Nick: gay-o Oggetto: "regnanti" d'italia Data: 22/11/2007 11.54.40 Visite: 112
ROMA - I 260 milioni di euro dell'indennizzo chiesto per i danni morali subiti a causa dell'esilio i Savoia li spenderebbero di sicuro meglio del governo italiano. Ne è convinto Emanuele Filiberto, oltre a ritenere di essere stato vittima insieme alla sua famiglia di una norma ingiusta e contraria alle leggi internazionali: "Se avremo quello che stiamo chiedendo, quei soldi ritorneranno agli italiani, in case popolari, borse di studio, aiuti per chi ne ha bisogno". "E' una questione di giustizia, la legge è uguale per tutti - ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti a Codogno, dove era in visita alla 207esima mostra zootecnica -, io credo di avere dei diritti come qualunque altro italiano, chiediamo quello che ci spetta. Se ci daranno ragione e riotterremo quello che vogliamo è già pronta una fondazione nella quale devolvere i soldi". In un'intervista a SkyTg24, poi, la precisazione: "sicuramente i Savoia li spenderanno meglio di come li sta spendendo questo governo". La richiesta del mega-indennizzo - che il governo ha già rimandato al mittente - fa discutere: una pretesa "infondata ed ignobile" per Valerio Zanone dell'Ulivo, mentre per Pino Sgobio, capogruppo del PdCI alla Camera, i Savoia cercano solo di farsi un po' di pubblicità; secondo Antonio Borghesi (Idv) ad una richiesta assurda bisognerebbe rispondere con il silenzio. E la mossa non piace neppure ai monarchici. Per Gian Nicola Amoretti e Sergio Boschiero, rispettivamente presidente e segretario nazionale dell'Unione monarchica italiana "ancora una volta Vittorio Emanuele e Emanuele Filiberto, con l'iniziativa di richiedere un risarcimento allo Stato, per i modi e i tempi prescelti, hanno danneggiato l'immagine di Casa Savoia e la stessa causa monarchica offrendo, tra l'altro, il pretesto ai critici della Corona di scatenare un processo storico demagogico e di parte". Dalla iniziativa ha preso le distanze anche la Consulta dei senatori del regno, l'istituzione filosabauda costituita nel 1955 per volontà di Umberto II dal quale venne riconosciuta come massima autorità monarchica nell'Italia della Repubblica. Contrario anche il cugino Amedeo. E pensare che nel 2002 i Savoia assicurarono di voler rinunciare ad ogni risarcimento pur di poter tornare in Italia. "Signor presidente, desidero assicurare che è mia intenzione ritirare il ricorso, che presentai avanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, con sede a Strasburgo, una volta approvata la legge costituzionale abrogativa dei due primi commi della XIII disposizione transitoria...": era l'8 luglio del 2002 e Vittorio Emanuele di Savoia scriveva così all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una lettera che venne letta nell'Aula della Camera il 23 gennaio del 2003 dal ministro per i Rapporti con il Parlamento dell"epoca, Carlo Giovanardi, in risposta ad un'interrogazione presentata dal socialista Enrico Buemi. Il parlamentare aveva presentato due interrogazioni al governo per chiedere lumi "sull'attività sotterranea di tensione e di conflitto tra i discendenti maschi dell'ex famiglia reale Savoia e lo Stato italiano" visto che su diversi giornali nel 2003 si leggeva di presunte richieste di risarcimento milionari (in euro) da parte degli ex-reali per "i torti subiti". La richiesta del risarcimento, osservava Buemi, "sarebbe in aperto contrasto con lo spirito che ha portato all'approvazione l'11 luglio del 2002 del progetto di legge" abrogativo della norma costituzionale che impediva ai Savoia di tornare in Italia. E in più dimostrerebbe quanto fossero "strumentali" dichiarazioni di Vittorio Emanuele come quella che pur di tornare in Italia si sarebbero accontentati anche di "un camper". Giovanardi allora giudicò le ipotesi apparse sui giornali di possibili risarcimenti come "fantasiose" e smentì ogni possibilità che da parte degli ex regnanti si potessero accampare delle pretese risarcitorie. Ed assicurò che da parte dei discendenti di Vittorio Emanuele non ci sarebbe stata alcuna richiesta di risarcimento; anche perché nella lettera Vittorio Emanuele scrisse che una volta abrogata la parte della Costituzione che ne impediva il rientro in Italia e "decorsi i tre mesi prescritti" senza che venisse "richiesto il referendum confermativo" non si correva più alcun pericolo-risarcitorio perché, trascorso questo breve periodo "potrà dirsi per quella vicenda cessata la materia del contendere". "Con i sentimenti e la migliore stima - concludeva la sua lettera a Berlusconi - mi voglia credere, Vittorio Emanuele". Qualcosa, da quella lettera è sicuramente cambiato, e oggi la 'materia del contendere' è stata quantificata in 260 milioni di euro. (21 novembre 2007) http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/savoia-risarcimento/emanuele-filiberto-richieste/emanuele-filiberto-richieste.html MA UN SONORO VAFFANCULO a questi come possiamo inviarlo??? bugiardi, presuntuosi, puttanieri!!! non c'è una mail a cui inviare un messaggio??????? imghttp://www.ircnapoli.net/img2.asp?safe=1&n=45795_mona.gif/img |