parole. Del bacio manco l’ombra. Non ne ebbi il coraggio. Per molto forse avrò perso minuti preziosi, ma i miei occhi han’ visto allora cose silenziose ed immobili che altri non avrebbero mai visto, neppure in un milione di anni. Non sapevo spiegarmi neppure se fosse davvero una bella donna, ma ad occhio e croce avri detto di sì. Anzi, era bellissima. E poi non c’era il suo uomo, nonostante avrebbe dovuto essere lì. Ma non c’era e sicuramente non perché era rimasto indietro a parcheggiare la macchina. Avrei voluto dirle: "Lascia perdere. Là ci sono solo vestiti sporchi. Il tuo uomo ti sta lasciando o forse ti ha già lasciato, d’accordo, ma non è un grosso problema. Dammi un’ora, no, dammi mezz’ora e poi mi saprai dire". Quelle erano le cose che avrei dovuto dirle se solo non fossi il coniglio che sono. Avrei potuto mostrarle un sacco di cose e lei avrebbe capito. Non tutto, certo, ma abbastanza per farmi sentire un uomo felice. Ma forse questo mio essere coniglio mi aiutò, pur se inconsapevolmente. E’ un problema generale con le donne, quello degli ex o dei quasi ex. Davvero. Esseri stupendi, molto intelligenti e sensibili e pronti a fare qualsiasi lavoro, meglio di qualunque uomo, ma mai parlargli di ex o quasi ex. KO tecnico! Ma il tempo passa e le cose cambiano. E all’improvviso ti sembra che qualcuno ti stia pigliando per il culo. O che ti ha già preso per il culo. Stai cercando di prendermi per il culo, eh? Di imbrogliarmi, eh?. Ma non è questo il punto. Non è una novità. Tutti imbrogliano tutti. Imbrogliare gli altri è un’idea fissa un po’ per tutti. Anche voi, per esempio, sono sicuro che almeno una volta avete fatto i cattivi. Almeno una volta qualcuno l’hai fatto morire anche tu, eh. Tutto sommato, poi, me la sono cavata piuttosto bene. Basta che ti fai venir’ dentro una bella dose di cattiveria. Conoscete quella classica cattiveria da persone calme, lucide e tranquille? Ecco, quella là. Bastava prendere il suo volto, mentre dormiva, e versargli sopra dell’acido muriatico, per esempio. Che bel servizio, un servizio crudele e rovinoso, senza però mai scadere in volgarità. E il volto rovinato, poi, risolveva anche un sacco di altre questioni. Poi mi calmo e divento risoluto, o indeciso e imbranato. Ma poi, dico io, ma non è che hai/avete un modo troppo semplicistico di vedere a vita e gli eventi? Quasi sempre alla lettera, senza un minimo sforzo. Qualcosa di troppo terreno e materiale. Anche troppo infantile. Questa è la parola giusta: infantile. Come quelle illustrazioni nei libri per bambini, quelle senza sfumature, con i contorni nettamente neri ed i colori uniformi. Ma questo va bene finché sei piccolo. Va bene anche se vuoi rimanere piccolo. Ma se vuoi crescere, devi staccarti, interpretare, spostare, sfumare, inventare, creare e generare. Devi viaggiare, con la testa, vedere altri posti, altre idee, e con i pezzi di tutte costruirti un qualcosa di tuo, un qualcosa che tu possa indossare, che ti vada bene per tutta la vita. Sennò sei fottuto. E sei fottuta anche tu, eh. E poi basta con questo "Sei stata una persona buona, sei stato un uomo cattivo per me" eccetera. E’ difficile giudicare se un uomo sia o sia stato buono o cattivo. Ma come cazzo si fa? Ogni cosa ha due facce. Non è possibile separarle. Potrà sembrare un’ovvietà, ma non lo è. Non lo è se si pensa alle conseguenze che questo comporta. Non è mica possibile essere solo buoni, né essere soltanto cattivi. Non è nemmeno possibile essere più buoni o più cattivi di altri. Ad esempio, se io mi sposo, mi sposo con una persona. Mettiamo che sposarsi sia un atto di amore. Io dimostro amore nei confronti della persona che intendo sposare. Ma nello stesso momento escludo chiunque altro dalla possibilità di sposarmi. Manifesto, cioè, disamore nei confronti del resto dell’umanità. Se io amo qualcuno, significa che sto disamando qualcun altro. Sarebbe la stessa cosa se odiassi. Quindi basta dire "Sei stato un uomo buono, cattivo, biasimabile, lodevole" eccetera. Guarda, ll