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Nick: N|N
Oggetto: Antonio di pietro
Data: 22/3/2008 13.3.49
Visite: 73

Arogmento : il G8


L'Unità: G8 di Genova. Veltroni ha usato parole molto dure. Lei oggi voterebbe ancora contro l’istituzione di una commissione d’inchiesta?

Antonio Di Pietro: «Votammo contro quella proposta di commissione perché si voleva giudicare solo il comportamento illecito della polizia e non chi si era reso protagonista di atti violenti contro la polizia. Grazie alle investigazioni dell’autorità giudiziaria oggi abbiamo un quadro più chiaro: ci sono due gravissimi atti criminali. Il primo è quello di facinorosi e violenti inseriti in una civile manifestazione di protesta. Gente che è arrivata con mazze e bombe incendiarie, che ha devastato mezza città e aggredito gli agenti. Poi c’è un fatto successivo, che non è più legittima difesa, ma un vero atto di ritorsione e di violenza da parte di alcune forze dell’ordine: questo è ancora più gravo perché i responsabili portano le stellette e rappresentano lo Stato. Preciso che in uno e l’altro i casi i fatti si sanno non grazie a una commissione d’inchiesta, ma grazie alla magistratura. Quello di una commissione è un compito di valutazione politica di fatti accertati: altrimenti, responsabilizzando solo una parte o l’altra, si distorce la verità».

Noi dell’Italia dei Valori riteniamo che, in quei giorni del G8, ci furono una serie d’illegalità, una più grave dell’altra. La prima fu quella dei facinorosi che, mischiati ai legittimi manifestanti, con caschi e materiale contundente, hanno aggredito forze di polizia, commercianti e cittadini inermi. Su quei fatti la magistratura sta facendo chiarezza, avendo già chiesto giudizi e condanne.

Si è verificato un altro fatto ancora, a Bolzaneto e alla Diaz. Si sono cioè verificati comportamenti da parte di alcuni esponenti delle forze dell’ordine che, non per legittima difesa, ma per ritorsioni, hanno aggredito alcuni cittadini, quando questi non erano o non erano più in condizione di offendere. Questo fatto è ancora più grave perché non è stato commesso da un cittadino normale, ma da un cittadino con la divisa e, anche per questo fatto, la magistratura sta procedendo. Come Italia dei Valori riteniamo che dobbiamo lasciare alla magistratura il compito di accertare i fatti penalmente rilevanti.

Ma questi esponenti delle forze di polizia che hanno usato violenza lo hanno fatto perché sono impazziti improvvisamente, o perché eccitati, indotti, indottrinati da una classe politica che voleva mostrare il pugno di ferro attraverso la repressione postuma? In questo senso, chi era quella persona, appartenente alla classe politica allora al governo, che stava dentro le caserme a dare le disposizioni per l’ordine? Credo che una verifica politica su questo tema sia doveroso farla, per una questione di lealtà, chiarezza e di verità.







Argomento: Rete 4 e la 7


In seguito alla sentenza della Corte di Giustizia europea, il nostro Paese rischia a breve di dover pagare una multa salatissima se le leggi italiane in materia televisiva non si adegueranno alle norme comunitarie. Riporto sull'argomento una mia intervista rilasciata all'Unita'.

L'Unità: Per i fedelissimi di Silvio oggi è lui, Antonio Di Pietro, l’Uomo nero. Anzi, «un uomo che fa orrore», come ha detto Sandro Bondi l’altra sera a Ballarò. Il leader dell’Italia dei Valori non pare preoccuparsene troppo, anzi. Lì, negli studi di Rai3, non ha usato giri di parole: lui Mediaset la vuole «smembrare».
Dica ministro: era un minaccia da campagna elettorale, o è davvero realistico uno scenario in cui Rete4 toglie il disturbo a favore di Europa7?
Antonio Di Pietro: «Che bisogna togliere una rete a Mediaset sanando un’illegalità lo hanno sancito la Corte di Giustizia europea e anche la Corte costituzionale italiana. Ed il fatto che quest’illegalità non sia stata ancora sanata è una cosa che fa vergogna al nostro Paese, perché sta lì a dimostrare che le istituzioni italiane non sono in grado di far rispettare la legge. Che bisogna agire al più presto lo impone anche il fatto che vi sarà una sanzione durissima nei confronti dell’Italia se non ci adeguiamo, e per pagarla ci vorrebbe una finanziaria all’anno».

