Nick: hightecno Oggetto: eros & pathos (cap XVIII) Data: 22/6/2004 15.15.36 Visite: 83
L’origine delle tante paure che il sentimento amoroso suscita in noi, non tanto dovrebbe essere ricercata nella persona amata, quanto in noi stessi. Le nostre angosce e paure, i nostri più intimi desideri si snodano lungo una fitta costellazione di affetti e immagini inconsce. Per non entrare in contatto con quei profondi sentimenti di dipendenza e di paura, dovremmo tutti diventare abili seduttori e cercare di non lasciarci mai sedurre. Ma si tratta soltanto di una illusione, perché in amore non esistono ruoli prestabiliti e i grandi seduttori di oggi potranno domani diventare anime sedotte. L’uomo ha sempre cercato di capire quali siano le motivazioni sottese all’impossibilità di arginare il dilagare della sofferenza dentro la sua anima. Il dolore umano costituisce una realtà poliedrica, di cui la solitudine rappresenta soltanto una delle molte facce. Del senso di solitudine ognuno di noi ha una propria opinione, tuttavia non se ne può avere una conoscenza esauriente fin quando non sperimentiamo noi stessi all’interno delle relazioni interpersonali. Il vero problema è dato dal fatto che ogni volta che ci troviamo con gli altri, tra la gente, alle prese con quel genere di rapporti che potremmo definire «convenzionali», ne avvertiamo in maniera diretta e dolorosa l’inconsistenza. I rapporti convenzionali sono, sia per caratteristiche che per finalità, del tutto opposti alle relazioni che, invece, potremmo definire «autentiche». Le circostanze della quotidianità, in genere, ci costringono a vivere rapporti falsi, fondati sulla menzogna, sulla competizione, su mortificanti bilanci fra vantaggi e svantaggi personali. Comprendiamo quindi che, stando così le cose, non soltanto si corre il rischio di non sentirsi mai preparati a vivere rapporti autentici ma, soprattutto, non lo si è realmente. Ecco allora subentrare la sofferenza, un dolore sottile e persistente che la nostra anima prova sentendosi privata del suo principale nutrimento. Il rapporto autentico, fondato su una comunicazione sincera, dettata dai sentimenti, difficilmente riesce a trovare un territorio fertile nel quale affondare le proprie radici e così, nella maggioranza dei casi, cede il passo alle relazioni convenzionali, prive di qualunque potere espressivo. Siamo dunque impreparati a vivere rapporti autentici, stentiamo a riconoscerli e ad aprirci a essi con fiducia. Persino quando si ha la fortuna o il merito di riuscire a tessere un legame sincero, spesso non ce ne rendiamo conto, permettendo così che un rapporto valido svanisca nel nulla. In particolare, i rapporti amorosi subiscono brusche interruzioni o incrinature proprio perché le persone coinvolte non sono abituate a confrontarsi con la sincerità dei sentimenti. La diffidenza, la paura di soffrire, l’esitazione ad aprirsi a nuove esperienze, inducono alla rinuncia e a un triste ritrarsi nella solitudine. Poiché nella nostra esistenza, per le ragioni che abbiamo espresso, dobbiamo constatare che i sentimenti vengono continuamente calpestati, è più che comprensibile essere dominati dalla paura. Tuttavia, nonostante ciò, rifugiarsi nella solitudine non può in alcun caso rivelarsi la soluzione vincente. Considerato che l’essere umano è autentico soltanto nei moti dell’anima e questi sono sempre il risultato dell’elaborazione di un intimo vissuto, sarebbe assurdo voltare loro le spalle ignorandoli. In fondo, la nostra parte più autentica emerge soltanto nella relazione, dal confronto con l’altra persona: il rapporto è uno straordinario strumento di conoscenza profonda della nostra anima. Pertanto, quando ci troviamo impegnati in un rapporto vero, adatto a dare spazio alle emozioni più segrete, sarebbe importante non lasciarci condizionare dalla paura della sofferenza e da ricordi scoraggianti. Certo, nei momenti difficili della vita ci ritroveremo sempre soli, perché in realtà l’altro, per quanto ben disposto nei nostri confronti, è anch’esso un elemento singolo, «isolato». Nonostante ciò, per nostra fortuna, l’amore ci offre il suo aiuto, permettendo quel prodigio straordinario che è l’incontro e la fusione di due monadi distinte. La scoperta della nostra vita interiore e di una filosofia individuale nascono anche da questa particolare fusionalità.
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