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Nick: Bardamuu
Oggetto: carcere per chi protesta...
Data: 22/5/2008 19.57.36
Visite: 178

Rifiuti: se quella legge fosse retroattiva...






C’è l’arresto per chi manifesta e chi fomenta le proteste contro discariche e impianti per i rifiuti. Lo prevede il DDL varato ieri a Napoli dal Governo Berlusconi. Applausi bipartisan, mentre si lamentano quelli che protestano e che in questi anni si son dovuti sorbire tonnellate di monnezza per strada per puro calcolo politico. Tanto che, se Berlusconi avesse varato l’ennesima legge retroattiva, oggi il primo a finire dentro sarebbe il suo sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino da Casal di Principe. Per le proteste sui rifiuti, s’intende. Non per altro, almeno per ora.


Lo scorso gennaio, durante i disordini per l’apertura del sito di Ferrandelle su un’area confiscata al suo compaesano Francesco “Sandokan” Schiavone, lui era lì: “Sono solidale con le popolazioni che, giustamente, si stanno opponendo alla realizzazione di un sito di stoccaggio nella tenuta Ferrandelle a Santa Maria La Fossa”. Con lui anche il senatore di AN, Gennaro Coronella, sempre di Casal di Principe.


Ma non sarebbero i soli, se è vero che dietro gli scontri di Pianura c’era una regia politica ben precisa, secondo la magistratura: esponenti di Alleanza Nazionale avrebbero scatenato la furia degli ultrà che incendiavano e devastavano per le strade del quartiere.


In provincia, negli stessi giorni, veniva bloccato il sito di Marigliano: “Non bastano le giustificazioni del super commissario che dice di aver trattato la vicenda con l’amministrazione comunale. Quando si ragiona di cose illogiche ed errate nessuno, né Prefetto, né  sindaco è legittimato ad alimentare banalità” diceva il deputato azzurro Paolo Russo, tra i consiglieri di Berlusconi in materia di rifiuti con un fratello coinvolto in più di un’inchiesta sul tema.


L’onorevole Russo era Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti quando, tre anni fa, il 15 marzo 2005, il Commissario Corrado Catenacci, in una seduta in parte secretata, denunciava interferenze politiche bipartisan: “Non mi fanno fare quel che ho programmato – diceva l’ex Prefetto di Catanzaro - Ogni giorno è una lotta terribile”. I soli nomi fatti da Catenacci furono di chi gli aveva sempre dato “il massimo e incondizionato sostegno”: Gianni Letta, Guido Bertolaso, Altero Matteoli e Antonio Bassolino. “Non è così da parte di parlamentari e senatori, sindaci e amministratori locali, di destra e di sinistra, che per campagna elettorale non esitano a creare grossi problemi”.


 


Il primo vero e riuscito esempio di Gross Koalition in Italia si è consumato sui rifiuti campani in questi anni. Uno dei primi, manco a dirlo, fu il fassiniano Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno da sempre nemico giurato di Bassolino. A novembre 2000, De Luca chiedeva una deroga alla legge per trasportare i rifiuti fuori regione, salvo poi smentirsi poche settimane dopo lamentandone lo spreco di risorse. Un campione di coerenza: quando la Polizia interviene a sedare la protesta, De Luca esprime solidarietà alle madri di Parapoti. Ma pochi giorni prima, il 20 dicembre 2000, in una riunione del comitato di ordine pubblico invitava “le Forze dell’Ordine a reprimere nuove manifestazioni di protesta presso la discarica Parapoti”. Intanto, si dichiarava “contro la realizzazione dei termodistruttori” e osteggiava la localizzazione dell’impianto provinciale di CDR che, infatti, verrà poi costruito con non pochi malumori a Battipaglia. Otto anni dopo, De Luca candida la sua città a ospitare un termovalorizzatore .


Nel giugno 2004, intanto, c’era stata un’altra protesta, la più clamorosa: quella contro la discarica di Parapoti, con tanto di blocco ferroviario che tagliò in due l’Italia. Simbolo di quella due giorni di manifestazioni fu Rosetta Sproviero, la pasionaria: oggi è vicesindaco in quota Forza Italia di Montecorvino Rovella, 11mila anime su 42 kmq. Ieri sera, a caldo, ha dichiarato: “Sto rischiando il carcere già ora, e devo dire che lo rifarei”.


Non mancò il sostegno di Rifondazione Comunista, per bocca del suo segretario salernitano Giulio Riccio che oggi è assessore alle politiche sociali a Napoli. Contro anche pezzi del II e III Governo Berlusconi: da Gasparri all’immancabile Antonio Martusciello, allora viceministro all’Ambiente, Giano bifronte che a Roma sedeva nelle stanze che indicavano il Commissario e a Napoli attaccava e fomentava la protesta.


