Tutta una settimana ad attendere la domenica, una giornata di fede per tanti italiani, come del resto per gran parte del mondo. Ci sono coloro che dapprima vanno a messa per poi portare a passeggio la prole. Ci sono, invece, coloro i quali rinunciano a tutte queste cose per dedicare la domenica al gioco del Pallone. O, se preferite, gioco del calcio, uno tra i più belli al mondo. Affermare che si attende la domenica per un’intera settimana non rende probabilmente l’idea. In molti attendono il giorno della partita quasi come la nascita di un figlio. La differenza sta nel fatto che la partita di calcio arriva quasi sempre di domenica. Una partita di sabato è paragonabile a un figlio di serie B, anche se tutti i figli sono uguali e “piezze e core”. Il popolo del pallone si divide tra coloro che seguono allo stadio il match e coloro che per vari motivi sono costretti a fare il tifo davanti al televisore. Questi ultimi recano con sé la passione dei propri ricordi, di giornate trascorse sulle poltroncine fredde d’inverno e calde d’estate. Quello che prima era uno svago è divenuto oggi una malattia. All’ora prefissata mentre su tante tavole italiane fa sfoggio un fumante piatto di maccheroni al ragù, al campo, dopo una furtiva colazione, la famigerata “marenna salcicce e friarielli”, il Pallone è sempre il primo attore. I ventidue in campo gli corrono dietro, cercando di spedirlo in porta con tutte le parti del corpo possibili. Tutto fa brodo, anche una Mano de Dios è ben accetta, purché l’arbitro non veda e aiuti tutto lo stadio a far uscire l’urlo GOOOOOOLLLLL!!!!!!!!

Il resto, per chi non ha mai varcato le soglie di uno stadio, è difficile da raccontare. Mentre da casa la visione della gara è monotona, allo stadio vi sono anche i tifosi ospiti, che hanno macinato chilometri e lasciato a casa le famiglie per seguire la propria passione. Sono avversari, li scherniamo quando gli facciamo gol, ma al fischio finale si ritorna tutti amici come prima. Avranno modo di rifarsi al ritorno. Tutti sanno che “lo spettacolo deve continuare”. Le cose, purtroppo, sono molto cambiate negli ultimi tempi. Il calcio è malato. Uno sport paragonabile per alcuni aspetti al mondo circense: i calciatori somigliano in alcuni atteggiamenti agli attori da circo, ai cascatori, ai clown, ai pagliacci e ai comici. C’è stato persino un domatore: il grandissimo Diego Armando Maradona, che era in grado di gestire il pallone secondo il suo volere. I bambini vanno con piacere al circo. Vorrebbero recarsi anche allo stadio, un luogo attualmente poco indicato alle giovanissime leve. C’è chi vorrebbe fermare il calcio per lutto. Uno stop che renderebbe tristi anche coloro che dal calcio traggono fonte di sopravvivenza. Si è parlato di Terrorismo. Un termine infame, che non collima affatto con i valori reali dello sport. Andiamo al campo o vediamo la partita in tv, ma lasciamo perdere tutto il resto. Non abbiamo bisogno di altri problemi.

http://www.pianetanapoli.it/archivio.asp?rub=1930&art=3058

e nn ci skassate le palle voi e mo ricominciamo e cose varie