Nick: Evi|ArmA Oggetto: Il Corvo Data: 30/6/2004 10.11.26 Visite: 21
Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco, sopra alcuni bizzarri e strani volumi d'una scienza dimenticata; mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando - d'un tratto, sentii un colpo leggero, come di qualcuno che leggermente picchiasse - pichiasse alla porta della mia camera. -- « È qualche visitatore - mormorai - che batte alla porta della mia camera » -- Questo soltanto, e nulla più. Ah! distintamente ricordo; era nel fosco Dicembre, e ciascun tizzo moribondo proiettava il suo fantasma sul pavimento. Febbrilmente desideravo il mattino: invano avevo tentato di trarre dai miei libri un sollievo al dolore - al dolore per la mia perduta Eleonora, e che nessuno chiamerà in terra - mai più. E il serico triste fruscio di ciascuna cortina purpurea, facendomi trasalire - mi riempiva di tenori fantastici, mai provati prima, sicchè, in quell'istante, per calmare i battiti del mio cuore, io andava ripetendo: « È qualche visitatore, che chiede supplicando d'entrare, alla porta della mia stanza. « Qualche tardivo visitatore, che supplica d'entrare alla porta della mia stanza; è questo soltanto, e nulla più ». Subitamente la mia anima divenne forte; e non esitando più a lungo: « Signore - dissi - o Signora, veramente io imploro il vostro perdono; « ma il fatto è che io sonnecchiavo: e voi picchiaste sì leggermente, « e voi sì lievemente bussaste - bussaste alla porta della mia camera, « che io ero poco sicuro d'avervi udito ». E a questo punto, aprii intieramente la porta. Vi era solo la tenebra, e nulla più. Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare; ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita; e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!» Soltanto questo, e nulla più. Ritornando nella camera, con tutta la mia anima in fiamme; ben presto udii di nuovo battere, un poco più forte di prima. « Certamente - dissi - certamente è qualche cosa al graticcio della mia finestra ». Io debbo vedere, perciò, cosa sia, e esplorare questo mistero. È certo il vento, e nulla più. Quindi io spalancai l'imposta; e con molta civetteria, agitando le ali,si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d'altri tempi; egli non fece la menoma riverenza; non esitò, nè ristette un istante ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera, s'appollaiò, e s'installò - e nulla più. Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere,con la grave e severa dignità del suo aspetto: « Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile, « orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte « dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte! » Disse il corvo: « Mai più ». Mi meravigliai molto udendo parlare sì chiaramente questo sgraziato uccello, sebbene la sua risposta fosse poco sensata - fosse poco a proposito; poichè non possiamo fare a meno d'ammettere, che nessuna vivente creatura umana, mai, finora, fu beata dalla visione d'un uccello sulla porta della sua camera, con un nome siffatto: « Mai più ». Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, profferì solamente quest'unica parola, come se la sua anima in quest'unica parola avesse effusa. Niente di nuovo egli pronunziò - nessuna penna egli agitò - finchè in tono appena più forte di un murmure, io dissi: « Altri amici mi hanno già abbandonato, domani anch'esso mi lascerà, come le mie speranze, che mi hanno già abbandonato ». Allora, l'uccello disse: « Mai più ». Trasalendo, perchè il silenzio veniva rotto da una risposta sì giusta: « Senza dubbio - io dissi - ciò ch'egli pronunzia è tutto il suo sapere e la sua ricchezza, « presi da qualche infelice padrone, che la spietata sciagura « perseguì sempre più rapida, finchè le sue canzoni ebbero un solo ritornello, « finchè i canti funebri della sua Speranza ebbero il malinconico ritornello: « Mai, - mai più ». Ma il corvo inducendo ancora tutta la mia triste anima al sorriso,subito volsi una sedia con ricchi cuscini di fronte all'uccello, al busto e alla porta; quindi, affondandomi nel velluto, mi misi a concatenare fantasia a fantasia, pensando che cosa questo sinistro uccello d'altri tempi,che cosa questo torvo sgraziato orrido scarno e sinistro uccello d'altri tempi intendea significare gracchiando: « Mai più ». Così sedevo, immerso a congetturare, senza rivolgere una sillaba all'uccello, i cui occhi infuocati ardevano ora nell'intimo del mio petto; io sedeva pronosticando su ciò e su altro ancora, con la testa reclinata adagio sulla fodera di velluto del cuscino su cui la lampada guardava fissamente; ma la cui fodera di velluto viola, che la lampada guarda fissamente Ella non premerà, ah! - mai più! Allora mi parve che l'aria si facesse più densa, profumata da un incensiere invisibile, agiato da Serafini, i cui morbidi passi tintinnavano sul soffice pavimento, - « Disgraziato! - esclamai - il tuo Dio per mezzo di questi angeli ti à inviato « il sollievo - il sollievo e il nepente per le tue memorie di Eleonora! « Tracanna, oh! tracanna questo dolce nepente, e dimentica la perduta Eleonora! Disse il corvo: « Mai più ». - « Profeta - io dissi - creatura del male! - certamente profeta, sii tu uccello o demonio! - - « Sia che il tentatore l'abbia mandato, sia che la tempesta t'abbia gettato qui a riva, « desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata « in questa visitata dall'orrore - dimmi, in verità, ti scongiuro - « Vi è - vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi - ti scongiuro. - Disse il corvo: « Mai più ». - « Profeta! - io dissi - creatura del male! - Certamente profeta, sii tu uccello o demonio! « Per questo Cielo che s'incurva su di noi - per questo Dio che tutti e due adoriamo - « dì a quest'anima oppressa dal dolore, se, nel lontano Eden, « essa abbraccerà una santa fanciulla, che gli angeli chiamano Eleonora, « abbraccerà una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Eleonora ». Disse il corvo: « Mai più ». - « Sia questa parola il nostro segno d'addio, uccello o demonio! » - io urlai, balzando in piedi. « Ritorna nella tempesta e sulla riva avernale della notte! « Non lasciare nessuna piuma nera come una traccia della menzogna che la tua anima ha profferita! « Lascia inviolata la mia solitudine! Sgombra il busto sopra la mia porta! Disse il corvo: « Mai più ». E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza, e i suoi occhi sembrano quelli d'un demonio che sogna; e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento, e la mia, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento non si solleverà mai più! (Edgar Allan Poe)
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