Nick: Fred Mile Oggetto: Nella valle di Elah Data: 2/12/2007 12.4.6 Visite: 223
Un film di Paul Haggis. Con Tommy Lee Jones, Charlize Theron, James Franco, Susan Sarandon, Jonathan Tucker, Frances Fisher, Jason Patric, Josh Brolin, Wes Chatman, Mehcad Brooks, Victor Wolf. Genere Drammatico, colore 124 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Mikado Hank Deerfield (l'imperturbabile Tommy Lee Jones), un veterano del Vietnam maniaco dell'ordine e patriota devoto, parte alle ricerca del figlio Mike, tornato dall'Iraq da appena una settimana e misteriosamente scomparso. Dopo le prime infruttifere ricerche – e grazie all'aiuto dell'ispettore Emily Sanders (la perfetta Charlize Theron), vessata dai colleghi e costretta a occuparsi di piccoli casi irrisolti - il cadavere del giovane soldato viene ritrovato in una zona militare, fatto brutalmente a pezzi e con segni visibili di bruciature. L'universo della famiglia Deerfield cade a pezzi, punito per la seconda volta con la scomparsa di un figlio, scardinando le convinzioni etiche e morali dell'orgoglioso militare in pensione, convinzioni che iniziano a vacillare mano a mano che la verità sull'efferato delitto salta fuori. Il ritorno di Paul Haggis alla regia, Oscar alla sceneggiatura per Crash – Contatto fisico, è di quelli che non passano inosservati. Una penna impeccabile che muove delicatamente la macchina da presa, una storia che mette in gioco tutto: paure, veleni, ingiustizie, scomode verità e tanto orgoglio ferito. Una costruzione narrativa che non può essere scalfita sotto nessun punto di vista: intreccio, pathos, commozione, citazioni bibliche (il titolo riprende l'episodio biblico fra Davide e Golia consumatosi nella valle di Elah), sono impeccabili e rendono il film privo di qualsivoglia smagliatura. Ed è proprio questa innata perfezione, questo classico dai toni sommessi che arriva fino alle viscere di un pubblico di larghissimo consumo, che suscita, se non delle perplessità, almeno delle domande. La perfezione non è di questo mondo e Haggis lo sa. Cavalcare l'onda di un disagio, come quello che l'America più progressista vive nel (com)piangere i proprio soldati, è quantomeno sospetto. L'antimilitarismo, come l'antirazzismo delineato in Crash, tocca le corde dell'attualità più scottante, legittima prevedibili cambi governativi, gioca con le atrocità della guerra e lancia, infine, un messaggio d'aiuto - altro che pace! - che non può che suscitare l'applauso delle platee di ogni latitudine. Ed è qui, in questa corsa all'impazzata verso il cuore di ognuno di noi, che Haggis incappa nella stessa trappola che tende allo spettatore. Una genuinità così costruita che non lascia il tempo e lo spazio per riflettere davvero su ciò che veramente è stato e su ciò che sarà. Magari dieci anni fa sarebbe stato diverso, ma per ora, quel che è certo, è un posto assicurato nella valle degli Oscar. www.mymovies.it Haggis è uno scrittore che si è imprestato al cinema. Ancor di più in questo capolavoro dai toni sommessi. La sua scrittura non è mai ovvia né tantomeno autoreferenziale (emblematica una scena in cui il personaggio di Lee Jones interagisce col figlio della Theron). Fluida e complicata insieme, a differenza però di Crash-Contatto fisico, qui la macchina da presa assurge quasi sempre al solo ruolo di "scenografia". Un film SCRITTO, sotto tutti i punti di vista, dove le tematiche s'impregnano esclusivamente della forza della denuncia. I "fatti" hanno un rilievo ancor più marginale, che nelle altre storie da lui narrate. C'è un lavoro d'introspezione fortissimo, che cala lo spettatore nei labirinti della sempre peccatrice (ma sempre redenta) Opinione Pubblica targata USA. Ci sono gli orrori della guerra, le male condotte familiari, l'annientamento TOTALITARIO dell'IO giovanile americano; in questo film canalizzati entro il flusso della guerra, ma che, staccandoli da essa, vestirebbero qualsiasi altro scenario. Haggis ci urla in silenzio il malessere di un mondo che contiene in sé una serie di risposte malconce, alle quali oramai nessuno dovrebbe credere più. Il patriottismo, proprio come Dio, finisce soltanto per renderci più soli. E indifesi. Straconsigliato. - Fred, com'era Parigi? - - Non lo so, in realtà. Ma i tetti delle case sono stupendi. - |