Nick: Bardamu Oggetto: mastella boys Data: 15/12/2007 16.3.6 Visite: 319
siccome non ne parla nessuno...
La rete avrebbe fatto si' che si fossero consumati reati di falso e corruzione attraverso pressioni e scambi di favori. L'inchiesta, ora all'esame del gip Francesco Chiaromonte, vedrebbe implicato anche Carlo Camilleri, presidente dell'Autorita' di bacino del Sele e consuocero del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
Dalle nomine alle multe stracciate, dalla politica alla gestione di Asl o di comunità montane. Passando attraverso l’amico sindaco o la sentenza giusta, piegando la giustizia amministrativa alle necessità degli amici o dei colleghi di cordata. Una rete, un patto di mutuo soccorso, che ruota attorno a uomini dell’Udeur e che arriva ai piani alti dello Stato. Sette le richieste di misura interdittiva presentate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere al gip. Sette indagati eccellenti che rispondono, a vario titolo, di corruzione, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio. Nell’elenco dei pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano compaiono il presidente del Consiglio di Stato, Paolo Salvatore; il capo della Procura di Foggia, Vincenzo Russo; il prefetto di Benevento, ex prefetto vicario a Caserta, Giuseppe Urbano; tre giudici amministrativi del Tar Campania, Carlo D’Alessandro, Ugo De Maio e Francesco Guerriero; un vigile urbano in servizio ad Alvignano, Luigi Treviso. Ieri pomeriggio, in gran segreto, i primi interrogatori di garanzia (che nel caso di richiesta interdittiva vengono effettuati anticipatamente). Prima è toccato al vigile Treviso, difeso dagli avvocati Carlo Grillo e Vittorio Giaquinto. Per lui l’accusa è di aver annullato il verbale di una contravvenzione, su richiesta dell’allora sindaco di Alvignano (Domenico Bove, dell’Udeur, arrestato nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto anche l’ex direttore generale della Provincia di Caserta, Anthony Acconcia) e in favore di Carlo Camilleri, consuocero del ministro della Giustizia Clemente Mastella. Dopo a Giuseppe Urbano, casertano, da un paio di anni a capo dell’Ufficio di governo a Benevento. Indagato per falso ideologico, assistito dagli avvocati Giuseppe Fusco e Vittorio Giaquinto, ha spiegato al gip Francesco Chiaromonte l’iter che, nel marzo scorso, portò all’elezione del presidente della comunità montana del Taburno. Elezione sulla cui regolarità il prefetto ha espresso, a distanza di pochi mesi e sulla scorta di una sentenza del Tar di Salerno, due differenti pareri. Paolo Salvatore, iripino di nascita, presidente aggiunto del Consiglio di Stato, è stato nominato ai vertici di Palazzo Spada il 26 ottobre scorso. Fu lui, il 17 aprile scorso, a presiedere il collegio che diede il via libera alla nomina di Vincenzo Russo a capo della Procura di Foggia. Nomina che risale al marzo del 2005 e che fu impugnata da Giovanni Colangelo, procuratore aggiunto a Bari, che contestò i criteri di scelta adottati dal Csm. Vincenzo Russo, napoletano, ex pm ed ex giudice istruttore a Napoli (si occupò, tra l’altro, di quell’anticipo di tangentopoli che portò all’arresto per corruzione dell’assessore regionale Armando De Rosa), dopo un periodo trascorso al Secit era rientrato in sede nel 2004, andando a presiedere la III sezione penale del Tribunale. Nel marzo dello scorso anno era stato oggetto, assieme al pm Giuseppe Gatti, di un progetto di attentato. |