massimo che si può ottenere ottenere è essere indifferenti. E conviene? E poi basta essere tristi, per cortesia. Che cazzarola fai là con quella faccia appesa? Un attimo, eh. "No woman no cry, No Woman No Cry. I seh I remember when we used to sit in the government yard in Trenchtown observing the hypocrites mingle with the good people we meet good friends we have oh, good friends we’ve lost along the way in this great future, you can’t forget your past so dry your tears, I seh No woman no cry No woman no cry" Ecco, ascolta questa. E sorridi cazzo, che l’acido non lo uso più. Sorridi e basta, mica puoi salvare il mondo, eh! E, se pure potessi, l’unica cosa che puoi fare per il mondo è migliorare te stesso. Credo che la cosa più coraggiosa che si possa fare al mondo sia essere felici Se fossi stato/a uno/a che non ha mai fatto nulla, adesso non apprezzerei così tanto il fatto di essere pulito/a. E d’altro canto, pur essendo adesso pulito/a, potrai dire di aver conosciuto i lati "neretti" (il termine "scuro" è tragico e mi sta sul cazzo), almeno della tua esistenza. E poi le ferite passano, ma i ricordi restano. Ed io quella giornata ce l’ho stampata in testa. È una delle giornate che ricordo meglio, fra le tante della mia vita. Forse perché sono sempre stato un uomo tranquillo, un mediocre, e quella giornata, invece, ho sostituito me stesso con John Lennon o con Bob Marley, cantando Blackbird o No Woman No Cr, pur’ se nella mia testa. Adesso basa però, meglio dirigersi verso la porta del davanzale. L’ho fatto stanotte. Col cuore che sbatteva come un ossesso nel mio alluce destro, scavato, ferito e medicato per un granuloma estirpato con un bisturi. Dolore pazzesco. Avevo dimenticato dell’intervento subito in serata e ho poggiato l’alluce a terra. Cazzo. Ho chiuso gli occhi e ho infilato le dita nelle orecchie per il dolore. Poi ho aperto aperto gli occhi e ho tolto le dita dalle orecchie. Non ho urlato però, e la casa era silenziosa. Ho appoggiato l’altro piede sul pavimento, scostando il plaid. Al buio, ho attraversato la stanza e mi sono avvicinato al balcone. Lei era là. Non falsità come radioattività, ma, bellissima, più bella di una diva. Fluttua nell'aria e e sorride. Ho afferrato la maniglia e aperto il balcone. Sul davanzale mi ha allungato la mano. Ho accettato e mi sono alzato in piedi sulla ringhiera. Son’ rimasto in piedi per un istante, godendomi l’aria della sera e poi mi sono sporto in avanti e sono salito sulla schiena di "Quella che Vola e Che Abita Sulla Quercia di Fronte al Balcone". Nessun’ suicidio o tentativo di suicidio. Sono ancora qua. Solo un uomo immaturo o un caco maturo. Che differenza esiste tra un uomo immaturo ed un caco troppo maturo? Nessuna, se l’uomo si getta da un balcone e si sfracella su un suolo accogliente. Non ricordo dove ho letto questa cosa. Qualcuno lo chiama "suicidio", ma suona male. Meglio "farsi fuori", "chiamarsi fuori". Qualsiasi cosa, piuttosto che non tenersi tutto dentro. Però basta, domani è il mio compleanno e voglio godermelo. Me ne dedico una, và. Quella canzone che fa da musichetta alla pubblicità della Costa Crociere, mi sa che è adattissima. E’ una canzone di Nick Kershaw. Franti Se Sta Sentenn’ Nick Keshaw - I Wont Let The Sun Go Down ‘Ncopp ‘O Winamp! "I Wont Let The Sun Go Down On Me I Wont Let The Sun Go Down I Wont Let The Sun Go Down On Me I Wont Let The Sun Go Down". Che bello, sto muovendo il culo. Yeah. Bye. Vittorio Emanuele P.S. - Ogni riferimento a persone o circostanze è puramente casuale. P.S.2 – Grazie al Copai&Incolla, al collage, al cameriere libanese della taverna di Pozzuoli, a Christian e ad AlbertoTantoMoSiLascia, ai Beatles, a Marley e ad Agnelli, a Keshaw e al Winamp, a Maruzziello, a Deborah Mongolfiera e Quella che Vola e Che Abita Sulla Quercia di Fronte al Balcone, e a quella che dice "Vado a vedere la Finestra di Fronte", tanto cercavo solo una "Via Libera".
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