Nick: Ulisse Oggetto: Intervista all'ON. Fassino Data: 4/7/2004 20.28.40 Visite: 83
Fassino, segretario dei Ds: la cacciata del ministro è solo il gesto di un uomo disperato. La crisi va formalizzata "È fallita la politica del premier questo governo non esiste più" Dov'erano il Cavaliere e Fini? O sono stati complici delle menzogne sui conti o si sono fatti ingannare di CURZIO MALTESE
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Piero Fassino |
| ROMA - Alla fine la "quadra" della maggioranza è finita in testa a Tremonti. Le dimissioni del super ministro dell'economia a due giorni dall'Ecofin avvicinano il governo Berlusconi alla perfetta traduzione in politica della Corrida, dilettanti allo sbaraglio. Al quartier generale dei Ds prevale la sorpresa. Neppure Piero Fassino si aspettava che la maggioranza si squagliasse in questo modo al sole di luglio.
Le dimissioni di Tremonti, si dice, valgono tre rimpasti, mezza crisi di governo, segnano la fine del berlusconismo. Quale valutazione sceglie? "È la fine del berlusconismo. Il governo in carica non è più quello che ha ricevuto il mandato dal Parlamento. Prima hanno cambiato il ministro degli Esteri, Ruggiero, perché non voleva piegarsi all'anti europeismo. Poi hanno rimosso il ministro degli Interni, Scajola, per la non commendevole vicenda Biagi. Ma con la cacciata di Tremonti salta tutto, il governo Berlusconi oggi termina il suo mandato".
L'opposizione conferma la richiesta di dimissioni per Berlusconi? "Non siamo soltanto noi dell'opposizione a chiederle ma le regole della democrazia a renderle inevitabili. Quel governo che ha ricevuto il mandato non esiste più. La crisi ora va formalizzata davanti al Parlamento e al Paese. Il governo ha il dovere di dimettersi. Poi Berlusconi può riprovarci. Ha una maggioranza di cento deputati e cinquanta senatori? Allora, governi. E se non è capace, ne prenda atto e si torni agli elettori. Noi siamo pronti".
La maggioranza sostiene che si può cambiare il ministro dell'Economia senza andare alla crisi. "Sono sconcertato dal tentativo grottesco di minimizzare questa vicenda. La Russa ha avuto il coraggio di dire che le dimissioni di Tremonti erano il male minore. Ma come, se ne va il super ministro, il plenipotenziario dell'economia, il titolare delle deleghe su bilancio, tesoro, finanze, partecipazioni statali, Mezzogiorno. L'uomo da cui dipendevano tutti gli altri dicasteri, come testimoniano le liti con la Moratti sulla scuola, con Lunardi sulle opere pubbliche. In più, il garante dell'asse Berlusconi-Bossi. Altro che male minore, per noi se ne va il male maggiore".
Per giunta, il male maggiore se ne va in pessimo modo. Processato dagli alleati, giustiziato da Berlusconi. "Il vice presidente del consiglio dice che Tremonti ha truccato i conti. Siamo contenti che l'abbiano scoperto, visto che lo denunciamo da anni. Ma, a parte che mentire al Parlamento sarebbe un reato, loro dov'erano? Dov'erano Berlusconi e Fini? Delle due l'una. O sapevano e allora sono stati complici delle menzogne oppure si son fatti menare per il naso per tre anni e dunque non hanno titoli per governare ancora".
In una celebre pagina del Principe di Machiavelli si racconta del governatore della Lunigiana, fatto fuori dal Valentino per far contento il popolo e seguitare al potere. Berlusconi l'ha commentata con entusiasmo, forse cerca di imitare l'esempio. "Come apprendista è piuttosto goffo, contraddittorio e tardivo. Non ha ripetuto fino all'altro ieri: Giulio è il migliore? E ora lo fa fuori a due giorni dall'Ecofin?".
E' il destino di tutti i "migliori". "Già ma qui l'autocritica è scomparsa. Ancora tre giorni fa tutti i giornali rilanciavano la favola dei tagli fiscali. Era Berlusconi a dirlo, non Tremonti. Ha negato fino all'ultimo che il rapporto deficit-Pil avesse sfondato la soglia del 3 per cento. E ora si corre in fretta ai ripari, dicendo che i conti erano truccati dal cattivo Tremonti. A chi vogliono raccontarla?".
E' nobile, da parte sua, scagionare Tremonti quando i suoi padrini e alleati lo mollano? "Tremonti è stato pessimo. Ha esordito denunciando un buco finanziario inesistente e ha impiegato i tre anni successivi a crearne uno vero. Ha truccato i conti, come ammettono Fini e sodali, sovrastimando le entrate dei condoni e delle una tantum. Ma l'idea che abbia fatto da solo è improponibile. Cercano di salvare la barca che affonda buttando in mare il nostromo. Ma la barca affonderà lo stesso".
