Nick: giGGinocon2G Oggetto: rapporto con la differenziata Data: 28/1/2008 19.14.40 Visite: 129
San Giorgio a Cremano, città del vesuviano in cui vivo, è uno dei territori maggiormente colpiti dall’ultimo periodo di emergenza rifiuti. Una causa, tra le tante, è l’alto numero di popolazione (circa 50 mila) a fronte di una superficie molto piccola (meno di 4 chilometri quadrati), che rende impossibile la realizzazione di siti di stoccaggio, temporanei e non, atti a tamponare situazioni di crisi. È dai primi di Dicembre che non si effettua una raccolta regolare e le strade sono zeppe di spazzatura. Ieri mattina, con il gruppo politico a cui appartengo, abbiamo organizzato una manifestazione in una delle piazze principali: tutti i cittadini sono stati invitati a portare carta e plastica in modo da effettuare una raccolta differenziata straordinaria . La finalità dell’iniziativa era duplice: da una parte cercare di spronare le persone a non interrompere o, in alcuni casi, a riprendere la raccolta differenziata, e dall’altra spingere l’amministrazione comunale a riavviare la raccolta differenziata con un programma serio e ben organizzato. Nonostante la mia associazione fosse la organizzatrice dell’evento, confesso che il mio pronostico in merito alla riuscita dell’iniziativa era alquanto negativo. In questi tempi mi sono trovato a parlare con numerose persone che hanno smesso di differenziare vista la situazione delle nostre strade. Mi chiedevo quindi quante persone si sarebbero prese la briga di portare la spazzatura in una piazza, potenzialmente anche lontana da casa. Ebbene, è bastata la prima ora per ricredermi immediatamente. A fine giornata è stato necessario l’intervento di un camion extra rispetto a quelli previsti, perché la carta raccolta eccedeva il carico trasportabile da un solo mezzo compattatore. Questo mio intervento non vuole affatto essere un plauso pubblico all’attività svolta da noi ieri, quanto lo spunto per qualche riflessione. L’emergenza rifiuti ha segnato molto di più di quello che credessi le persone che io definisco "comuni", quelle cioè che vivono la propria vita sospesi in una bolla d’aria che non li lascia coinvolgere da molti degli avvenimenti che gli accadono quotidianamente intorno. Ieri piazza Troisi era zeppa di quelle persone "comuni", persone che in alcuni casi dimostravano rabbia e sconforto e critiche feroci per la situazione attuale, ma che, in maniera più o meno seria e ragionata, proponevano sempre qualche loro idea per venire fuori dalla crisi. Moltissime le persone che hanno chiesto spiegazioni a proposito delle modalità necessarie per differenziare in modo corretto i propri rifiuti domestici. Da applausi poi tutti quelli che, orgogliosi, hanno esposto (prima di accantonare) i sacchetti conservati per mesi in garage o su terrazzi. Dunque, in sostanza, la verità qual è? Le persone vogliono fare la raccolta differenziata, e la vogliono fare in maniera corretta e soprattutto consapevole. Hanno capito che dal loro comportamento dipende direttamente la qualità della loro vita. Chiaramente la mia esperienza è relativa alla sola città di San Giorgio a Cremano, ma non posso non pensare che un certo tipo di atteggiamento si sia diffuso un po’ ovunque. È giunto quindi il momento da parte delle amministrazioni di attivare dei programmi di raccolta differenziata quanto più capillari e massicci possibili, basati su campagne di informazioni serie e dettagliate. Non è più credibile chi sostiene la scarsa volontà della popolazione nell’approcciarsi a questo problema. È necessario che chi di dovere agisca e che noi cittadini facciamo sentire, se necessario, la nostra voce. Leggevo in un post dell’intervento di Beppe Grillo verso la fine di febbraio, con relativi commenti di rammarico a proposito del suo essere genovese e non napoletano. Beh, allo stato attuale, non importa di dove sia Grillo. La sola cosa davvero importante è che questo processo di responsabilizzazione e di presa di coscienza civica da parte delle persone continui. Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli. [V] |