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Nick: zaanit
Oggetto: Il caro Sandro Bondi
Data: 13/6/2008 9.23.39
Visite: 156

Dinanzi a cotanta bravura resto senza parola alcuna..

Come già era stato segnalato, oltre che l'eccellente rubrica di poesia (alziamo le mani... ) la sua cultura (non dimentichiamo che è ministro per i beni ed attività culturali) è saggiamente messa a disposizione di tutti grazie al suo minuzioso "diario di viaggio"..

E volevate che non parlasse del Napoli teatro festival??? (ahimè, uno slancio d'emotività potrebbe, dinanzi a tali sue parole, farmi ritrovare in lacrime...... )




"QUEL VUOTO DI 3 METRI A NAPOLI
Piccola incursione nel capoluogo campano, durante il Festival di Teatro
(10 giugno 2008)

In questi giorni si sta svolgendo a Napoli il Festival del Teatro. Un’iniziativa sponsorizzata dal Ministero dei Beni Culturali e organizzata splendidamente dalle istituzioni locali.
Ho voluto partecipare all’inaugurazione per testimoniare di persona la vicinanza del Governo a Napoli ed evidenziare la parte migliore della città e della regione. Quella parte migliore che deve essere incoraggiata, sostenendo gli sforzi politici e amministrativi rivolti a garantire il funzionamento dei servizi pubblici essenziali e a sconfiggere la criminalità organizzata.
Come primo spettacolo era prevista la rappresentazione delle "Troiane" di Euripide che avrebbe dovuto svolgersi all’aperto, nel cortile dell’Albergo dei Poveri, uno dei più grandi e importanti edifici pubblici esistenti, da poco restaurato.
Purtroppo, cosa insolita per Napoli in questa stagione, un nubifragio ha costretto gli organizzatori a rinviare lo spettacolo alla sera dopo. Ho notato che la pioggia inattesa aveva gettato lo scompiglio fra gli organizzatori che, affranti e preoccupati, hanno interpretato gli eventi come una sorta di malaugurio. Con un piglio che non mi riconosco, ho rassicurato tutti, impegnandomi a restare anche il giorno successivo per non mancare la prima del Festival.
La tragedia di Euripide è andata così in scena al Teatro Mercadante, con un cast formato da dodici attori, ognuno dei quali ha recitato nella propria lingua (francese, spagnolo, portoghese).
Il pubblico ha applaudito con convinzione la bravura dei giovani attori e apprezzato la regia di Virginio Liberti e Annalisa Bianco, nonostante l’obiettiva difficoltà anche per spettatori colti di seguire una rappresentazione tanto complessa.
Durante la stessa giornata ho approfittato della sosta napoletana per visitare il Museo di Arte contemporanea (conosciuto come Madre), di cui tanti mi avevano parlato. L’edificio è bello, accogliente, situato nel cuore di Napoli, a pochi passi dalla Cattedrale. Le opere d’arte lasciano in un primo momento interdetti, perplessi. L’arte contemporanea, in genere, suscita reazioni contrastanti: da un lato, il bisogno di acconsentire con interrogativa intelligenza alla vista dei prodotti più significativi dell’astrattismo contemporaneo, e, dall’altra parte, di rifiutare in blocco artisti considerati di avanguardia, con il rischio di apparire un parvenu della cultura.
A questo proposito, durante la visita è avvenuto un episodio divertente e emblematico. Una delle installazioni era una sorta di tappeto nero al centro di un stanza. Il direttore del Museo mi ha spiegato che l’opera di un artista indiano sembrava un tappeto nero grazie ad un effetto ottico, poiché in realtà si trattava di un vuoto di tre metri di profondità scavato nel pavimento. Ho ribattuto che bisognava dunque fare attenzione a non precipitarvi dentro.
A tavola la discussione è proseguita, perché alcuni amici sostenevano che in realtà si trattava, non di un vuoto, bensì di un vero e proprio tappeto nero. Abbiamo perfino chiamato Claudio Velardi al telefono per avere un chiarimento, constatando però che anche l’assessore alla Cultura del comune di Napoli aveva in proposito le idee alquanto confuse. Che sia questo aneddoto la conferma di una certa debolezza e distanza dal popolo dell’arte contemporanea?
Il giorno dopo, durante il breve viaggio per raggiungere la stazione, abbiamo attraversato in macchina la zona del Carmine, cogliendo dai finestrini lo spettacolo di un apparente suk arabo (apparentemente, perché il suk arabo è molto più nobile), l’aspetto cioè tipico di una città del Nord Africa, fatto di una fitta rete caotica di venditori ambulanti di ogni nazionalità. L’immagine era straziante. Sì, straziante. Un’immagine di illegalità tollerata e di degrado accettato. Di povertà e di emarginazione ad un passo dalla stazione e dal centro di Napoli.
Mi chiedo: il pubblico colto e raffinato presente al Mercadante la sera precedente per assistere alla rappresentazione delle "Troiane" di Euripide che rapporto ha con questa parte di Napoli? Sembra che nel capoluogo partenopeo da sempre convivano due città, diverse classi sociali, incomunicanti, almeno sul piano di un destino sociale comune, di una progettualità politica unificante.
Per questo anche il Festival del Teatro è una cosa utile, a condizione che la città di Napoli riacquisti il senso della sua vocazione di capitale europea, moderna. Ovviamente, senza perdere il fascino di città contraddittoria e sorprendente, ma con la coscienza delle proprie responsabilità civili."




..e abbiamo deposto le ali..
..tra gli abiti e i trucchi di scena..



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Il caro Sandro Bondi   13/6/2008 9.23.39 (155 visite)   zaanit
   piccola dedica(L)   13/6/2008 9.50.4 (55 visite)   Bardamu
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