Nick: mir Oggetto: ti auguro la vita Data: 21/6/2004 23.27.32 Visite: 112
Premessa1: non è un post allegro, quindi evita di fare commenti salaci Premessa2: è tutto frutto della mia fantasia Ci sono state volte in cui ho desiderato morire. Lo desideravo perchè sapevo di poter scegliere. Ed era una scelta tra un niente che conoscevo e un niente che potevo solo immaginare. Presi la pistola di mio padre, tolsi la sicura e la misi in bocca. Era fredda e sapeva di ferro ed ero abbastanza ubriaco per non pormi il problema di finire lì i giorni dell'esistenza e tutto il resto. Vedevo davanti a me le immagini di quelle persone che erano diventati solo corpi e carne e ossa e non mi piacevano. Non soffrivano più, e questo andava bene, ma neanche più potevano sentire un suono di campane a festa, neanche si potevano più stendere su un prato o mettere i piedi nell'acqua fredda. Volevo ancora fare quelle cose e il gesto di premere il grilletto avrebbe precluso ogni cosa. Chiaro e stupido sillogismo. Ci sono momenti in cui ti vedi dal di fuori. In cui hai l'esatta percezione di chi sei, dove sei e cosa fai. Sono pochi momenti assai brevi ma significativi. Allora fu uno di quelli. Quasi a sottolineare un episodio, un passaggio d'intenzioni. Mi vedevo in una stanza dal soffitto basso, vicino a un comodino (un cassetto aperto), la pistola appoggiata agli incisivi inferiori, il dito sul grilletto e tutto il mondo che continuava a vivere intorno. Niente musica, solo rumore dalla strada. Niente poesia, solo urla di gente qualsiasi. Il dito sul grilletto aumentava la pressione anche se la convinzione diminuiva. Nella mia stanza silenti erano i libri, silenti i diari, silente il letto. Sembravano attendere solo una decisione. Nessuno e niente a trattenermi. Pronto per il salto. Il dito era quasi alla fine della corsa e lo scatto poteva arrivare anche inaspettato. Poi aprii gli occhi che fino ad allora avevo tenuto chiusi e vidi la vena del polso pulsare fuoriosa e qualcosa scattò nella testa. In quel momento la vena, il sangue al suo interno mi sembrarono la vita stessa a chiamarmi e dirmi di accettare tutto e dare tante seconde possibiltà. Tante quante me ne saranno date. Allentai la pressione dal dito e tolsi la canna dalla bocca. Dopo un lungo silenzio con la pistola in grembo squillò il telefono. Era un'amica che m'invitava a prendere una birra quella sera. Le dissi di si e che non c'erano problemi. Ci sarei stato. Auguro a tutti di prendere il più possibile dalla vita che ci viene concessa. Ti auguro la vita. |