Nick: mir Oggetto: un viaggio (3) Data: 30/6/2004 22.16.45 Visite: 91
Quando non conosci la città dove ti trovi tutto sembra sufficientemente interessante. Gli alberi sono diversi, la gente è diversa, le vetrine sono diverse, le auto (si anche quelle) sono diverse. Fu l'odore della porchetta e della carne sulla piastra a svegliarmi. Seguii come un segugio la traccia fino al furgone dove si servivano "i migliori panini del mondo". Dietro il banco c'erano due persone che si somigliavano molto. Forse padre e figlio, forse fratelli o forse si somigliavano e basta. Uno era calvo e rubizzo, l'altro con la classica bustina in testa e pallido. Chiesi al pallido un panino con hamburger, porchetta e formaggio. Questo urlò un "Subito siòre" che mi lasciò un po' interdetto. Aspettai guardando il castello che sorgeva giusto dietro il parco con l'antenna al centro. Le auto correvano parecchio sulle strade lì di fronte. Inchiodando quando il semaforo era rosso. Le poche persone che passeggiavano davano comunque l'idea di chi sta facendo qualcosa, mai di perdere il tempo. "Ecco il suo splendido panino siòre" urlò alle mie spalle il pallido facendomi saltare. Pagai, presi il panino e una birretta e mi allontanai dal furgone dove i due avevano iniziato a litigare in un dialetto che non capivo. Il panino non era male ma forse era la fame a renderlo più appetitoso. La birretta, complice anche la stanchezza, mi andò dritta dritta al cervello. Iniziai a colloquiare, mentalmente, col signor Moretti che era anche di quelle parti. Gli dissi che a volte si fanno gesti che sono esigenze per se' stessi anche se poi portano a strane conseguenze. "Signor Moretti, lei mi deve capire, la mia vita è così 'basso profilo' 'understatement' direbbero gli inglesi. Devo riempirla di passione altrimenti è solo un'inutile ammasso di giorni. Ok lei mi dice che la passione in realtà non esiste e che è solo una proiezione di un'esigenza e le do ragione. Eppure. Eppure ci sta chi un giorno ti si presenta davanti con un bel sorriso, due begli occhi, un paio di parole bene assestate e la passione te la estirpa da dentro con pinze elettriche e te la butta nel fuoco." Il signor Moretti non rispondeva forse lo avevo zittito o forse si era semplicemente rotto i coglioni di sentire le parole dell'ennesimo ubriaco che gli parlava. Arrivai ad un megastore della Feltrinelli. Montagne di libri, vallate di dischi, fiumi di computer. Un paesaggio discretamente confortante. Salii al piano dove stazionavano i libri. Ne presi uno di Zio Hank (Bukowski per chi non lo conoscesse) e mi appollaiai su un pouf in zona poco trafficata. Il libro lo conoscevo già. Rileggo una poesia che mi è cara. "Non è triste pensare a Socrate che beve la cicuta; a quei tempi era una scelta semplice; o dentro o fuori. al giorno d'oggi, in questa confusa sovrastruttura, posso vederlo come uno dei tanti vecchi ubriaconi al bar un sabato pomeriggio, di gran lunga più interessante della media ovviamente ma altrettanto impotente di fronte a tutto il carico di saggezza dei secoli, probabilmente se ne andrebbe in giro a scopare il meglio possibile e come tutti noi cercherebbe di sopravvivere alla notte che viene." Effettivamente la giornata stava passando e per dare un senso a quello che avevo fatto dovevo pensare a in che modo stare lì, sotto casa sua, in tempo per il suo ritorno. |