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Nick: SkipIntro
Oggetto: Windows Vista nei guai
Data: 30/11/2007 17.36.35
Visite: 147

Non decollano le vendite del nuovo sistema operativo: gli utenti continuano a preferire Xp
Il rilascio delle Service Pack, previsto per il 2008, potrebbe trasformarsi in un boomerang

Windows Vista ancora nei guai
e gli aggiornamenti non lo salvano


Negli Usa gli utenti infuriati minacciano una class action miliardaria


<B>Windows Vista ancora nei guai<br>e gli aggiornamenti non lo salvano</B>

ROMA - Non bastavano l'accoglienza tiepida dei clienti e l'ostruzionismo dei produttori di computer, che si ostinano a installare vecchi sistemi operativi sui nuovi pc. Ora la stessa Microsoft sembra mettere i bastoni tra le ruote di Vista, la nuova edizione di Windows lanciata in pompa magna un anno fa.

I laboratori di Redmond stanno sviluppando la prima Service Pack di Vista, un robusto aggiornamento pensato per rimediare a uno dei principali difetti del sistema operativo: la velocità. Ma i primi test sul prodotto, condotti da riviste specializzate e collaudatori indipendenti, mostrano modesti miglioramenti nelle prestazioni, nell'ordine del 2 per cento. Ma non è tutto: ben altri risultati si ottengono su un aggiornamento simile studiato, piuttosto in sordina, per Windows XP, il vecchio sistema operativo destinato a sparire in favore di Vista e che invece non ne vuole sapere di andare in pensione. Insomma, una volta installati gli aggiornamenti (che dovrebbero essere rilasciati nel corso del 2008), il vecchio XP rischia di diventare un sistema operativo, non solo più affidabile, ma anche più veloce del nuovo e scintillante Vista.

I dati sono abbastanza impietosi: un'azienda americana, la Devil Mountain Software, ha somministrato a Windows Vista SP1 e a Windows XP SP3 lo stesso benchmarck, un pacchetto di test studiati per verificare le prestazioni di un computer. E' il caso di sottolineare che le prove sono state condotte su un portatile di ultima generazione con architettura dual core, teoricamente l'ambiente ideale per Vista. Ebbene, il sistema operativo più recente ha completato la prova in 80 secondi, contro i 35 del suo predecessore. 





Da Microsoft si affrettano a precisare che quelle sottoposte a test sono versioni "beta" delle Service Pack, ovvero prodotti ancora in fase di sviluppo le cui caratteristiche non necessariamente corrisponderanno a quelle della versione definitiva. "Quando i laboratori danno evidenza al mercato di test effettuati su
software che non sono ancora stati completati, offrono un disservizio ai nostri clienti, non fornendo loro una visione chiara e completa di quella che sarà l'esperienza di utilizzo con il prodotto finale", afferma Fabrizio Albergati, Direttore Divisione Windows Client Microsoft Italia. Nondimeno, a Redmond devono cominciare a fare seriamente i conti con il fatto che l'entusiasmo nei confronti di Vista non è stato quello atteso. Secondo una recente ricerca, soltanto il 13 per cento delle imprese è passato al nuovo sistema operativo a un anno dal suo lancio: "Evidentemente, il mondo non era ancora pronto", ha dovuto ammettere in una recente conferenza Mike Sievert, vicepresidente di Microsoft.

E proprio da questa considerazione potrebbe giungere un'ultima pesante tegola per Bill Gates e soci: ad alcuni mesi dal lancio, Microsoft iniziò a far applicare su alcuni nuovi modelli di computer l'etichetta "Vista capable", per indicare che il pc in questione aveva le carte in regola per usare il nuovo sistema operativo. Alcuni clienti che, in forza di quell'indicazione, passarono da XP a Vista, si lamentano di aver scoperto solo a cose fatte che il loro computer supportava solo la versione base di Vista, quella priva delle caratteristiche più interessanti. Gli avvocati degli utenti infuriati ora chiedono che la causa conquisti lo status di class action. Se questa richiesta venisse accettata, incorporando in un unico procedimento tutte le eventuali richieste di risarcimento provenienti da cittadini americani, per Microsoft potrebbe aprirsi un nuovo incubo giudiziario dopo quello appena concluso con la Commissione europea. 

Fonte: La Repubblica



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