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Le interviste rilasciate dal regista Alan Parker all'epoca furono rare, scarne e succinte. "Il film ricorda la storia di un uomo che pesca nel fondo della memoria, un viaggio nel fondo della sua follia. E durante questo viaggio lo incontriamo in diverse età della vita, come se sfogliassimo un album di foto di famiglia. Un uomo, però, che costruisce come un muro attorno ai suoi sentimenti, un mattone oggi, uno domani; e questo muro lo separa sempre di più dal mondo che lo circonda. Un muro immaginario fatto di mattoni immaginari. Suo padre è morto nelle battaglia di Anzio, durante l'ultima guerra; lui quindi non lo ha mai conosciuto: prima pietra. E sua madre ha voluto compensare questa mancanza, questa assenza, con un amore che lo soffoca: seconda pietra...".
La cosa migliore, secondo me, girata dal regista di "Evita", sembra un lungo video clip visionario e pieno di metafore.
Mi è sempre piaciuto, se il cinema ogni tanto fosse anche questo...