Nick: Vody Oggetto: LA SX LA DX E IL PROGRAMMA Data: 28/6/2004 19.33.30 Visite: 181
Sorrido sempre quando leggo presunti commentatori politici a pan e puparuol su ircnapoli. C'è un vizio di fondo nei loro discorsi: considerare il popolo italiano un generico e indistinto polpettone, nel quale sparisce ogni differenza, di ceto soprattutto. Non ha senso parlare genericamente di cittadini, ci sono cittadini che hanno tutto l'interesse che venga abolita la tassa sui beni di lusso e ci sono cittadini che con 900 euro al mese di stipendio, non sanno nemmeno il lusso dove sta di casa. Questo per dire che la politica, non è amministrazione di condominio, dove due opzioni si confrontano neutramente, potenzialmente valide l'una quanto l'altra. La politica è espressione di interessi, una scelta politica consapevole va a braccetto col ceto sociale di appartenza. Se sono un imprenditore o sono comunque un benestante, avrò tutto l'interesse che vengano drasticamente ridotte le tasse. Tanto se poi non ci sono più sanità pubblica, trasporto pubblico, scuole e università pubbliche, il problema non sarà mio perchè avrò i mezzi economici per ricorrere ai privati. Se viceversa sono un operaio, un informatico di base, un impiegato, un lavoratore autonomo, insomma uno dei milioni di persone che vivono con meno di 1.000 euro al mese, vorrò che le tasse dei benestanti siano quantomeno pari a quelle che vengono detratte a monte dalla mia busta paga (quasi il 50% dello stipendio). Essere di destra o di sinistra significa, nell'ambito di una scelta consapevole, appartenere a un ceto sociale piuttosto che a un altro. E' questo il senso della politica, altrimenti non ci spiegheremmo perchè in Confidustria nessuno voti Rifondazione e perchè la maggioranza dei lavoratori dipendenti, invece, si iscriva alla CGIL e voti a sinistra. Credo che in questi ultimi anni la tendenza alla creazione di un ceto medio indistinto e generalizzato, sia stata messa veramente in crisi. Riemerge lo spettro della povertà, quella antica e quella nuova, calano i consumi delle famiglie a più basso reddito, si assiste insomma a una nuova polarizzazione dei ceti e la forbice fra ricchi e poveri si allarga. Esiste anche la destra sociale potrà dire qualcuno, ma la destra sociale è un bluff, risponderei io senza esitazione. Dalla marcia su Roma a oggi questa tendenza "sociale" della destra si è sempre liquefatta quando si mettevano in discussione distribuzione della ricchezza e proprietà dei mezzi di produzione. E' avvenuto col fascismo del ventennio, con la breve esperienza della RSI e avviene oggi col Governo Berlusconi, che fa legittimamente gli interessi di una parte sola del paese. Dico legittimamente perchè i ceti sociali che votano centro destra sono sicuramente più agiati e ricchi di quelli che si schierano invece a sinistra. Quello che non è invece legittimo è spacciare questa politica come "conveniente" per l'intero paese e questa menzogna passa tanto più facilmente quanto maggiori sono i mezzi di propaganda e di diffusione che la destra e il governo hanno, producendo uno spostamento di voti che da sinistra vanno a destra. Come se l'agnello votasse per il macellaio per capirci. Una vera politica di sinistra deve fare gli interessi della maggioranza del paese, perchè è molto più grande il numero di quelli che vivono di stipendio, rispetto a chi ha ricchezze immense. Lo deve fare con durezza, imponendo una politica fiscale attenta che concentri il proprio peso soprattutto sui grandi capitali. Essere comunista oggi non significa negare la proprietà privata, non ho nulla contro chi dopo una vita di sacrifici si compra una macchina e una casa. Essere comunista oggi significa produrre e incentivare gli strumenti che permettano una maggiore distribuzione della ricchezza, in una società evoluta, opulenta e sviuluppata. Se sommassimo i nostri singoli capitali individuali a quelli dei grandi capitalisti e dei loro cortigiani, e facessimo una media ne guadagneremmo non dico tutti, perchè tutti in politca non esiste, ma sicuramente la maggioranza degli italiani. |