A quale barca si riferisce, quella del governo o quella dell'economia italiana? "Entrambe. La nave della maggioranza la stanno affondando gli italiani. A cacciare Tremonti non è stato Fini ma il voto delle europee e delle amministrative. Senza il risultato elettorale avrebbero continuato a ingannarci. Eppure era evidente che i conti erano fuori controllo. Non perché fosse impazzito un ministro ma perché è fallita la politica economica del berlusconismo".
Vuole rispondere da subito alla replica di Schifani che accuserà l'opposizione di disfattismo? "Vede, al principio l'allarme sulla politica economica di Tremonti lo lanciava soltanto l'opposizione ma il disastro che è seguito lo avvertono tutti. La Confindustria, Cisl e Uil che all'inizio avevano provato a trattare con Berlusconi, i rappresentanti delle professioni, dai medici agli insegnanti ai magistrati. A giudicare dal documento economico di An, s'è convinto perfino Giafranco Fini. Ho visto che i telegiornali hanno dovuto censurare pure il vicepremier".
A guardare i telegiornali sembrerebbe che le dimissioni di Tremonti siano meno importanti del sorprendente arrivo del caldo, proprio a luglio. "Ho sentito un commentatore (Pionati, ndr) dire che nella riunione di governo "aleggiava uno spirito costruttivo". Si stavano soltanto prendendo a pesci in faccia, cacciando il ministro dell'Economia. Il berlusconismo conserva aspetti comici anche nella tragedia".
A proposito, si avanza l'ipotesi di una sostituzioneal volo di Tremonti con il commissario Monti. "E' triste che il governo voglia mascherare il suo fallimento dietro l'immagine di una persona rispettabile e autorevole come il professor Monti. E poi la settimana scorsa Berlusconi non aveva dato la colpa delle sue mancate promesse fiscali ai "lumaconi di Bruxelles""?
Se Berlusconi ha fatto fuori Tremonti in un batter d'occhio, forse è anche disposto a cambiare idea su un altro centinaio di questioni, non trova? "E' il gesto di un uomo disperato. Pur di non perdere il potere non ha esitato a sacrificare l'ideologo della sua politica. Ma domani che farà? Mettiamo pure che riesca a convincere Monti. Mi sbaglierò ma non vedo proprio il professor Monti a tenergli il gioco mentre riprova il suo numero preferito, quello delle due aliquote, una del 23, l'altra del 33. In ogni caso, il circo è finito".
A proposito di circo, circola anche l'idea di mandare a Bruxelles proprio Tremonti, che sa molte cose. "E' un trovata straordinaria. Prima si accusa un ministro di truccare i conti e poi lo si manda a rappresentare l'Italia nella commissione europea. Complimenti, a noi non sarebbe mai venuto in mente".
Se nonostante il sacrificio umano di Tremonti la macumba di potere di Berlusconi non dovesse riuscire, che farà l'opposizione? "Il nostro primo, immediato dovere è di riportare questa crisi dai palazzi del potere berlusconiano alla sua sede democratica, il Parlamento. In queste ore si parla di manovra correttiva, stangate, sacrifici per tutti gli italiani. Vanno decise alla luce del sole, confrontandosi con le parti sociali e con l'opposizione. Se l'Italia deve stringere la cinghia per rimediare ai disastri di Tremonti, non possono essere coloro che gli hanno tenuto bordone a deciderlo da soli nel chiuso di qualche salotto di palazzo Grazioli. Quindi, se la crisi non si risolvesse, il centrosinistra avanzerà in tempi rapidissimi una proposta di governo da sottoporre agli elettori".
La sua personale previsione è di elezioni anticipate o di una crisi lunga due anni? "Il caos fra gli alleati non mi pare sanabile. La Lega ha scaricato con cinismo Tremonti pur di salvare la baracca, anzi il baraccone della devolution. Ma come faranno An e Udc, dopo tutto questo, a votare una riforma che giudicano pessima? Ripeto, Berlusconi una maggioranza ce l'ha. Se è capace, governi. Se non è in grado, lo ammetta. E per carità, non ci si inventi pasticci tecnici o istituzionali. Si vada davanti agli elettori. L'Italia ha bisogno di un governo vero e forte. Ha ragione Montezemolo a dire che non possiamo permettersi una crisi o una campagna elettorale lunga due anni. Arriva un tempo in cui i giochi illusionistici finiscono e bisogna fare i conti veri con la realtà. Questo tempo per il berlusconismo sia arrivato".
(4 luglio 2004) |