Nick: Haran Oggetto: L'altra metà del cielo Data: 28/1/2008 11.41.5 Visite: 120
Gli azzurri scivolano nella parte destra della classifica: è alle porte un mese di febbraio con ben 3 trasferte, prima di affrontare le grandi. --- E' finita come peggio poteva finire ed allo stesso modo è iniziata esattamente com'era cominciata. Non è un indovinello da settimana enigmistica, ma semplicemente la cronaca degli ultimi 180 secondi di Cagliari - Napoli, prima partita del girone di ritorno. Finita proprio come la gara d'andata dello scorso 26 agosto, allorquando Matri e Foggia rovinarono l'esordio degli azzurri in serie A, con gli entusiasmi del caso sciolti in quella torrida domenica napoletana. Il Napoli prima raggiunto e poi superato da un Cagliari combattente, mai domo, trascinato dalla disperazione dei suoi miseri punti in classifica e dall'orgoglio dei suoi calciatori che non hanno mai mollato fino alla fine. La luce dei ragazzi di Reja, invece, si è spenta dopo i primi, unici, 15 minuti della ripresa, al gol di Hamsik non c'è stato altro, gli azzurri hanno tirato i remi in barca lasciando mestamente il fianco ad un Cagliari intrapendente che ha schiacciato e frantumato per due volte la difesa, ormai lontana parente della roccaforte inespugnabile di inizio stagione. Preoccupa l'atteggiamento della squadra: gambe molli e testa altrove, poca concentrazione e sopratutto una condizione fisica preoccupante, forse figlia di un'errata preparazione che solo ora paga lo scotto dei ritmi e della velocità mostrata ad inizio campionato. Non hanno funzionato i ricambi, sostituti di pedine importanti venute meno proprio in un momento delicato della stagione, che di per se, ovviamente, non possono essere l'unica spiegazione esaustiva di quel che è accaduto. Se si guardano i numeri, il Napoli può sentirsi ancora in acque tranquille, non fosse per il passaggio nella parte destra della classifica, che se da una parte ridimensiona le velleitarie aspettative europee, dall'altra fa entrare negli specchietti retrovisori tutte quelle formazioni invischiate nella bagarre-salvezza. Ognuno dovrà sudarsi la maglia: basta con gerarchie predeterminate e giocatori intoccabili talvolta fuori ruolo o semplicemente fuori condizione, basta con moduli imprescindibili ed assenza di soluzioni tattiche alternative. La speranza di riscatto comincia sabato sera al San Paolo contro l'Udinese, ormai lontana parente della squadra schiaffeggiata per ben 5 volte all'andata, prologo di un febbraio di ferro che successivamente vedrà gli azzurri una sola volta tra le mura amiche, contro l'Empoli, dopo aver fatto visita alla Samp e prima della doppia trasferta di Genova - stavolta sponda rossoblu - e Livorno. Un ciclo dal quale trarre massimo profitto in termini di punti, sopratutto perchè poi ci saranno le partite-impossibili con le grandi della A, contro cui il Napoli non potrà permettersi di giocarsi la salvezza. Gli azzurri dovranno imparare a gestire ed a chiudere le partite che sono alla loro portata, molto prima che lo facciano gli avversari, cosi come purtroppo non è avvenuto negli ultimi tempi. Altrimenti la parola crisi, invocata dai commenti dei cronisti e saggiamente dribblata dalla dirigenza, dovrà per forza essere pronunciata.
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