Nick: hightecno Oggetto: Buttiamo il ciucciotto Data: 24/6/2004 10.45.0 Visite: 58
Cercavo, dopo l'ignonimiosa eliminazione resa ancora più patetica dai previsti, ma sempre grotteschi belati delle solite pecore pazze che cercano alibi e gomblotti per camuffare una figura da pannolini, una maniera garbata per chiudere anche questa finestra sul calcio italiano. Una finestra che - anziché una finestra con vista - si è rivelata il consueto coperchio spalancato su quel cassonetto della monnezza che è il mondo pallonaro italiano, sottolineato dal quel devoto "puttana m...." esclamato da Bobone "Yo soy un hombre" Vieri, che poi non può lamentarsi se non centra più la porta. Unica nota confortante, la assoluta indifferenza con la quale questa squadra è stata accolta al rientro in Italia. Niente pomodori, nè uova, nè pernacchie, nè bottiglie di acqua minerale "che noi della nazionale beviamo", proprio come si accoglie un ex amore spento verso i quali ormai non si prova neppure più rancore. Avevamo esordito con la fin troppo ovvia metafora del calcio-ciucciotto, arruolando l'innocente nipotino Tommaso nel tentativo di intenerire il sempre agguerrito esercito di Talebani del tifo che pattugliano Internet giorno e notte per difendere i propri idoli di plastica e per aggredire chiunque osi contraddire la loro fede vuota e disperata, e il piccolino ha fatto la propria parte, limitando le incursioni dei desesperados. Mi sembrava quindi giusto e doveroso, per salutare chi ha letto e scritto e magari per sollevare un poco il morale delle migliaia che hanno inviato variazioni sul tema della depressione collettiva (grazie, "misery loves company", la sfortuna ama sentirsi in compagnia), pagare al mio piccolo collaboratore che oggi compie la venerabile età di mesi due il tributo che gli spetta e lasciare a lui il compito difficile dei saluti. Un grazie, dunque, a tutti, dal mio Tommasino che riesce a sorridere ironico senza quel ciucciotto, che forse anche noi adulti stiamo imparando a sputare.
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