Tra otto giorni il Napoli torna a Castelcapuano: si decide sul fallimento del club, che ha già ottenuto due rinvii dal Collegio della settima sezione del tribunale grazie all’accordo stipulato con la Napoli sportiva di Luciano Gaucci. I giudici hanno sollevato dubbi su quel contratto, tanto è vero che i professionisti di Gaucci sono al lavoro per le opportune integrazioni, relative alla consistenza della ipoteca sui beni immobiliari della «Concorde Service» di Roma. L’avvocato Antonio de Notaristefani, esperto in diritto fallimentare, interpreta le valutazioni del tribunale.
Perché il tribunale ha fissato una nuova udienza il 30 luglio?
«Ha valutato che in questo momento la dichiarazione di fallimento creerebbe problemi sotto l’aspetto sportivo, anche se il Collegio rileva la prevalenza dell’ordinamento dello Stato su quello sportivo: in pura teoria la società potrebbe salvare il titolo anche se venisse dichiarata fallita».
Gaucci ha trovato l’accordo con i giocatori per il pagamento degli stipendi arretrati.
«Questo non è sufficiente per il tribunale. I giudici non intendono avallare operazioni che possono avvantaggiare solo alcuni creditori. Occorre il rispetto della par condicio creditorum. Tanto per fare un esempio, non si possono far differenze tra calciatori, fisco e fornitori. Sono prese in considerazione ipotesi che salvano il titolo, a patto che vi sia la tutela degli interessi dei creditori: se un calciatore prende il 70 per cento, un fornitore non può prendere il 10. È evidente che può anche essere presentato al tribunale un impegno seriamente garantito per il pagamento di tutti i creditori oppure la rinuncia di tutti a richiedere il pagamento in via coattiva».
Vi sono state contestazioni sul contratto di fitto di azienda.
«Il fitto di azienda va bene, ma non si deve ritenerlo utile per l’annullamento della massa debitoria della vecchia società. Non a caso il tribunale fa riferimento alla trasparenza delle operazioni. Si pone una domanda alla società che affitta e alla società che subentra: come intendete provvedere alla copertura dell’indebitamento? Se non c’è una copertura pari al debito, occorre un piano di rientro. Se nella società dovessero rimanere costi, occorrerebbe dotarla di mezzi finanziari in grado di sopportarli, dato che le fonti di ricavo sarebbero venute meno».
Cosa accadrebbe se la Ssc Napoli fallisse? Verrebbe annullato il progetto di fitto?
«Se il contratto viene sottoscritto prima del fallimento, di per sè non viene annullato. Ma al curatore viene concessa la facoltà di dichiarare inefficace l’accordo: tutti gli atti effettuati in un periodo «sospetto» possono essere revocati. E, qualora vi fossero stati pagamenti preferenziali ai creditori, si configurerebbero ipotesi di reato».
Il sindaco di Bari: «Azzurri in C»
Poi si corregge: «Era una battuta»
Sfiorato l’incidente diplomatico con il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Ieri in una trasmissione televisiva, rispondendo ad un tifoso del Bari, aveva detto: «Vanno rispettate le regole, non sarei dispiaciuto per la retrocessione del Napoli». Poi la precisazione: «Era l’ironica risposta ad un tifoso. Consideriamo Napoli punto di riferimento politico e culturale. Mi dispiacerebbe se la squadra azzurra non riuscisse a iscriversi al campionato, però la vicenda del Napoli conferma che i bilanci vanno rispettati, così come ha fatto il Bari, società che ha i conti in regola».
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