Dopo la scelta di Fabio capello come allenatore della nazionale di calcio inglese
inchiesta del quotidiano "The Times" sul declino dell'uomo "made in Italy"
Mammone, vanesio e poco sexy
Londra boccia il maschio italiano
Fra le accuse più ricorrenti, quella di pensare più al look che a fare felici le compagne
L'articolo è pieno di luoghi comuni. Viene il dubbio che sia frutto di invidia
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Alberto Sordi in una scena di "Fumo di Londra" (1966)
LONDRA - C'era da aspettarselo. Vedere un italiano alla guida della loro nazionale di calcio sta scioccando gli inglesi. E lo choc è ancora più grande perché, con Fabio Capello, si sono trovati davanti una specie di Nuovo Uomo Rinascimentale, come ammettono a denti stretti: elegante, colto, inappuntabile, se necessario machiavellicamente spietato e soprattutto vincente, particolare da non dimenticare in una nazione come questa, che ha inventato il football ma a football non riesce più a vincere niente da quarant'anni.
Possibile che la penisola della torre pendente, il paese che hanno sempre amato visitare ma sentendosi sempre superiori ai suoi abitanti, per non parlare del calcio che hanno sempre irriso per via del "catenaccio", possano produrre un uomo simile? Era necessario rimettere le cose a posto, cominciando col rimettere al proprio posto gli uomini italiani.
Il
Times, illustre padre del giornalismo anglosassone, ci ha provato ieri sbattendo in copertina un giovane, aitante e piuttosto virile Capello, in maglia della Juventus e calzoncini decisamente corti, come simbolo di un'inchiesta sul "maschio italiano", completata da un ironico test per permettere alle donne inglesi di determinare quanto c'è di italiano,
oh my God, nei maschi di casa loro.
Nella sua lunga corrispondenza da Roma, Richard Owen parte citando una fonte di sicura autorevolezza, il proprio barbiere, il quale si lamenta che le donne d'oggi sono "indipendenti, lavorano, non cucinano" e hanno lasciato soli i mariti, ridotti al rango di "cittadini di seconda classe". Poi, pur riconoscendo che uno ha 71 anni e l'altro è morto, il corrispondente del
Times spiega che gli italiani, piuttosto che Fabio Capello, preferiscono seguire come modello una moderna versione di Casanova, tipo Silvio Berlusconi o Marcello Mastroianni. Quindi, il colpo di grazia: il mito del "latin lover" è andato in frantumi, afferma, dopo che un congresso medico tenuto a Roma avrebbe rivelato che "sei italiane su dieci sono sessualmente insoddisfatte" dei mariti, fidanzati, amanti.
L'articolista rincara la dose con i pareri di Chiara Simonelli, sessuologa dell'Università di Roma, secondo cui la realtà è peggiore della suddetta statistica, "conosco molte italiane di 30-40 anni che hanno scelto disperate il celibato" per la scarsa capacità sessuale dei maschi italiani, e di Claudio Cricelli, presidente del medesimo congresso, secondo cui tale incapacità è "una ragione del basso tasso demografico dell'Italia". Facciamo pochi bambini, in sostanza, perché non siamo bravi a letto.
Non è finita: il
Times tira fuori un titolo di giornale sulla "morte del gigolò", secondo cui gli italiani hanno disimparato la vecchia arte di sedurre le donne al bar o in spiaggia. Come mai, si chiede allora l'autore dell'inchiesta, sembrano lo stesso tanto sicuri di sé? Risposta: perché glielo ha insegnato la mamma. Siamo degli inguaribili "mamma's boys", figli di mamma, segnati per tutta la vita dall'eccessivo amore materno, che ci fa sentire grandi anche quando non lo siamo, conclude il servizio, senza tralasciare le abituali critiche all'italiano maschilista, che non aiuta la donna in casa o a tirare su i figli.
E in un secondo articolo l'italo-inglese Zoe Manzi offre la drammatica testimonianza di come si ricredette sul proprio innamorato italiano: tornati a casa dopo un acquazzone, lui le chiese il phon per asciugare non i propri magnifici capelli, bensì le proprie scarpe di finissimo cuoio. Mammà lo avrebbe sgridato assai, se le avesse rovinate: così finì una promettente love-story. Quanto all'ironico test che accompagna l'inchiesta, il tipico maschio italiano beve espresso macchiato, ha l'armadio pieno di maglioni di cachemire, indossa striminzite mutande aderenti, guida l'auto come se fosse in Formula Uno e adora lo scooter: manca solo Pulcinella, poi lo stereotipo sarebbe completo.
Che dire? Un maschio italiano, temporaneamente in esilio a Londra, non sa se augurarsi che Capello faccia finalmente vincere qualcosa all'Inghilterra, per aumentare il senso d'inferiorità degli inglesi nei nostri confronti, o continui a farla perdere, così torneranno a sentirsi superiori: loro più bravi in guerra, in politica, nell'alta finanza, insomma in tutte le cose serie, noi nella vecchia arte della seduzione al bar. E anche al pub, se ci viene data l'occasione.
(
9 gennaio 2008)