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Nick: Bukowski7
Oggetto: Evviva Ernesto!
Data: 5/6/2008 13.28.12
Visite: 204

Dai ragazzi di INsensINverso, copio e incollo:


Il signor "Ernesto", so che il nome è fittizio ma a me piace chiamarlo così; l’uomo che ha tatuato al braccio il ritratto del Che, si autodenuncia. È stato lui, è lui, il capo quarantenne che ha attaccato il negozio indiano al Pigneto (Roma). I quindici ragazzi invece hanno pensato al resto, ai bangladesi. Uno di loro è nero. Non è un gesto razzista. D’altronde lo diceva, tra le righe, pure qualche "compagno". L’atto è dovuto allo stress. Perché di notte, all’isola pedonale, si bivacca. Perché pisciano sugli androni dei palazzi, perché i locali sono aperti fino a tardi. Perché di giorno, il Pigneto, è il Bronx. Poco importa che la maggior parte dei pub e pubetti aperti fino a notte inoltrata siano italiani. Il problema non sussiste, Ernesto è di sinistra, e quindi non è razzista. Ha addirittura tatuato il comandante in persona sul braccio, con la stella rossa, quindi no, non è possibile che sia razzista. Certo, al Pigneto ci sono le speculazioni edilizie, c’è l’abusivismo, la droga... il giustiziere del giorno in fondo fa comodo. Bisogna combattere contro gli spacciatori, contro il marocchino e l’indiano. Servono le ronde. Perché lo stato non fa niente, il sindaco non fa niente. E i punkabbestia fanno pipì sugli androni dei palazzi. Ernesto e il suo gruppo di forzuti serviva, sotto sotto. Lo dicono i giornali, lo dice la tv; bisogna battersi contro il degrado urbano, altrimenti è ovvio che si arrivi a farsi giustizia da soli. È un dato di fatto. E non è razzista. Poi certo, strano che ad essere stati colpiti siano solo negozi stranieri, e che quelli italiani, aperti fino a notte, siano tutti perfettamente incolumi. Ma adesso siamo felici, ora al Pigneto c’è la polizia. Evvai. Ernesto non è razzista, lui che è nato il primo maggio e che non lavora, (mi domando dove trovi i soldi per campare), lui che ha tanti amici di colore, belli neri, lui che è amato dalla folla, lui non è razzista. Lui è Ernesto, e ha il Che tatuato sul braccio. Certo, poi quando viene intervistato in televisione, nuovo divo della cultura dello spettacolo-Grande Fratello, come gli piace indossare la felpa con la scritta "ITALIA" stampata a caratteri cubitali. Ma non sia mai, Ernesto non è razzista. Solo che era stufo, ha nostalgia del cocomeraro, il povero Ernesto. Il territorio è suo, nel quartiere c’è nato, c’è cresciuto, gli esterni devono sottostare alle sue regole, altrimenti via, fuori, non ti vogliamo. Si marca il territorio, si fa la distinzione tra "natii" e "arrivati-da-poco". Ma non c’è razzismo. Come non erano razziste le signore che applaudivano ai roghi dei campi rom a Napoli, non sono mica razziste, solo che gli zingari disturbano, puzzano, rubano. In fin dei conti è sempre una questione di territorio, non di xenofobia. Lo dice pure il governo, lo dice Maroni, che condanna gli atti criminali, ma che spiega che la gente, ad un certo punto, arriva all’esasperazione, per questo tolleranza zero è l’arma vincente: prima che i cittadini si ribellino agli invasori ci pensa lo Stato, cacciandoli via tutti, aggravando le pene oppure chiudendoli nei favolosi Cpt per molto molto tempo. Ha ragione il caro Maroni, bisogna intervenire prima che sia tardi. Altrimenti i "cittadini" del Pigneto s’arrabbiano e sfasciano tutto. È una questione di territorio. Ci vivo da tanto tempo, il quartiere è mio, te la brucio la catapecchia dove abiti. Io sono napoletano, tu sei nomade. Ora, quel che non torna chiaro, è il significato della parola "razzismo". Cosa significa? Cos’è il razzismo? Chi è razzista? Perché nessuno si professa razzista. Di certo non il signor Alemanno, né tanto meno il mite Berlusconi, o il simpatico Calderoli, loro fanno campagne volte all’integrazione, loro sì che sono buoni, con i loro programmi di solidarietà condita con la nuova fantastica ricetta del nonno Tolleranza Zero. Loro sicuramente non sono razzisti. Alcuni di noi potrebbero obiettare, in fondo lo fanno anche gli amici spagnoli... ma si sa, nei confronti dei governi, di tutti i governi, le opinioni sono sempre discordi. E allora chi è razzista? Di certo non la signora cinquantenne sessantenne che vive in una casetta di borgata, e che si ritrova gli zingari a rovistare tra i rifiuti; o quell’altra che, intervistata alla tele, dice «Quando sali in autobus non sai più se stai in Italia o in un altro paese, sono tutti stranieri! Non è possibile!». Loro, le signore, non sono razziste. Sono solo stufe di vedere persone di altre nazioni. Non sono razzisti neanche quelli che chiamano la polizia, perché al piano di sopra ci abitano in quindici; o quelli che si lamentano perché la cucina bangladese puzza e quindi, di nuovo, chiamano la polizia. Non sono razzisti i vigili urbani che sequestrano la merce del pakistano che lavora in strada, e gli fanno pure duemila euro di multa. Non sono razzisti quelli che comprano i cd pirata ma che poi sputano contro gli stranieri. Non sono razzisti, infine, quelli che spaccano le vetrine dei negozi indiani. E allora, ripeto, cos’è il razzismo? Razzisti sono solo i fascisti che sbrattano contro i neri? Razzisti sono quelli iscritti al partito di destra estrema? O quelli che vanno, di notte, a picchiare il senegalese? E gli altri? Tutti gli altri? Tutti quelli che vivono al sicuro nelle loro casette? Che piangono davanti all’immagine dei bambini africani proiettata come ultima notizia del tg1, ma che poi, di fronte al clandestino che gli pulisce il vetro, azionano il tergicristallo per tagliargli le mani? Cosa sono? Chi sono? Coloro che si lamentano di chi mendica per strada? Quelli che plaudono alla "sicurezza"? Cos’è il razzismo? Da dove parte? Dove comincia? Perché se basta essere di sinistra per non essere razzisti, o se basta avere la pelle nera, oppure condannare la seconda guerra mondiale, beh, allora non so che pensare. Perché, come dice il Veltroni nazionale, «La sicurezza non è di destra o di sinistra». Ribaltiamo, e iniziamo a dire che «Il razzismo è di destra e di sinistra». E che in fondo, le leggi razziali, sono nate proprio così, quando la lancetta dell’obiettività, piano piano ma in maniera inesorabile, si spostava sempre più in là, un pochino di più, e di più. E che poi, quando la gente iniziava ad accorgersene, era ormai troppo tardi.



Simone - INsensINverso
www. insensinverso. org



"Se mi amate, dovreste uccidervi tutti"
(Spider Jerusalem)

"Noi/ generazione post BR figli della bomba/ voi/ generazione di PR figli della bamba...



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Evviva Ernesto!   5/6/2008 13.28.12 (203 visite)   Bukowski7
   re:Evviva Ernesto!   5/6/2008 13.31.57 (98 visite)   Rambov`
   re:Evviva Ernesto!   5/6/2008 14.51.23 (63 visite)   Psyke (ultimo)

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