Da Salerno a Benevento, da Montecorvino a Montesarchio. Proteste tri-partisan: destra, sinistra e cosa bianca. Manca solo il PD. Tre anni fa, con Berlusconi al Governo e a 90 giorni dalla elezioni regionali, l’ultima rivolta contro la paventata riapertura. C’erano Erminia Mazzoni dell’UDC e il sottosegretario al Welfare (oggi come allora), Pasquale Viespoli di AN che parlava di “protesta giusta”. Sulla stessa linea un terzetto di parlamentari che procedeva quasi a braccetto: Clemente Mastella e i deputati di Forza Italia Cosimo Izzo e Antonio Barbieri. Vale a dire tre protagonisti, diretti o indiretti, dell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere.


 


Appena nominato sottosegretario, Bertolaso ha mandato a dire che ripartirà da Serre dove si arenò il suo buon piano. Erano contrari da Forza Italia a Rifondazione Comunista, dal Sindaco diessino Palmiro Cornetta a Nicola Oddati, nativo di Serre ma assessore comunale alla cultura e allo sviluppo di Napoli. C’era l’immancabile senatore Tommaso Sodano di Rifondazione Comunista con il deputato di AN Edmondo Cirielli a chiedere di “evitare azioni di forza”. E Paolo Russo di Forza Italia, ancora lui: “Serre e Terzigno sono due scelte sbagliate. È come mettere i rifiuti di Roma a Villa Borghese e quelli di Napoli nella Floridiana”.


 


Una protesta che in questi anni ha pagato. Caso simbolo è Acerra, dove sull’onda della protesta Rifondazione Comunista impose un suo sindaco, Espedito Marletta, ancora oggi in carica. Al suo predecessore, il forzista Michelangelo Riemma, non bastò in quei giorni l’opposizione a oltranza al termovalorizzatore e al suo compagno di partito Beppe Pisanu. Un altro forzista contro era Giuseppe Papaccioli, il cardiologo identico a Bin Laden che Berlusconi si ritrovò davanti appena si risvegliò dopo il malore a Montecatini. Papaccioli, oggi è sindaco di Caivano dove sorge uno dei 7 impianti di CDR della Impregilo. Nel 2003, leader dell’opposizione, guidava una protesta di sole donne: difficile da non vedere.


Erano i giorni del “tutti ad Acerra” e del “tutti contro tutti”. L’allora Ministro Gianni Alemanno era lì anche per logiche di componente contro il Ministro all’Ambiente Altero Matteoli. Per un Pecoraro Scanio che invitava a “rinunciare alla folle proposta del megainceneritore”, c’era un Di Pietro che intimava lo stop ai lavori e un Bertinotti che minacciava “faremo la nostra battaglia fino in fondo”. C’erano persino due comitati civici di Salerno, che curiosamente oggi che dovrebbero protestare nella loro città non lo fanno.


 


La Chiesa e la protesta


“Come in passato c’era stato l’appoggio della Cei al commissario Guido Bertolaso, ora posso ribadire lo stesso appoggio al commissario Gianni De Gennaro”. A gennaio scorso il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, assicurava il sostegno dei Vescovi: “La voce unanime dei vescovi invita i cittadini ad aiutare e collaborare con le autorità costituite per dare soluzione al grave problema”.


In effetti, se c’è un partito che non ha mai fatto mancare il suo apporto in questi anni è stato proprio quello di vescovi e parroci. Ma sempre contro le scelte dei vari commissari. A cominciare da Acerra, dove il Vescovo Giovanni Rinaldi apriva la marcia su località Pantano tenendo alta la croce contro il demone inceneritore: “Bisogna vedere se l’inceneritore fa bene o fa male alla città - si chiedeva - e la risposta è chiaramente negativa”.


Due giorni fa a Ferrandelle, nel casertano, don Francesco Ponticelli, parroco di Grazzanise, ammoniva: “Il Regno del Signore non è il regno della munnezza. Non usate la violenza ma fate valere le vostre ragioni”. Eppure, qualche giorno prima i vescovi campani invitavano “a non chiudersi in sterili localismi e particolarismi irrazionali”. A inizio anno era stato don Giuseppe Cipolletta, parroco di Pianura, a inaugurare le celebrazioni sulle discariche nel 2008: “La gente non va bastonata, va ascoltata” diceva, prima di leggere un messaggio di solidarietà e di accuse del vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella.


Monsignor Pascarella era vescovo di Ariano Irpino quando, nel marzo 2004, si celebrò una messa lungo la statale 90 che portava alla discarica di Difesa Grande, definendo “sacrosanta” la protesta dei cittadini contro la riapertura del sito. Successivamente, però, fece parte di un comitato di garanti per la riapertura temporanea dello sversatoio. Oggi, vescovo della diocesi è monsignor Giovanni D’Alise, che parte dai rifiuti per andare oltre: “Napoli e la Campania sono state messe in ginocchio perché non si è governato per il bene della popolazione ma si è gestito un potere”.


Il tutto mentre a Napoli, contro le montagne di rifiuti in ogni angolo, la risposta della Curia non è stata oratori aperti per un appello ai fedeli per la differenziata ma l’esposizione del Sangue di San Gennaro: come fu per il Colera e il Terremoto.


 


 


 


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