Nick: Acaro Oggetto: Eriksson come Trap... Data: 25/6/2004 18.15.10 Visite: 109
25 giugno 2004 - 15 : 45 di Franco Zuccala' (ITALPRESS) Veder perdere gli inglesi è sempre uno spettacolo. Perché loro che hanno inventato il "fair-play", il "self control" e il "sense of humour" poi debbono anche usarlo. Per ragioni di prestigio: è "Made in England". E così un collega britannico che vive a Roma da anni, un po' livido, mi ha detto: «Forse siamo stati sfortunati, ma ci possiamo consolare dicendo che abbiamo perso giocando all'italiana.» Eriksson (che quando vince Oltre Manica viene considerato mezzo inglese e quando perde mezzo italiano) è accusato perché sull'1-0 ha rinculato togliendo Scholes e inserendo Phil Neville, un difensore, e così si è fatto raggiungere. Come Trap. Ma gli inglesi sono sempre uno spettacolo perché sotto la tenda di Dafundo, dov'è (era) il loro quartier generale, i giocatori hanno parlato senza scappare (come i nostri) anche se avevano perso. Non avevano paura perché erano sicuri che la sterlina non sarebbe stata svalutata nonostante l'eliminazione dagli Europei e che i loro maledetti verbi irregolari sarebbero restati sempre tali e tanti. Certo, i colleghi della stampa dopo le vittorie avevano l'aria di Winston Churchill per i loro sigari puzzolenti, dell'ammiraglio Nelson per il loro superiority complex e di Lawrence d'Arabia per il senso dell'avventura che i loro inattendibili paludamenti trasudavano sotto quella tenda bianca da pieno Sahara dove si parlava di calcio. Ma è stato uno spettacolo anche dopo la sconfitta, perché i sudditi di Sua Maestà sono apparsi pacati anche se furibondi in cuor loro perché si son sentiti truffati dai portoghesi, lazzaroni latini, ma non hanno potuto rifiutare le regole di un gioco che in fondo hanno inventato loro, anche se tanto, tanto tempo fa. Certo, erano furibondi per il gol annullato a Campbell che avrebbe potuto chiudere la partita nei supplementari; furibondi per due rigori finali tirati irregolarmente dai portoghesi (con interruzione della corsa); furibondi perché Ricardo, il portiere che ha segnato il penalty decisivo, non era nell'elenco dei tiratori. Ma Eriksson ha glissato su tutto ciò, dopo la sconfitta, dimostrandosi "disappointed" solo per il terreno di gioco che, nei pressi del dischetto, era irregolare e lui lo aveva segnalato all'UEFA ricevendo assicurazioni sulla sistemazione del campo. Invece Beckham (un recidivo in fatto di penalty sbagliati: aveva fallito in Turchia e contro la Francia, proprio allo Stadio da Luz) ha tirato male e ha fatto chiari gesti di disappunto. Sven Goran Eriksson, si sa, è un signore e non s'attacca a queste cose. Ma la stampa inglese e soprattutto il mare di tifosi sbarcati in Portogallo sicuri di vincere, invece no. Ora noi non vorremmo scadere nel pecoreccio, ma chi perde si lamenta sempre per qualche cosa. E' una brutta cosa affrontare le squadre di casa. Ricordate la Corea, sospinta da Moreno e soci ai Mondiali? Sin dai tempi antichi (gli azzurri nel 1934 e 1968, la stessa Inghilterra nel 1966, gli argentini nel 1978) chi organizza ottiene un occhio di riguardo dagli arbitri. Ma ricordate come arbitrò Collina nella partita inaugurale ? Non fece passare nulla a favore dei padroni di casa. Gli inglesi infatti per il loro campionato vorrebbero ingaggiare Collina, che però ha detto "sorry". Ora l'orda dei tifosi britannici, Beckham (con Victoria, bimbo e orecchino), i giocatori ed Eriksson son tornati a casa. Ci mancheranno. Good bye.
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