L'Unità: E cosa risponde a quelli che dicono che così si mettono a rischio delle aziende con tanti posti di lavoro?
Antonio Di Pietro: «L’argomentazione del personale che ci lavora non ha senso: sarebbe come dire che può violare la legge ogni azienda che non paga le tasse, o che non rispetta la sicurezza, o che non paga i contratti, solo perché ha i suoi dipendenti. E poi nessun vuole chiudere quell’azienda. Si vuole solo che una delle sue reti vada sul satellite perché la frequenza è stata vinta da qualcun altro. Ricordiamoci che la rete che c’è oggi trasmette rubando il diritto di trasmettere ad un’altra».

L'Unità: Lei dice che «soffierà sul collo» di Berlusconi anche sul conflitto d’interessi. Ma lei ritiene anche che il centrosinistra sia stato troppo ‘timido’ al riguardo…
Antonio Di Pietro: «Il centrosinistra non è stato timido, è stato latitante. Ed è una colpa: rimuovere il problema mentre sei maggioranza costituisce un vulnus che va riparato. Noi dell’IdV adempiremo lealmente al programma, ed il programma prevede il rispetto della legalità. Non intendiamo fare sconti… Il fatto è che Berlusconi ha governato essendo concessionario di servizi pubblici: non si mai se decide per lui o per noi: anzi, le leggi ad personam dimostrano che decide solo per se stesso».

L'Unità: Il Cavaliere dice che lei è un "pensionato" come Veltroni…
Antonio Di Pietro: «Macchè, vado verso i 60 anni e dal Parlamento pensione non ne ricevo, devo lavorare ancora molto».

L'Unità: C’è chi potrebbe affermare che l’alleanza con il Pd sia strumentale alle elezioni…
Antonio Di Pietro: «No, è un patto di ferro, per quanto mi riguarda. L’IdV ha le sue ragioni di vita nella credibilità delle sue azioni. La riforma delle telecomunicazioni e il conflitto d’interessi debbono essere affrontate necessariamente perché lo dicono la normativa, la giustizia italiana e l’Europa. Affrontando di petto questi temi rilanciamo al credibilità del programma e all’azione di Veltroni presidente del consiglio, dimostrando determinazione e coerenza».

L'Unità: Nel momento in cui viene resa esecutiva la sentenza europea cosa cambierebbe nello scenario italiano? Qualcosa che assomiglia un po’ a una rivoluzione…
Antonio Di Pietro: «L’affermazione della legalità non è mai rivoluzione, ma restaurazione della legalità rispetto a una illegalità preesistente e recidiva. Ormai veniamo derisi e irrisi dalla comunità internazionale perché non siamo in grado di far rispettare la legge. Era già inaccettabile finchè c’era Berlusconi, ma era anche una naturale conseguenza del conflitto d’interessi. Però dico anche un’altra cosa: se, stando al governo noi, avessimo provveduto nei primi cento giorni, abrogando le leggi vergogna ed il conflitto interessi e approvando la riforma radio-tv tante cose sarebbero andate in modo diverso. Ora basta tergiversare finiramo cornuti e razziati. Cornuti perché la mancanza di pluralità colpisce tutti noi, mazziati perché dovremo pure pagare una multa salatissima».



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Antonio di pietro  (multimedia) 22/3/2008 13.3.49 (72 visite)   N|N
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