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Nick: mir
Oggetto: A cena, Hank , lui ed io.
Data: 6/7/2004 23.22.56
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Invito un amico a cena. Un po' per il gusto di vederlo durante la settimana (e non nel solito finesettimana) e un po' per parlare di un possibile lavoro.
Nella mia testa invito anche zio Hank.
Sta sempre lì con quel mezzo sigaro che gli pende dalla bocca e la bottiglia sul tavolo cui ogni tanto attinge, mi sembra un gesto carino coinvolgerlo in quello che faccio.
Faccio sedere il mio amico a capotavola anche se non c'è ragione. Siamo sul terrazzo e la luce vira gradualmente dai colori caldi del tramonto a quelli più blu della serata.
Zio Hank siede di fronte a me ed alla destra del mio amico. E' un po' impaziente e vorrebbe che stappassi subito la Falanghina di Villa Matilde che il mio amico ha portato.
Voglio un bene dell'anima a questo amico ma iniziamo sempre, inevitabilmente, a parlare di soldi e di modi pratici di condurre la vita, non c'è verso. Un po' mi rompo.
Zio Hank fa gesti osceni e mi invita a mescere il primo giro. Mi ritrovo a sorridere quando il discorso non è assolutamente attinente ad un'atmosfera allegra.
L'amico mi guarda un po' interdetto.
Servo le pennette col pesto che ho preparato e il bianco casertano inizia a fare un po' del suo effetto.
L'amico perde di vista le banche e i supermercati e comincia a parlare di estati sulla costa croata, di quando da bambino giocava con un bambino croato che, da adulto, lo ha rinnegato in quanto bosniaco.
Potrei fargli delle domande sull'assurda guerra dei balcani ma zio Hank scuote la testa, prende un altro sorso e fa un gesto come a far continuare il mio amico.
Hank ha ragione. Le ombre della guerra si diradano e rimane un ragazzo che viveva la sua adolescenza sulla spiaggia, all'ombra di un grande fico e che la sera andava alla festa del paese in pace col mondo e con se stesso.
Io non ho storie di guerra da raccontargli, per fortuna o sfortuna, ma la mia adolescenza è stata altrettanto luminosa e altrettanto doloroso è stato il risveglio.
Ho un'intera biblioteca di ricordi da sciorinare ma non è questa la sera.
Servo i filetti di cernia e le melanzane arrosto. La bottiglia è quasi vuota.
Qualche parola si perde nel discorso e qualche bestemmia esce senza volerlo.
Zio Hank ride e applaude. Si riaccende il sigaro e il fumo si perde in un cielo che adesso è del colore della malinconia.
Quando la cena sta per finire e si sorseggia il fondo del bicchiere inizia il momento delle grandi considerazioni.
Dico: "E' difficile essere apprezzati per il proprio valore. Il metro è stabilito quasi sempre da persone che disprezziamo".
Zio Hank è sotto il tavolo a sganasciarsi dalle risate.
Il mio amico dice: "Se lo sapevo invece di diventare ingegnere facevo il ristoratore e raccontavo barzellette ai clienti".
Hank vomita sul terrazzo, meno male che ti posso vedere solo io.
La notte è scesa e accendo una luce che prende me, lui e Hank.
Dico: "A voler star male basterebbe ricercare il senso di quello che facciamo. A cercar di star bene basterebbe fare tutto con una semplicità che dovremmo reimparare".
La tavola si ricompone e uniti in tre (per me) brindiamo alla semplicità persa.
